Non profit
Caro Sartori, ti facciamo davvero tanta paura?
Un numero imperdibile di Yalla Italia
Il professore Giovanni Sartori ha profetizzato sul Corriere che l’Italia avrà a che fare «con una generazione di giovani islamici più inferociti e incattiviti che mai». I giornalisti di Yalla Italia hanno voluto tranquillizzare lui e i suoi lettori. Perché la realtà è molto diversa. E l’integrazione è molto più avanti di quanto possa sembrare dalle pagine dei giornali. Pure tra difficoltà e contrasti. Il vero pericolo sono i verdetti mediatici… È una risposta non accademica ma piena di esperienze in atto, di best practice, di trend all’avanguardia quella che viene fatta dai 25 redattori, in stragrande maggioranza ragazze, del mensile delle seconde generazioni pubblicato con Vita. La realtà dell’Islam in Italia è molto diversa. L’integrazione è molto più avanti di quanto possa sembrare dalle pagine dei giornali. Pure tra difficoltà e contrasti, i processi sociali d’ integrazione sono più avanti dalla discussione in sede politica e mediatici. Per questo sono le storie e non i dibattiti,m questa volta a farla da padrone. Scrive Paolo Branca nell’editoriale di presentazione del numero: «Con buona pace del professor Giovanni Sartori che dalle colonne del Corriere della Sera pontifica sull’impossibilità dell’integrazione dei musulmani, geneticamente alieni a suo dire, e profetizza disastri nel caso venissero “italianizzati”: fortunatamente il mondo continua a girare e a svilupparsi anche contro il parere di certi “esperti” che per ricredersi basterebbe venissero a trovarci almeno una volta in redazione». Ecco tre le tante storie raccontate nel numero di Yalla Italia.
La storia Rania Ibrahim. Egiziana, in Italia da quando aveva due anni. «Quando ho rivelato ai miei che mi ero innamorata di un italiano non musulmano, è successo il finimondo. Arrivati in Egitto, i miei nascosero il mio passaporto. Ora dovevo “solo” sforzarmi di dimenticare tutto: Marco, l’università, i miei amici, insomma in poche parole dovevo cancellare tutto quello che fino ad allora era stato semplicemente la mia vita. Trascorsero due interminabili mesi all’insegna di litigi, momenti di depressione, stress, frustrazione, un clima teso e impregnato da un senso di ingiustizia che provavo giorno dopo giorno.». Ma poi con pazienza lei ha tenuto duro. Alla fine, tra infinite mediazioni e discussioni, è riuscito a convincere i suoi. Oggi Rania è sposata, vive fuori Milano, e ha tre figli. Per la sua storia d’amore è riuscita ad evitare la guerra: in prima persona racconta la sua avventura a lieto fine.
La storia Bouchra El Khouti. Lavora nella più grande libreria milanese, la Feltrinelli di piazza Duomo. Parla con centinaia di clienti ogni giorno. E incontra tanta simpatia.
Anche se ha il capo coperto. 33 anni, marocchina. È arrivata in Italia solo nel 2005 dalla piccola città di Kenitra, vicino alla più famosa Casablanca, ma parla già benissimo l’italiano. Moglie e madre di un bimbo di quasi tre anni. Tutti la stimano. E le chiedono consigli…
La storia di Fatima Khachi. Da grande vuole portare la divisa: entrare nella Polizia. «È il mio sogno ma che voglio diventi la mia realtà. Sono disposta ad affrontare qualunque ostacolo, dalla mia famiglia alla maledetta burocrazia. Grazie Italia! Questa è la cosa più bella che ho ricevuto da questo meraviglioso Paese: la libertà di sognare e la possibilità di realizzare i miei sogni».
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