Politica

Caro Renzi, dopo le promesse è l’ora dei fatti

Franco Bomprezzi scrive al leader del Partito Democratico: «Sei l’unico, onestamente, ad avere idee chiare e nuove sui temi del sociale». Per questo una delusione sarebbe ancor più cocente. I temi in agenda? «5 per mille, servizio civile universale, lotta alle ludopatie e disabilità»

di Franco Bomprezzi

Caro Renzi,
ormai è chiaro, ci siamo: tocca a te. Vinte le primarie, un risultato che era chiaro fin dall’inizio, non fosse altro che per il parterre degli sfidanti, avrai un compito imponente, una sfida pazzesca da affrontare, non solo per dimostrare che sei un vero leader, ma soprattutto per riempire di cose, di fatti, di decisioni, quello che sino ad ora è stato soprattutto un grande sogno di cambiamento.

 

 


Io ero molto scettico all’inizio, condizionato probabilmente dalla mia età, a rischio di rottamazione immediata, e forse perché non riesco mai ad appassionarmi alle battaglie politiche troppo personalizzate attorno alla figura del capo. Tuttora mantengo vigile il mio spirito critico, non salgo su nessun carro, anche perché con la mia sedia a rotelle sarebbe complicato (a proposito, potresti fare, da sindaco, una bella ricognizione su quanti comuni in Italia stanno attuando uno strumento previsto per legge, il Peba, Piano eliminazione barriere architettoniche? Mi risulta che si contino sulle dita di una mano). Ma ho scoperto, negli ultimi tempi, anche grazie all’attenzione con la quale Vita ti ha stimolato a rispondere su temi importanti per tutti noi, che sei l’unico, onestamente, ad avere idee chiare e nuove sui temi del sociale.

Provo a riassumere, in poche righe, quella che potrebbe essere la mia agenda, se fossi al tuo posto, cercando di utilizzare le tue promesse, i tuoi impegni. Partiamo dal servizio civile? Altro che reddito minimo di cittadinanza. Il servizio civile universale, maschile e femminile, è la premessa per ridare a un’intera generazione di giovani almeno un po’ di quei valori che hanno permesso vent’anni fa, forse più, la crescita e la stabilizzazione dei movimenti associativi del volontariato. Io credo che questa partita si possa e si debba giocare subito, magari abbinandola alla riduzione delle spese militari, con quella silenziosa corsa agli F35 che mi pare solo in Italia non si riesca a contrastare o almeno ridimensionare.
Seconda partita da vincere in poche mosse: la lotta alla ludopatia, che passa attraverso il contrasto forte dello Stato nei confronti di chi ci guadagna, sulla pelle della gente. Altro che condono.
 
Terzo punto, forse il più complicato, ma certamente il più esaltante. Rovesciare le premesse della ripresa economica del Paese puntando proprio sul non profit, sull’impresa, sociale, sul mondo del Terzo settore, della cooperazione sociale, delle start-up, delle esperienze concrete che nascono dal basso, nei territori e certamente non nei Palazzi delle Burocrazie, che ragionano in termini di prestazioni, di standard, di bilanci da conservare intatti per giustificare prebende e posti di lavoro ottimamente retribuiti. La vitalità di questo mondo è del resto incredibile, è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere, e resiste nonostante tutto, nonostante la protervia degli apparati e l’ignavia della politica. La vicenda del 5 per mille è grottesca, una truffa neppure legalizzata. La stabilizzazione del 5 per mille non deve diventare un mantra, una nenia, delle associazioni, ma una leggina veloce e breve, da emanare subito.

Lascio per ultimo il tema del quale mi occupo con maggiore intensità, in quanto giornalista informato sui fatti: la disabilità. Così non si può davvero andare avanti. Lo smantellamento del Fondo per le politiche sociali, il ridicolo e faticoso iter per dare quattro soldi in più al Fondo per la non autosufficienza, ma soprattutto l’incapacità di mettere mano, una volta per tutte, a un sistema iniquo di prestazioni e di sussidi, che alimenta guerre tra poveri, lascia fuori dal mercato del lavoro centinaia di migliaia di persone che potrebbero essere produttive, non garantisce alcuna sicurezza alle famiglie (i cosiddetti “caregiver”), che non investe sulla ricerca, delegandola nel migliore dei casi a Telethon, e nel peggiore alimentando fenomeni paranormali di speranza nei guaritori. Caro Renzi, a questo punto, devo sperare davvero che tu sia l’uomo giusto al momento giusto. Magari con una bella squadra e un quaderno per gli appunti. Buona fortuna.
 

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