Non profit
Caro Petrucci, serve più ossigeno per lo sport sociale
Massimo Achini (Csi) eletto in giunta
«Siamo costantemente nella precarietà. E per chi, come noi, ha un progetto educativo, non vi è nulla di più deleterio. Per questo chiediamo contributi certi» Massimo Achini, presidente del Csi, sarà “la bandiera” dello sport sociale all’interno del Coni. In occasione dell’elezione del presidente e del rinnovo degli dirigenti è stato infatti eletto nella giunta dell’ente olimpico per i prossimi quattro anni.
Vita: 37 voti su 79, un consenso ampio. Se lo aspettava?
Massimo Achini: Il risultato mi ha sorpreso, è il riconoscimento alla storia e all’impegno capillare del Csi sul territorio. Anche il presidente del Coni, Gianni Petrucci ha avuto un’attenzione significativa nei confronti del Csi. Vivrò l’esperienza con umiltà e responsabilità, e rappresenterò tutti gli enti di promozione sportiva.
Vita: Quali richieste sottoporrà all’attenzione della giunta del Coni?
Achini: Il mio contributo tenderà a consolidare il rapporto tra sport di vertice e sport per tutti, perché questi due mondi hanno molte cose da dirsi, ma è necessario porre fine alla contrapposizione tra federazioni sportive ed enti di promozione. Come presidente del Csi porterò nel governo del Coni anche la cultura degli oratori, quella dei valori educativi dello sport.
Vita: Il Coni saprà ascoltarvi?
Achini: Nei quattro anni precedenti, i primi degli enti di promozione nell’organismo rappresentativo del Coni, sono rimasto sorpreso dall’attenzione riservata dal presidente del Coni e dai presidenti delle federazioni ai temi riguardanti lo sport per tutti. Ci attendono nuove sfide e l’alleanza tra lo sport di vertice e quello di base sarà fondamentale.
Vita: Qual è la sfida prioritaria?
Achini: Lo sport nella scuola è una priorità assoluta.
Vita: Cambierà il sistema delle risorse economiche destinate agli enti di promozione sportiva?
Achini: Sarà necessario pensare a contributi certi anche per gli enti di promozione sportiva, come avviene per il Coni, magari per un biennio, in modo da garantire una programmazione delle attività sportive e non, come avviene adesso, vivere la precarietà, progettare senza certezze. Per chi come noi è impegnato nella promozione dello sport educativo non c’è nulla di più deleterio.
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