Sostenibilità

Caro orso, piacere di conoscerti

Muovono i primi passi i progetti di ricerca sul grande mammifero dell’Appennino. Saperne di più, significa salvarlo, di Lucio Biancatelli

di Redazione

Lupo e orso, due storie parallele. Nel senso che l?orso bruno in Italia si trova oggi nelle stesse, difficili condizioni nelle quali si trovava negli anni 70 il lupo. «Nonostante sia una specie protetta da molti anni», avverte Luigi Boitani, direttore del Dipartimento di biologia animale e dell?uomo dell?università di Roma La Sapienza, «sostanzialmente non sappiamo nulla, non abbiamo uno straccio di base informativa certa su cui costruire un piano di conservazione. Non sappiamo nemmeno quanti siano: le stime indicano sull?Appennino un numero variabile tra 30 e 50, di certo una popolazione molto esigua…»

Ecomondo: E sulle Alpi?
Luigi Boitani: Si tratta di una popolazione reintrodotta, un bellissimo progetto, di grande significato conservazionista soprattutto per gli aspetti ?politici? della conservazione più che biologici. L?orso del Centro Italia ha invece un suo peso ecologico molto importante. La buona notizia è che da qualche anno è cominciato un progetto di ricerca e soprattutto si è avviata una collaborazione tra tutti gli istituti che vogliono studiare e proteggere l?orso: università, Parco d?Abruzzo, Corpo forestale, associazioni e la Regione Abruzzo, che è fondamentale.

Ecomondo: Quali sono le minacce per gli orsi nell?Appennino?
Boitani: Nelle decadi passate soprattutto le uccisioni illegali: bocconi avvelenati e pallettoni, non perché si andasse a caccia di orsi, ma a causa della caccia al cinghiale esercitata nelle aree esterne al parco, con cani e battitori. Nel lungo termine la minaccia è rappresentata dal fatto che il Parco nazionale d?Abruzzo anche con le sue aree circostanti è assolutamente troppo piccolo per proteggere una specie che ha bisogno di grandi spazi. Bisogna pensare in prospettiva ad un?area per l?orso che vada dai Sibillini al Matese. Alcuni esemplari muniti di radiocollare hanno confermato la vocazione ?erratica? di questi animali, in grado di percorrere anche 50-60 km in una settimana.

Ecomondo: E la situazione del lupo?
Boitani: Rispetto a trent?anni fa è incredibilmente più rosea, anche in prospettiva: il lupo è aumentato moltissimo sia nel numero che nell?areale di distribuzione. Oggi è presente dall?Aspromonte lungo tutto l?Appennino fino alle Alpi occidentali. Stiamo addirittura ?mandando lupi? in giro per l?Europa: i lupi italiani sono arrivati nei Pirenei, nel cantone dei Grigioni (e purtroppo in Svizzera alcuni sono stati uccisi, ndr). Certo questo non vuol dire che il lupo sia totalmente protetto, anzi noi stimiamo che ogni anno vengano bracconati il 10 – 15% della popolazione italiana, circa un centinaio di lupi morti all?anno.

Ecomondo: Il bracconaggio ai danni del lupo è causato dalla difficile coesistenza con la pastorizia?
Boitani: Per la metà dei lupi vittima del bracconaggio, la motivazione è l?uccisione di pecore: la nostra stima è di 2mila, 2.500 pecore uccise ogni anno. L?altra metà di lupi uccisi è per bocconi avvelenati messi da idioti che usano il veleno per uccidere il cane del vicino che fa rumore o il cane dei tartufai che vanno in posti dove non devono andare: meschine ripicche locali che fanno danni giganteschi.


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