Volontariato

Caro non profit, ecco la via

Stefano Zamagni, durante il comitato editoriale di VITA: «dopo la sussidiarietà, la giustizia sociale»

di Sara De Carli

Vent’anni da protagonista, anzi con ruolo profetico, sotto lo slogan “meno Stato, più società”. Se ora il Terzo Settore non vuole essere condannato all’irrilevanza, ha bisogno di una nuova idea forte. E questa idea è quella della giustizia sociale.

A dirlo è Stefano Zamagni, presidente della Agenzia per il Terzo settore (ex Agenzia per le Onlus e in futuro, forse, Authority per il Terzo Settore), che nella redazione di VITA ha incontrato le associazioni del comitato editoriale: «Tutti gli indicatori dicono che in Italia aumentano le disugualianze. Eppure nessuno, né Stato né mercato ha interesse a riscoprire il tema della giustizia sociale e dei beni comuni. Come non si può star zitti di fronte allo scandalo di una forbice che continua ad allargarsi e accontentarsi di fare un po’ di redistribuzione? Se deve continuare a svolgere funzione profetica – come ha fatto – deve giocare d’anticipo. Oppure diciamocelo, che vogliamo solo conservare le posizioni, difenderle e fare la meglio ciò che già facciamo». 

Zamagni cita il paradosso di Böckenförde, secondo cui il mercato vive di presupposti che consuma ma non è in grado di darsi: fiducia, simpatia e reciprocità. Chi deve allora generare e rigenerare continuamente questi presupposti? «Ecco la funzione storica e strategica del Terzo settore, che non può più essere solo “addivista”, ovvero un settore-nicchia che si aggiunge agli altri, ma deve diventare “emergentista”, cioè un settore che va a rompere le scatole agli altri. Il Terzo settore è nato additivista, “fai quello che non fanno gli altri”, ma oggi è troppo poco: tu devi andare a contaminare le logiche di azione degli altri soggetti e le contamini con le tre cose che abbiamo detto».

Un esempio? «Che il Terzo Settore si candidi ad essere gestore del secondo welfare – o meglio del secondo livello del welfare, tutte le prestazioni che vanno oltre i LEA (livelli essenziali di assistenza sanitaria) e i LEP (livelli essenziali delle prestazioni). Esperienze ce ne sono già. Bisogna rilanciare il non profit produttivo. E in tutta Italia, non solo nelle tre regioni del triangolo magico. Perché il Terzo settore redistributivo non basta, lasciamolo agli anglossassoni con le loro fondazioni: noi abbiamo inventato sette secoli fa quello produttivo. Perché gli inglesi hanno le obbligazioni di impatto sociale e noi no? Perché da noi qualcuno ha interesse che il nostro NP sia elemosiniere, o solo redistributivo».

E il professore avverte. Aprire nuovi terreni non vuol dire abbandonare i settori storici dei servizi e comunque: «Platone nel Fedro scrive che il solco sarà dritto e il raccolto abbondante se i due cavalli marciano alla stessa velocità: l’efficienza è uno dei due cavalli ma non può correre da solo, l’altro deve essere la giustizia sociale. Mettere in antitesi la giustizia sociale e l’efficienza è il massimo dell’ignoranza».  


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