L’orizzonte verso cui andiamo è un welfare di comunità dove
il privato sociale sarà chiamato a un rapporto sinergico con lo Stato-committente. Per questo ci vuole un cambio di passoLa II Conferenza nazionale dell’Associazionismo di promozione sociale rappresenta per la Direzione che guido non solo un punto di arrivo, ma anche un nuovo punto di partenza per riprendere il nostro quotidiano lavoro con rinnovata energia e partecipazione. È emersa con forza la tenuta e la crescita – qualitativa e quantitativa – del variegato mondo del terzo settore in un momento storico come questo, caratterizzato da una profonda crisi economica e sociale, in cui il vecchio sistema del Welfare State ha mostrato tutte le sue carenze ed inadeguatezze, in quanto fondato su una cultura assistenzialistica che non lasciava spazio all’autonomia e alla responsabilità del singolo, ma riservava allo Stato l’erogazione di servizi il cui standard qualitativo non sempre poteva essere garantito a causa dell’impossibilità di far fronte ad una richiesta di servizi sempre più pressante, variegata e diffusa.
Nuovo corso
È evidente che la sussidiarietà comporta uno scatto di responsabilità da parte di chi interviene, e si tratta di un rapporto più paritario rispetto a quello che intercorre tra committente ed esecutore, perché c’è una partecipazione più vera, più diretta, più solidale. Questo rapporto sinergico, responsabile, partecipato, è quello che marca la differenza tra il welfare state e un vero e proprio “welfare di comunità”. Si tratta di un percorso lungo, perché occorre ribaltare la prospettiva: non è il pubblico, l’istituzione che decide, ma l’ente pubblico favorisce la creatività, la partecipazione del non profit mettendo al centro l’utente, il cittadino. Tuttavia è anche un percorso affascinante per le sfide che comporta: sono, infatti, convinta che le istituzioni pubbliche debbano orientare la propria attività – senza comunque rinunciare alle proprie funzioni di indirizzo, coordinamento, razionalizzazione e sorveglianza sulla rete degli interventi e dei servizi – al sostegno e all’incentivazione delle enormi risorse del terzo settore (capitale di capacità, esperienza e potenzialità che in nessun modo può andare disperso) creando spazi di condivisione e di co-progettazione dove le differenze siano considerate una ricchezza, l’ascolto delle esigenze della società e la ricerca delle soluzioni più efficaci siano momenti di impegno ove pubblico e privato operino sinergicamente in vista di un comune obiettivo: il raggiungimento del benessere della comunità.
Codice civile&5 per mille
Nello scorso mese di giugno è stata esaminata in via preliminare la proposta di riforma legislativa che ha l’obiettivo di riformare il Libro I del Codice civile. Il progetto di riforma, coerente con le sollecitazioni che arrivano dal mondo associativo, si muove nel solco dei principi caratterizzanti il modello di welfare-state illustrato nel Libro Bianco: non è possibile alcuno sviluppo sociale ed economico senza un rinnovato protagonismo delle persone e dei corpi intermedi. Si tratta di una riforma epocale ed è particolarmente significativo che il tema venga affrontato in maniera condivisa. L’impegno della Direzione generale del volontariato, associazionismo e formazioni sociali è quello di garantire la presenza e la partecipazione attiva del ministero del Lavoro in questo delicato e rivoluzionario percorso, un presidio tecnico delle tappe che segneranno il percorso della riforma affiancando i colleghi del ministero della Giustizia, offrendo loro il bagaglio di conoscenze maturate sul mondo del terzo settore, cercando di metterne in luce l’aspetto sociale e valoriale.
Altro argomento è quello del 5 per mille, fattore di non poca importanza per la crescita del terzo settore ed espressione concreta di quella cultura del dono scritta nella storia del nostro Paese. Da più parti è richiesta la stabilizzazione normativa del 5 per mille – istituto attualmente legato alla legge finanziaria ? che sarebbe auspicabile sia per dare un’effettiva continuità temporale all’istituto, sia per consentire un assestamento delle procedure. Si tratta di un compito del nostro Parlamento, ma nel frattempo il ministero ha lavorato intensamente, curando i rapporti con l’Agenzia delle entrate e con le organizzazioni, che non sempre hanno fornito correttamente i propri dati, per addivenire ad una fluidificazione e stabilizzazione delle procedure per l’erogazione delle somme.
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