Non profit
caro ministro, non di soli voucher vive il bracciante
I rappresentanti calabresi di Coldiretti e Cgil replicano al leghista Luca Zaia
Molte aziende agricole assumono gli immigrati, replicano le associazioni.
I voucher sono utili, ma
non risolvono il problema. Che a Rosarno come altrove è uno solo: la crisi profonda dell’agricoltura
Solo su una cosa sono d’accordo con il ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia. Sì è vero, ammettono Coldiretti e Flai Cgil, i buoni per il lavoro occasionale accessorio non decollano nel territorio ionico. Il numero ridotto di voucher acquistati, ha sostenuto il titolare dell’Agricoltura intervistato dal Corriere della Sera, sono un «riscontro indiretto inquietante» della preferenza per le assunzioni in nero. In Calabria, da agosto 2008 a agosto 2009, sono stati utilizzati zero buoni da 50 euro contro i quasi 20mila del Veneto e 1.393 da dieci euro contro i 212mila del Veneto.
La tesi di Zaia non convince però Antonio Maisano, vicedirettore della Coldiretti di Reggio Calabria. «La maggior parte delle aziende agricole assume regolarmente, anche gli immigrati», replica. Quanto ai voucher si tratta, aggiunge, di «uno strumento utile, insieme ad altri istituti lavoristici, ma non è certo la panacea». Il problema, osserva, è a monte e riguarda la crisi dell’agricoltura. «Gli agrumicoltori della Piana, che vendono soprattutto alle aziende di trasformazione, non stanno raccogliendo i frutti perché non guadagnano niente e perché al porto di Gioia Tauro arrivano succhi dal Brasile a costi stracciati».
Secondo Maisano è stata soprattutto la mancanza di lavoro per gli immigrati arrivati in zona, unita allo sfruttamento, che ha scatenato, dopo la scintilla degli spari, la rivolta di Rosarno. I voucher, afferma, sono utili per far emergere solo il lavoro nero che c’è a fine raccolta quando servono poche giornate per completare.
Più netta la posizione del sindacato: «I buoni», argomenta Nino Calogero, segretario della Flai Cgil della Piana, «non risolvono il problema del sommerso: possono servire per gli immigrati regolari mentre qui molti stagionali sono clandestini». Il sindacalista, più in generale, è contrario ai voucher in quanto «sono uno strumento del passato, uguale alle vecchie “marche”, che smantella i diritti acquisiti. L’agricoltura del futuro, quella che punta sulla qualità, richiede operai specializzati, non agricoltori occasionali».
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