Famiglia

Caro Luca, per fortuna non sei un mito

Luca Pancalli commissario della Federcalcio. Una nomina che è una piccola rivoluzione culturale. Ma in Federazione sfonderà grazie alla "cultura della normalità"

di Franco Bomprezzi

Ho provato emozione, non sorpresa: Luca Pancalli commissario della Federcalcio. Ottima scelta, dicono tutti, dal mondo politico agli addetti ai lavori, perché in molti lo conoscono e lo stimano. Ma l?effetto è comunque notevole. Per la prima volta in Italia una persona con disabilità esce completamente dal proprio contesto, o meglio dalla collocazione socialmente accettata, per esercitare un ruolo ?normale? di grande importanza per tutti, in un momento particolarmente delicato e grave per lo sport nazionale, per quel calcio che ci ha visto vincitori di un campionato del mondo, ma anche protagonisti di uno degli scandali più rovinosi della nostra recente storia. Luca è una persona disabile in un mondo che fa dell?estetica fisica e della prestanza il modello di riferimento indiscusso. Si potrebbe dunque pensare a una sorta di buonismo, di scelta spiazzante perché su Pancalli nessuno avrebbe potuto eccepire, pena l?accusa di essere politicamente scorretti? Il dubbio è forte, e sicuramente in molti lo avranno pensato, perché si fa davvero fatica a ragionare in termini di competenze e di normalità quando si parla di una persona disabile.
La piccola rivoluzione culturale di Pancalli è dunque sotto gli occhi di tutti. è stato scelto perché è bravo, perché la sua carriera sportiva, anche come dirigente Coni, è trasparente e pulita, perché ha buon senso, perché si presenta bene ovunque, perché ha una gran voglia di provarci e di vincere questa sfida che farebbe tremare le vene dei polsi a chiunque. Io faccio il tifo per lui, perché so come ragiona, come utilizza l?intelligenza associandola all?ironia, come non si lascia condizionare, ma ascolta e annota mentalmente tutto. Mi ha battuto a tennistavolo molti anni fa, era appena uscito dalla riabilitazione per la caduta da cavallo. Abbiamo lavorato insieme per il portale Superabile.it, con Inail, e in quegli anni la sua cultura di legge si sposava con la capacità di convincere le istituzioni a valorizzare lo sport delle persone disabili in modo concreto. Abbiamo condiviso la ?cultura della normalità?, ossia l?idea che la disabilità è una delle possibili condizioni umane, ma che non si deve essere giudicati per questo ?particolare?. Sono sicuro che in questi giorni leggerà sorridendo articoli che qua e là ci cascano, e parlano della sua vittoria contro la sfortuna, e sottolineano quanto è stato bravo a costruire la sua esistenza, ?nonostante? la sedia a rotelle.
Negli Stati Uniti Roosevelt si vergognava di essere poliomielitico, ma si dava da fare per creare condizioni di vita migliori per tutti, e divenne un mito per milioni di cittadini disabili nel mondo. Noi ora non abbiamo bisogno di miti, ma di persone che ci rappresentino in modo degno e onesto, con capacità e impegno, perché il tempo è maturo. Buon lavoro, Luca. Ce la puoi fare.

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