Ho appena terminato di leggere il numero di Vita con la Guida ai corsi universitari. Sono certo che vi renderete conto che una parola di Vita può spostare parecchie cose e che quindi, forse prima di fare ?classifiche? dei migliori master, bisognerebbe utilizzare dei criteri un po? più oggettivi. Possibile che gli unici due criteri per giudicare la qualità di un master siano
la lunghezza dello stage (in ore) e la percentuale di placemen (autodichiarato)? Se il valore di un master è indicato esclusivamente dalla lunghezza dello stage (e non dal profilo qualitativo), e dalla percentuale autodichiarata si corre il rischio di fare graduatorie soggettive. Faccio da quattro anni il direttore del master in Fund Raising dove mi sforzo di fare qualità. Ho tre persone a tempo pieno che lavorano per il mio master: un vicedirettore che segue l’intera organizzazione, un tutor che oltre a seguire tutte le lezioni, le sintetizza per gli studenti per facilitare il loro cammino,
una career adviser che si occupa esclusivamente di ?percorsi di carriera? e dopo tre colloqui di orientamento individua lo stage migliore per ciascun studente e in totale accordo con lui/lei lo destina. Abbiamo una sola persona
della scorsa edizione che non ha ancora trovato lavoro (con un placement del 97%, in quanto sono 25 iscritti). Inoltre, e ci tengo a dirlo, in un?ottica di assoluta trasparenza, (primi in Italia), attraverso il nostro sito internet (www.fundraising.it) è possibile entrare in contatto direttamente con gli ex studenti per ricevere testimonianze sulla qualità e la reale esperienza del master .
Valerio Melandri, Forlì
Non siamo un?agenzia di rating ma un giornale e abbiamo usato i criteri usati della stampa internazionale, Financial Times , Guardian, Le Monde. Criteri giornalistici e non scientifici, quindi del tutto perfettibili, magari già dal prossimo anno.
Cosa fa VITA?
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