Welfare

Caro ingegnere, lei è licenziato

Chiedeva un’aspettativa di alcuni mesi per seguire un progetto di una ong. L’azienda l’ha messo alla porta. Perché quella sulla cooperazione è una legge a metà

di Antonietta Nembri

Claudio Leucci, sposato e dal 1997, padre adottivo di tre ragazzi di origine brasiliana, ingegnere, cooperante internazionale e? disoccupato. è questo l?identikit di un uomo che sta vivendo sulla sua pelle il diverso trattamento che la legge sulla cooperazione riserva ai lavoratori italiani. La moglie, infatti, psicologa all?Asl, partecipa allo stesso progetto di cooperazione internazionale e ha chiesto e ottenuto l?aspettativa dal datore di lavoro. Lo stesso non è accaduto a lui, dipendente dello stabilimento di Finale Ligure della Piaggio Aero Industries Spa. è stato, infatti, licenziato nella primavera di quest?anno: la sua richiesta di aspettativa si è scontrata con «comprovate esigenze aziendali». Licenziamento poi confermato da una sentenza del tribunale di Genova.

Progetto brasiliano
Questi i fatti. L?essere un ingegnere esperto in pianificazione dei sistemi di qualità e un genitore adottivo, lo hanno reso il candidato ideale del progetto di Casa Lar a Nova Venécia. La missione è quella di offrire protezione attraverso accoglienza, orientamento e appoggio socio-familiare in difesa dei bambini vittime di violenze o di gravi inadempienze familiari. Progetto proposto dall?Unione medici missionari italiani, ong di Negrar, provincia di Verona, approvato dall?Unione europea e dal ministero degli Affari esteri.
«Stiamo lavorando in questo centro», racconta dal Brasile Claudio Leucci, «dove vengono inviati dal tribunale i bambini da 0 a 12 anni che hanno subito violenze o sono stati abbandonati. Questi piccoli, prima del nostro intervento, venivano accolti, ma non era prevista per loro alcuna attività di recupero. Avevano un letto, un tetto sopra la testa e da mangiare».
Ed ecco che nasce l?idea di creare qualcosa di diverso, «ma anche di dare seguito alla stessa legge brasiliana che prevede per i bambini e gli adolescenti una forma di cura integrale. Qui erano parcheggiati, lasciati alla generosità e alla buona volontà dei volontari».
In Italia si inizia a pensare a qualcosa, «abbiamo rilevato un bisogno» continua, «con l?Ummi siamo venuti a vedere e ci è stato chiesto di intervenire per migliorare il sistema seguito al centro».

Disparità
Potrebbe essere la partenza di tutti o quasi i progetti di cooperazione allo sviluppo, si stila un piano, si individuano le professionalità adatte a portarlo avanti, si pianificano i tempi dell?intervento e? si parte. E così è stato: il progetto triennale è stato avviato nell?aprile dello scorso anno e si concluderà nel marzo del 2004.
«L?incredibile è che questo per me è il secondo anno», dice con forza Claudio Leucci, «io sono il coordinatore e responsabile del progetto, la mia presenza qui in Brasile era prevista per un totale di dieci mesi da dividersi nei tre anni. Il primo anno non ho avuto problemi, ho chiesto l?aspettativa e mi è stata concessa, quest?anno invece ci sono stati tutti i problemi che non ha mai avuto mia moglie che è un dipendente pubblico e i cui diritti, diversamente dai miei, sono tutelati».
Se Claudio Leucci cura la parte organizzativa,e’ il responsabile tecnico e ha come obiettivo quello di costruire e impiantare un sistema di qualità organizzativa, il coordinamento del progetto è affidato alla moglie psicologa, Mariapia Esposito. Si sta anche formando il personale locale che dovrà far funzionare Casa Lar dal 2004, garantendone il proseguimento.
Nonostante i problemi e la perdita del lavoro, Claudio Leucci non si è pentito
della scelta fatta:«come responsabile del progetto non potevo tirarmi indietro,
il rischio era il fallimento dell’iniziativa di cooperazione: o partivo e rischiavo con il mio datore di lavoro o qui tutto veniva bloccato.Con mia moglie », conclude, «abbiamo fatto una scelta di vita, non adesso,e ho mantenuto fede a quella.Ho scelto secondo coscienza».

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