Non profit

Caro Gesù bambino che Natale è senza te?

Mettiamoci all'ascolto dei bambini

di Riccardo Bonacina

Caro Gesù bambino, vogliamo iniziare così questo numero di Natale. In maniera ormai così desueta e sconsigliata dagli stessi preti, almeno quelli che scrivono su ?Famiglia Cristiana?. Proprio loro hanno invitato i genitori a far sapere presto che non è Gesù bambino a portare i doni ai figli ma quel pagliaccione vetero-consumistico di Babbo Natale. Valli a capire i preti. A noi che siamo adulti e vaccinati, a noi che non siamo un giornale confessionale, anzi, nella nostra redazione sono rappresentate (non per progetto, ma per destino) tante confessioni e tante ?sconfessioni?, pare più ragionevole, più sensato, persino più adulto dire almeno una volta all?anno ?Caro Gesù bambino?. E in questo ?Caro Gesù?, abbandonarsi almeno per un po? e risentire, risvegliare tutte le speranze, tutti i desideri, tutte le esigenze più profonde e più pure con cui siamo nati per poterle ridire, rinominare, e affidarle a te per metterle al riparo dal cinismo del mondo e dall?incredulità nostra. Metterle al riparo non nel senso di metterle in cassaforte, ma nel senso di affidarle a qualcuno che non le storpi, non le ferisca, non le spenga, per poi restituircele, ricordarcele, almeno a Natale. Caro Gesù bambino, una recente indagine dell?Università salesiana ha rivelato che su cento giovani che invocano Dio nella loro vita, meno di diciassette si rivolgono a te. Insomma, stai diventando uno sconosciuto addirittura tra chi avevi scelto. Una volta scordato e censurato l?evento che ci aveva parlato di un Dio che si era impastato di carne, sudore, sangue e fatiche, ci potremo mai lamentare se saremo condannati alla nostra finitezza, alle nostre miserie, ci potremo mai indignare se insieme alla sacralità della nostra vita, verrà negata ogni aspirazione, ogni dignità, ogni rispetto? In questo numero doppio, che avrete tra le mani sino a fine anno, abbiamo ripercorso il 1998 dei bambini, scegliendo una cinquantina di episodi di cronaca che non potranno che lasciarvi senza fiato per l?orrendità che raccontano. Abbiamo cercato di metterci all?ascolto dei bambini, abbiamo cercato di capire cosa ci raccontino nel loro faticoso e oltraggiato venire al mondo e crescere. E la cosa più sensata alla fine di questo viaggio ci è parsa quella di provare a riguardarli per dire loro: «Benvenuti bambini», benvenuto bambino, bentornato caro Gesù bambino. Non solo un saluto, ma un?assunzione di responsabilità, un progetto. Auguri veri cari lettori e appuntamento al prossimo 2 gennaio.

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