Mondo

Caro Frattini, non mi fido

«Non taglieremo i fondi alle ong senza prove di collusione col terrorismo», ha assicurato il comissario europeo Frattini. Ribatte Vittorio Agnoletto, eurodeputato della sinistra

di Paolo Manzo

«Questa bozza non si riesce a comprendere, e una raccomandazione che cerca di vincolare in questo modo le associazioni non profit al terrorismo non poteva altro che suscitare una reazione estremamente ampia». Vittorio Agnoletto, europarlamentare del gruppo Sinistra unitaria e membro del Forum sociale mondiale, sul tentativo di blitz agostano della Commissione Frattini non le manda a dire. Vita: A suo avviso che idea c?è dietro questa iniziativa? Perché questa bozza di raccomandazione proprio ora? Vittorio Agnoletto: Penso, purtroppo, che sotto ci sia un?idea precisa: dopo aver tentato di ridurre l?informazione in situazione di guerra in ?informazione embedded?, si vuole ridurre anche il lavoro delle ong a un lavoro embedded, imbavagliato. Vita: Per quale finalità? Agnoletto: Se questa raccomandazione passasse così com?è stata pensata, si modificherebbe completamente il ruolo del non profit, che potrebbe agire solo in modo collaterale all?iniziativa dei vari governi. E io penso che l?idea arrivi soprattutto da un?osservazione degli scenari extra Ue. Vita: Sta pensando all?Iraq? Agnoletto: Esattamente. Anche perché proprio in Iraq i due soggetti che hanno creato i maggiori problemi di credibilità nelle nazioni coinvolte nell?occupazione sono stati i giornalisti non embedded e una parte di ong. Inoltre c?è un precedente preoccupante: il governatore Paul Bremer in Iraq fece una cosa abbastanza simile, istituendo un registro delle ong presenti nel Paese e affermando che avrebbero avuto l?autorizzazione per lavorare solo quelle che si sarebbero iscritte al registro. Là limiti, indicazioni e parametri erano dati dall?amministrazione americana, qui dalla Commissione Ue, ma insomma… Vita: Ok, ma come andò a finire in Iraq? Agnoletto: Finì che tutte le ong occidentali si rifiutarono di iscriversi a quel registro. Tornando alla bozza della Commissione europea, ho l?impressione che risenta di quell?impostazione e del tentativo di legare le mani alle ong. Perché altrimenti Frattini, che è tutt?altro che poco avveduto, non avrebbe fatto uno scivolone di questo tipo, tirandosi contro sostanzialmente tutto il mondo del non profit. Vita: Quali altri rischi vede? Agnoletto: I meccanismi di controllo sono correlati al capitolo finanziamenti, e siccome i controlli dovrebbero dipendere direttamente da strutture nominate dal governo che è poi lo stesso, ovviamente, che decide gli stanziamenti economici? Be?, le due cose potrebbero essere vincolate col rischio che, a seconda del governo in carica, i finanziamenti vadano in una direzione piuttosto che in un?altra. Vita: Su questo tema Frattini ha smentito che chi non sottoscriverà il codice non avrà più accesso ai finanziamenti Ue. Il taglio dei fondi richiederà molto più di un sospetto, ossia prove, elementi concreti di una collusione con il terrorismo e la criminalità. «Le omissioni», cito testualmente Frattini, «non sono sufficienti a interrompere i finanziamenti, altrimenti costruiremmo il tutto su una logica di sospetto che a me non piace». Che ne dice? Agnoletto: Sì, però queste sono parole, poi bisognerà vedere quali saranno le reali conseguenze. Eppoi potrei rispondere in un modo più personale a Frattini: per me è stato sufficiente diventare il portavoce del G8 nel 2001 perché, immediatamente, i fondi destinati alla Lila – che provenissero dall?Istituto superiore di sanità, dal ministero o dall?Unione europea – mi venissero tagliati. In dodici mesi la Lila perse tutti i progetti, e non eravamo accusati di nulla. Avevamo solo assunto una posizione in contrasto con il governo di quel momento – in cui c?era anche Frattini – e siamo stati azzerati. Capirà come le garanzie del vicepresidente dell?Unione europea non mi tranquillizzino più di tanto? Io boccio la bozza. E io no Cosa pensano alcuni leader delle ong italiane È solo una bozza, sono pronto al dialogo: così Franco Frattini su Vita aveva cercato di placare le polemiche suscitate dalla bozza di raccomandazione che obbligherebbe le ong a sottoscrivere un Codice di condotta per evitare di essere associate al terrorismo. Ecco le reazioni alle sue parole di alcuni esponenti delle ong italiane. Guido Barbera (delegato europeo delle ong italiane). «È positivo che il Commissario Frattini sia attento alle critiche che le ong europee fanno alla bozza di raccomandazione. Le ong italiane, dal canto loro, sono pronte al confronto e al dialogo e ritengono di poter presentare anche serie proposte alternative». Alberto Piatti (amministratore delegato Avsi). «Indubbiamente il problema esiste, e le sbavature di connivenza, più o meno cosciente, con fenomeni illegali sono possibili. Al di là del contenuto della bozza, evidentemente migliorabile, mi sembra quindi che si stia chiedendo un atto di corresponsabilità su questo tema». Raffaele K. Salinari (pres. di Terre des hommes e portavoce del Cini). «Questa comunicazione nasce male, perché non deriva da un percorso di confronto. Frattini è disposto a riaprire i giochi e ben venga, ma non vogliamo essere usati come capro espiatorio, né come cavie per sperimentare forme di controllo». Marco De Ponte (segr. generale di ActionAid International). «C?è bisogno di garantire di più la trasparenza del settore rispetto a quanto già non si faccia? Secondo me no. In caso contrario, però, rendiamo le cose obbligatorie. Non limitiamoci all?autopromozione retorica, perché se una regola serve, dev?essere vincolante».


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