Welfare
Caro Fazio, cosa bolle in pentola?
Il Ministro della Salute interviene alla presentazione del Rapporto sulla non autosufficienza. E insiste: "Bisogna mettere a regime il volontariato"
E ci risiamo. Il 15 giugno scorso, in occasione della presentazione del report annuale della Croce Rossa, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, aveva espresso l’intenzione di “mettere a regime il volontariato”. Apriti cielo. Per due settimane sono susseguite polemiche e contropolemiche per un’espressione che di per sé vuol dire tutto e nulla, ma che aveva allertato i big del volontariato sociosanitario. Da allora, Vita ha pubblicato una storica tavola rotonda tra le maggiori sigle del volontariato sanitario, ha provato a ottenere chiarimenti all’ufficio stampa del ministro, ha chiesto un’intervista, ha suggerito avrebbe potuto discuterne con il sottosegratario Eugenia Roccella, ha spedito domande scritte, e ovviamente ha tempesato i colleghi del ministero per sapere a che punto si trovava la richiesta, se sopra o sotto il plico di impegni del ministro. Fino a stamane.
Questa mattina l’ufficio stampa del Ministro ci ha comunicato: “Mi dispiace, è un no del ministro quello che devo comunicarle, e purtroppo non ho a disposizione i motivi di tale rifiuto”. Succede. E’ un peccato per i lettori che avrebbero voluto sapere cosa intendesse il ministro con quell’espressione e non solo. Ma d’altro canto non è certo un obbligo per un ministro dare spiegazione di quello che dice. O più semplicemente può decidere di farlo con altre testate. Touché.
La sorpresa nasce, però, nel momento in cui proprio stamane, mentre l’ufficio stampa comunicava a VITA che il ministro non era disponibilie per alcuna intervista, dall’altra parte di Roma ecco cosa diceva lo stesso Fazio alla presentazione del Rapporto 2010 sulla non autosuffcienza:
«La buona sanità costa meno. Dunque non è solo una questione di soldi ma di buoni servizi». In questo senso, serve, secondo il ministro, «il trasferimento dei servizi sanitari sul territorio, in questa direzione va la legge 69 sul riordino delle farmacie; un’integrazione tra sanità, sociosanitario e assistenziale; un testo unico per accorpare tutte le norme sulla non autosufficienza e la disabilità e la messa a regime del volontariato».
E ci risiamo. Ora, delle due l’una: o il ministro è rimasto vittima di un’espressione particolarmente infelice, ma a suo parere suggestiva. Oppure qualcosa bolle in pentola. E questa cosa riguarda strutturalmente il non profit e il volontariato. Che poi si stia muovendo qualcosa non c’è dubbio. Cosa, invece, non è dato di saperlo. O meglio, non è dato discuterne. Ma solo intuirlo. E semmai recepirlo a cose fatte. Peccato.
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