Salute

Caro disabile se l’ascensore non funziona, devi restare in casa…Ancora le nostre care porte Slamm.

di Noria Nalli

“Cara signora, capisco le sue difficoltà, cammina col deambulatore e fare sei piani di scale può essere pericoloso, ma non può pretendere troppo. Mia madre, che ha novantasei anni, quando l’ascensore si rompe NON ESCE!”. Il mio dolce amministratore di condominio, mi ha deliziato con queste pillole di saggezza, rispondendo alle mie decise rimostranze per un guasto dell’impianto, che mi impediva di trascorrere la notte nella mia casa, al sesto piano di uno stabile torinese. Che UOMO! Che lezione di civiltà! Mi ha soltato urlato indispettito nella cornetta non appena io ho pronunciato le fatidiche parole “Voglio essere libera di uscire di casa!”. E si! Una disabile, che pretende di comportarsi da donna libera…che idiozia! Proprio io che gli avevo negato la libertà di smettere il suo lavoro alle 17,00 per occuparsi di un dettaglio come l’impossibilità di una condomina di entrare in casa propria! Sclerotica, insomma, si è di nuovo trovata ad affrontare una porta in faccia e ad esercitare la sua passione per i paragoni filmici o letterari. Ma si l’amministratore in fondo mi aveva fatto “un favore”, anche se parlare con lui  aveva generato nel mio io, un brivido di terrore. Mi è sembrato infatti di essere piombata nel tetro regime “Callistocratico”  descritto nel libro che sto leggendo in questi giorni. Il romanzo, del mio giovane concittadino Marco Lazzarotto, si intitola “Il Ministero della Bellezza” e descrive un’ Italia caduta in mano ad un maniaco dell’apparenza, un semidittatore che impone leggi in cui ogni gerarchia è stabilita in base alla bellezza, dalla coda al supermercato fino alle più alte cariche del governo.  Lazzarotto immagina anche posti di blocco, che controllano il livello estetico dei passanti, permettendo di accedere alle zone “glamour” o artisticamente importanti, solo ai belli. Il protagonista si trova ad essere scartato solo per qualche chilo di troppo ed una leggera calvizie. I disabili sarebbero stati fuori gioco in partenza, avrebbero dovuto rimanere in casa appunto, totalmente privi di libertà di movimento.

 


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