Cultura
Caro Colaninno, la microimpresa è alla porta
Sono gli imprenditori senza rappresentanza. Per il nuovo leader aprire a loro è la vera scommessa
Con gli auguri al neopresidente dei giovani industriali, qualche auspicio sui criteri che guideranno il suo mandato. Un mandato da gestire in una fase certamente complessa, ricca di potenzialità e di vincoli, che richiederà una grande capacità di ?fare innovazione? e non solo di rivendicarla.
Si parte da un dato positivo, e cioè la centralità dell?impresa, il continuo richiamo del valore della imprenditorialità, il ruolo riconosciuto e riconoscibile dell?imprenditore. Tale centralità aumenta la responsabilità dell?impresa nelle dinamiche di sviluppo; penso che si stia abusando di termini come ?responsabilità sociale dell?impresa? o ?impresa etica?, ma probabilmente l?uso di terminologie un po? improprie è un prezzo da pagare per accompagnare uno sforzo, assai positivo, che richiama gli imprenditori ad avere consapevolezza delle loro responsabilità.
In termini strutturali i giovani imprenditori dovranno fare i conti con alcune esigenze, immediate, del nostro sistema: la necessità di individuare politiche che favoriscano la crescita dimensionale delle imprese: sono troppo poco numerose in Italia le medie imprese; la lotta, meno urlata, ma più puntuale e intelligente, al sommerso; il recupero nel ritardo nella formazione e nella ricerca; l?individuazione di modalità che recuperino la logica dei distretti, che ci sono stati invidiati nel mondo, sviluppando relazioni e integrazioni che devono confrontarsi con le reti, in un nuovo rapporto con il territorio.
In termini congiunturali, il mandato di Colaninno coinciderà con una fase di forte rigore nella gestione dei conti pubblici e, quindi, di grandi difficoltà nelle politiche per lo sviluppo.
Ma, tuttavia, ritengo che la frontiera più interessante sulla quale sarebbe importante che si cimentassero i giovani di Confindustria, che anche con la Artoni si sono impegnati in una funzione di stimolo e di ricerca mostrandosi più ?curiosi? dei senior, è quello del ruolo della Confindustria nel gioco della rappresentanza e della difesa degli interessi. Nell?intervista alla Artoni si richiama il ?pareggio? tra lavoratori dipendenti e collaboratori. è solo un pezzo del nuovo modo di produrre e di lavorare. Più in generale saltano categorie e schemi consolidati. Parlare oggi di Pmi non ha senso, in quanto tra le medie imprese e i milioni di microimprese non vi è alcuna analogia; figure imprenditoriali minute, autonome, animano, senza rappresentanza, il mondo del lavoro e della produzione. Questi nuovi soggetti chiedono, forse inconsapevolmente, di essere rappresentati e rischiano di indebolire le rappresentanze tradizionali. Vi sono molti temi che invece chiedono rappresentanze piena.
E’ urgente riformare il welfare, non solo per problemi di finanza pubblica, ma perché esso, così come lo conosciamo e come disperatamente cerchiamo di difenderlo, è figlio del fordismo, ed è quindi oggi da ripensare; è urgente interrogarsi sulla domanda di formazione; è necessario rideclinare il tema del sostegno alle imprese. Insomma, c?è bisogno di una vera spinta di innovazione sociale: per evitare che i confronti ?tra le parti sociali? siano sempre più virtuali e lontani dalle dinamiche che mutano rapidamente.
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