Volontariato

Caro Cofferati, la soluzione c’era

Intervista a Giuliano Pisapia, deputato. «Alle porte di Milano la sinistra ha risolto il problema di un campo rom. Bastava seguire il metodo»

di Ettore Colombo

Per una specie di fatal combinazione, Giuliano Pisapia, mentre lo cerchiamo per questa intervista, stava difendendo un gruppo di rom milanesi che dei turisti tedeschi hanno denunciato non per semplice truffa subita in vacanza ma per il ben più grave reato di rapina, con tanto di richiesta di estradizione in Germania. Pisapia è scandalizzato. Dai comportamenti di Cofferati? Anche, ma soprattutto dall?ansia punitiva anti rom dei turisti tedeschi. Come al solito, in politica come in giurisprudenza, quasi tutto si tiene. Ma ora passiamo al Cinese. Vita: Onorevole Pisapia, qui più che Cinese bisogna cominciare a chiamarlo Tex Willer? Giuliano Pisapia: Sergio Cofferati sta vivendo una vera e propria mutazione genetica. Mi ha meravigliato in negativo rispetto al tipo di figura e immagine che ha rappresentato non solo per la sinistra politica ma anche per chi si è battuto contro la guerra e per la tutela dei diritti, prima cioè di candidarsi a sindaco. Non mi meravigliano invece le sue posizioni rispetto alla sua storia più antica, quella di leader sindacale. Vita: Vorrà mica dire che un riformista deve essere per forza reazionario, sul piano sociale, onorevole? Pisapia: La legge è valida e va rispettata sempre ma non deve e non può essere in contrasto con i principi costituzionali. Cofferati nel suo ruolo istituzionale ha scelto di privilegiare solo ed esclusivamente il mantenimento dell?ordine formale e costituito. Non è quanto viene chiesto a un sindaco democratico, tantomeno a un uomo di sinistra, pur se moderata, quale secondo me è e rimane. Le esigenze dei soggetti deboli vanno infatti per forza contemperate con le esigenze di sicurezza. Capisco che è difficile da farsi, ma si deve fare. Vita: E come si fa? Pisapia: Una terza via esiste, eccome. Quella, per esempio, intrapresa dal presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, un diessino certo non estremista, anzi super-riformista, che insieme al sindaco di Rho, Paola Pessina (altra esponente dei Ds), ha gestito un problema difficile come il campo nomadi di quella cittadina alle porte di Milano. Lega e An hanno cercato di soffiare sul fuoco, promuovendo un referendum ma sono stati sonoramente battuti. E così, 350 rom hanno avuto la possibilità di affrontare l?inserimento nel tessuto sociale grazie a un dialogo continuo tra le istituzioni e i cittadini. Qual è invece la risposta di Bologna? Ruspe e manganelli, ma che producono solo emarginazione e acuiscono le tensioni sociali, senza nemmeno far guadagnare consensi al sindaco nei ceti moderati. Che chiedono la soluzione del problema, non la sua acutizzazione. Con le ruspe non si fa politica.


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