Non profit

Caro Ciampi, sei tutti noi

Lo scorso 27 aprile al Quirinale, in occasione del Premio cronista 2003, il Presidente della Repubbica ha pronunciato parole che hanno confortato ancora di più.

di Riccardo Bonacina

Grazie, presidente Ciampi. Il nostro è un grazie sincero. Spesso in questi anni ci siamo aggrappati alle sue dichiarazioni e ai discorsi pronunciati nei suoi viaggi in Italia, per tenere alte le ragioni della parte di Paese che in questo numero definiamo, “L?Italia che c?è”. Le sue parole ci sono state di conforto nella campagna che stiamo conducendo con tutto il Terzo settore, perché anche da noi le donazioni dei cittadini siano finalmente deducibili dal reddito, come succede in tutta Europa. Ma ciò che ha detto lo scorso 27 aprile al Quirinale in occasione del Premio cronista 2003, ci ha sorpreso e confortato una volta di più. Alla fine di una settimana in cui il connubio tra tv e guerra, informazione e sorte degli ostaggi è stato davvero osceno, il giorno dopo le polemiche vergognose e pubbliche tra direttore generale e presidente della Rai, all?indomani dell?intervista di Bonolis al serial Donato Bilancia, andata in onda all?interno della trasmissione pomeridiana Domenica In, le sue parole mostrano come questa grammatica mentale vada sempre allenata e alimentata. Il giorno stesso in cui al Senato debuttava la discussione sulla legge Gasparri di riforma del sistema dei media in Italia, lei se n?è uscito con tempismo e coraggio, con parole chiare che chiedono un?inversione di rotta per televisioni e media. Lei, presidente, se n?è uscito, parlando, giustamente, a nome di tutti i cittadini di questo Paese con questo richiamo: “I cittadini chiedono sempre più di avere informazione su modelli e comportamenti positivi, di impegno sociale, di nobiltà d?animo, di dedizione al prossimo, stanchi di un bombardamento continuo di negatività, di immagini che suscitano preoccupazione e ansia, diffuse in tutti gli spazi di informazione. Che è ben altra cosa rispetto alla sana denuncia dei problemi e del disagio”. Non contento, presidente, lei è entrato con pertinenza nel merito dell?agenda dell’informazione, sottolineando il tema capitale, come cioè “esista un?Italia migliore che i giornali non vedono e non raccontano”. Proprio così, e il problema è che quest?Italia ha numeri clamorosi, come clamorose sono le storie di centinaia di migliaia di cittadini che costruiscono come api operose un Paese diverso da quello rappresentato sui media, più giusto, più equo, più umano. E sono opere e aggregazioni che crescono con indici che nessun altro comparto dell?economia può vantare. Nel disinteresse dei media e, spesso, delle istituzioni, nonostante questa indifferenza, o forse, proprio a sua causa. Caro presidente Ciampi, quest?Italia di costruttori così diversa da quella militarizzata che quotidianamente va in scena sul teatrino dell?informazione, è abituata a dotarsi di mezzi e infrastrutture da sola e in totale indipendenza. A Civitas, il raduno più importante di quest?Italia, quattro infrastrutture importanti festeggeranno con una mostra i loro primi dieci anni: Transfair, il marchio di garanzia del commercio equo solidale; Banca popolare etica, una banca che ha cambiato le prospettive del fare banca in Italia; il Forum del Terzo settore, modello di rappresentanza e partecipazione democratica per tante reti e associazioni; e Vita, la nostra società editoriale partecipata da tante organizzazioni e che ogni giorno propone il racconto dell?Italia dei costruttori di pace, di speranze e di risposte ai bisogni. Vita festeggerà i suoi 10 anni con la scelta di inaugurare un spazio di libertà anche televisivo. Presidente, alle sue parole, lei già lo sa, reagiranno con applausi che durano lo spazio di un?intenzione. Noi continueremo a costruire cose, aprendo nuovi cantieri con la forza e la convinzione che ci deriva dalle nostre convinzioni e dalla nostra storia. Continui a tenerci d?occhio, a sostenere le nostre ragioni, a incoraggiare le nostre opere, e resti garante di quel poco di libertà che resta in questo Paese e che permette ancora di provare a restituire una rappresentazione diversa dell?Italia che noi con lei più apprezziamo.


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