Formazione

Caro Brunetta, sui giovani meno parole in libertà e più proposte serie

di Redazione

Caro Bonacina, a proposito di “bamboccioni”, comincerei intanto a fare una distinzione: ci sono i figli di papà e i figli del popolo. Per semplificare (forse troppo) ma per non rischiare pericolosi fraintendimenti.
Inoltre eviterei anche la superficialità dei numeri sparati con intenti, a dir poco, opachi. Dopo i 18 anni tutti fuori: 500 euro al mese (tolti alla pensione futura del papà o a quella di oggi del nonno?) e via di casa.
Dove dobbiamo invece concentrare l’attenzione, a parer mio, è in altre direzioni. La prima, il ribilanciamento delle risorse pubbliche dedicate alla famiglia in formule più vicine a quelle sperimentate da Paesi a noi paragonabili e che hanno dimostrato nel tempo risultati migliori dei nostri. In questa direzione ho davvero apprezzato la copertina dell’ultimo numero di Vita, «Family nigth». Esempio tipico il quoziente familiare e investimenti nei servizi di sostegno familiare, a fronte di un sistema pensionistico riparametrato diversamente in funzione della struttura demografica odierna. Ma vi sono anche altri esempi su cui meditare anche per sostenere il care giving sempre più pesantemente sulle spalle delle famiglie di fronte all’arretramento progressivo delle istituzioni. A cominciare dal sostegno a organizzazioni del privato sociale impegnate ad aiutare le famiglie in faticose (e spesso misconosciute) condizioni di supplenza invece di operare in regime di sana sussidiarietà. Per non parlare di incentivazioni mirate all’imprenditoria più coraggiosa che produce posti di lavoro.
Ma vi è la seconda direzione di impegno, e ritengo non certo meno degna di dibattito di quella economica. Alludo alla sfera culturale e comportamentale che coinvolge direttamente le famiglie in una logica educativa. I genitori devono proporre ai figli esperienze utili, formative: dal volontariato al servizio civile, ai corsi professionali, recuperando un concetto vecchio ma sempre più necessario, la responsabilità. Intanto che attendono il sospirato impiego i giovani siano stimolati a fare e a crescere e produrre valore. Per sé e per gli altri. Ma i genitori devono anche sfidare se stessi a cambiare indirizzi di vita verso l’attenzione all’altro e il discernimento nei consumi materiali. Anche qui due vecchie parole ricordate autorevolmente pare solo dalla Chiesa e pochi altri: la solidarietà e la sobrietà.
Educazione e auto-educazione, quindi. In parallelo al sostegno alle forze più vive della società. Prima di lanciare parole in libertà. Con viva cordialità


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