Politica
Caro Borrelli, i numeri da soli non parlano
Rispondendo alla domanda del collega Angelo Zaccone, che ha citato un nostro articolo, il capo della Protezione Civile non ha chiarito nulla su quanto denunciamo su Vita da settimane: i morti sono molti di più. Molti di più di "quanto ci dicono"
di Marco Dotti
I numeri, da soli, non parlano. E, senza voce, ogni numero finisce per occultare più realtà di quanta non pretenda di riverlarne.
Così, stasera, rispondendo alla domanda del collega Angelo Zaccone, che ha citato un nostro articolo, il capo della Protezione Civile non ha chiarito nulla su quanto denunciamo su Vita da settimane (vedi anche qui e qui): i morti sono molti di più. Molti di più di "quanto ci dicono". Muoiono in silenzio, mentre inebriato da curve e ascisse un certo mainstream allontana sempre di più il racconto della vita dalla vita stessa.
Non possiamo permettercelo.
Gli amministratori di ogni comune di due tra le più importanti province italiane fa i conti con i suoi morti: sono numeri da paura. Non sono "eccezioni".
Lo dicono da giorni Emilio Del Bono e Giorgio Gori, due sindaci seri, che a Brescia e Bergamo si stanno facendo in quattro per venire a capo di una situazione che da Roma dicono "di guerra". Salvo che in guerra ci siamo noi.
Lo dice anche l'Ats (l'azienda sanitaria) di Brescia che denuncia: a Brescia sono morte di coronavirus almeno 700 persone in più rispetto alle 1114 comprovate dal tampone. Già perchè a chi è a casa o nelle Rsa il tampone non si fa.
«Ai circa sessanta morti giornalieri che abbiamo avuto in media in questi giorni a causa del coronavirus, vanno aggiunti tra i trenta e i cinquanta decessi, sempre giornalieri che non rientrano nella graduatoria perché non tamponati, ma che sono quasi certamente riconducibili all’epidemia in corso».
Questo ha spiegato il direttore generale dell’ATS di Brescia, Claudio Sileo, che ne ha parlato a un tro bravissimo collega, Andrea Cittadini, nella trasmissione Messi a fuoco, andata in onda ieri sera sull'emittente bresciana Teletutto.
Forse il numero è addirittura sottostimato. E anche questa non è un'eccezione.
È la realtà. Quella che i numeri "ufficiali" non sanno più raccontare. O non vogliono?
Intervistato da La Repubblica il 23 marzo scorso, Angelo Borrelli ha detto: “Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile”. Bene, dovrebbe fare ora un passo in più, non nascondere i morti non censiti, non entrati nella contabilità della Protezione civile. Sarebbe un atto di rispetto verso le centinaia di famiglie che piangono il loro morto, in particolare in Lombardia.
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