Volontariato
Caro Bocca, viva il giornalismo che non sta alla scrivania
Francobollo /"Napoli siamo noi": un titolo che è una sfida e una conferma
Caro Bocca, Napoli siamo noi: un titolo che è una sfida e una conferma. A ottant?anni superati di slancio riesci a darci una lezione di giornalismo d?inchiesta, quello vero, di una volta. Si prende e si va sul posto. Ci si resta il tempo necessario a sentire le voci che contano, a incontrare le persone in grado di riflettere e di testimoniare con lucidità lo stato dei fatti. Ho vissuto, talvolta, da giovane, l?impatto che hanno i grandi inviati sulla realtà di un giornalismo di provincia, legato alla quotidianità della cronaca. Il giornalista di razza arriva subito al punto, non dimentica la storia, anzi inquadra i fatti nel contesto più generale delle questioni che contano, delle promesse non mantenute, delle sfide fallite. Un piemontese a Napoli è duro ai limiti dell?impietoso. Ma quella frase, in un?intervista che ho ascoltato, sull?illegalità vissuta come orgoglio, che appartiene alla vera napoletanità senza tempo, vale più di dieci articoli di cronaca, minuziosi ma inutili. E poi, consentimi, da giornalista che ogni giorno deve fare i conti con migliaia di lanci di agenzie di stampa, perdendo inevitabilmente di vista lo spirito critico rispetto alle notizie in favore della scelta di quantità, è bello sapere che nessuno impedisce di essere scrupolosamente inviati senza ideologia. Non hai certo glorificato Bassolino e il suo governatorato, anzi. «Bassolino è meglio dei Lauro», gli concedi. Non so se sia un gran complimento. E comunque è il massimo che ti viene. Solo una cosa mi dispiace, e temo appartenga in qualche misura all?età che avanza. È quella sensazione di immutabilità che attribuisci alle cose e alla storia del nostro paese, e in questo caso di Napoli. Per i giovani questo può assomigliare a una resa. Forse è così, ma teniamocelo per noi. La speranza deve pur esserci. Lunga vita, caro Bocca.
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