Politica
Caro Berlusconi, ecco cosa puoi fare per l’Africa
Oggi, in occasione del primo incontro dei G8, in edicola un numero speciale di VITA sull'Africa Numeri, storie, personaggi, drammi e speranze. Ne anticipiamo l'editoriale
Mai come in questo mese si è discusso tanto delle sorti dei popoli più poveri e delle misure da adottare per non abbandonarli alla loro deriva. Mai come in questo mese il destino dell?Africa è stato oggetto d?attenzione e di discussione. Economisti e ministri, interi parlamenti e piazze piene hanno discusso di Tobin Tax o di Fondi speciali contro l?Aids. Sui giornali, in tv, persino nei bar o in spiaggia le discussioni sul destino del mondo e le domande sulla decenza dei nostri comportamenti si sono fatte strada. Insomma il luglio di quest?Italia dell?era Berlusconi, un paese solitamente invaso dall?olezzo delle creme solari e dai suoni dei dischi per l?estate, il paese di Max e delle commedie all?italiana per mariti temporaneamente single, ha lasciato qualche scampolo alla serietà, a qualche sussulto di coscienza, qualche volta, anche a qualche impegno. L?idea che non ci sia altro avvenire che non la docilità al peggio, o che non ci sia altro sviluppo di quello che pesa sulle disgrazie altrui, è oggi meno scontata di qualche settimana fa.
Negli ultimi giorni molte associazioni e ong ci hanno chiamato per segnalare telefonate di giovani e meno giovani che vogliono impegnarsi nel volontariato, o quelle di chi vuole informazioni per organizzare viaggi responsabili e solidali.
Giusta l?osservazione di Viviane Forrester che in un bell?editoriale su Il Corriere della sera, il quotidiano che ha seguito il dibattito sulla globalizzazione in maniera più seria (poco folklore modaiolo e tanti numeri e idee), ha scritto: «Considerati antiquati e idealisti, coloro che si oppongono al fatto che l?insieme del genere umano sia rinchiuso in un sistema economico virtuale, speculativo, sempre più separato dalla dalla società, sono gli unici ad essere ancorati al concreto. Sanno che il reale non risiede nei flussi finanziari ma nella vita di tutti i giorni e nella qualità delle relazioni che istauriamo con gli altri, in qualsiasi parte del pianeta vivano».
Questa è stata la vittoria della società civile, ed è conveniente sottolinearlo oggi, prima che entrino in scena gli altri, gli spaccavetrine, le forze dell?ordine, la nomenclatura politica, dentro o fuori la zona rossa. Questo numero l?abbiamo concepito come un numero speciale dedicato all?Africa, alle sue tragedie ma anche ai tanti segni di un suo possibile riscatto. Un riscatto che l?Italia ha il dovere di favorire con gli atti concreti di ciascuno di noi e con atti concreti di di governo.
Passata la buriana di Genova e del G8, il governo Berlusconi è chiamato a due atti fondamentali: il primo, si faccia di tutto per applicare appieno la legge 209/200 che prevede la cancellazione immediata del debito dei 22 Paesi altamente indebitati, e per estendere il provvedimento anche agli altri Paesi in via di sviluppo debitori. Il secondo: già in sede di Documento di programmazione economica e finanziaria si preveda l?innalzamento della quota di Pil destinata alla cooperazione e sviluppo. La si elevi dallo 0,20% attuali allo 0,7%, come ci si era impegnati nelle sedei internazionali, ben otto anni fa!
Su questo misureremo il nuovo Governo, su queste due misure innanzitutto. Misureremo la sua serietà, la sua capacità di tener fede alle promesse.Perché su questi problemi non è in gioco qualche miliardo di profitto o il mezzo punto percentuale in meno di tasse ai commercianti, è in gioco la vita di milioni e milioni di persone e di bambini. È in gioco la nostra faccia. Anzi, innanzitutto la sua, onorevole Berlusconi.
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