Welfare

Caro Alfano, ma che c’entra l’Europa con le nostre carceri?

di Redazione

Ma che c’entra l’Europa?
Sandro Spriano è cappellano del carcere di Rebibbia e la galera la conosce bene, è sua la risposta più chiara al ministro della Giustizia, che ha chiesto l’intervento dell’Unione europea per risolvere i problemi del sovraffollamento, dovuti, a suo dire, alla presenza di immigrati: «La proposta di Alfano non l’ho capita perché i detenuti dell’Unione europea sono pochissimi. La maggioranza viene dal terzo e quarto mondo. Non immagino come l’Europa possa aiutare a risolvere questo problema delle carceri italiane. Mi sembra che sotto le righe si voglia dire che se le carceri sono piene è colpa degli stranieri, ma loro sono al massimo il 37% dei detenuti».

Caro direttore, ti scrivo dall’inferno
«Gentile direttore, veniamo a voi, noi tutti della Casa circondariale di Reggio Emilia, con la viva speranza che lei ci possa cortesemente dare un sostegno, in questa nostra battaglia assolutamente pacifica. Partiamo dal fatto di aver sbagliato, e di essere assolutamente consapevoli che dobbiamo pagare il nostro debito con la giustizia. Il fatto è che qui, come in tutte le carceri italiane, siamo arrivati ad un punto disastroso. I problemi che tutti i giorni siamo costretti a subire sono talmente tanti che ci viene difficile persino a spiegarli». Questo è l’inizio di una delle tante lettere che dalle carceri italiane arrivano ai giornali: e l’informazione è uno dei pochi appigli che hanno.
In galera un momento di rabbia si paga caro
Carceri invivibili mettono a dura prova l’equilibrio delle persone rinchiuse, ma a questo oggi, dopo che è stato reintrodotto il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, si aggiunge il rischio di accumulare anni di galera per una reazione verbale fuori controllo, come racconta un detenuto, Vanni Lonardi: «Sono pubblici ufficiali i nostri custodi quotidiani, coloro ai quali devi rivolgerti per la doccia, il medico, il passeggio. Nel sovraffollamento l’equilibrio personale non rimane sempre stabile. Solo che ora le esplosioni verbali si pagano care: un istante di rabbia dovuto a disperazione, frustrazione o anche umiliazione, ti elargisce oggi qualche anno di carcere».

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