Famiglia

Caro Alain, il tuo dolore si trasformi in speranza

Lettera aperta di don Mazzi al papà di Lapo.

di Don Antonio Mazzi

Caro Alain, da qualche tempo la parola padre è insistentemente evocata come possibile e unica soluzione alle recenti e numerose tragedie giovanili. Vorremmo padri sempre presenti, sempre fedeli, sempre capaci di coniugare armoniosamente famiglia, lavoro, figli, amore.
Abbiamo per decenni bistrattato questo ruolo, perché portatore di alienazioni e di sudditanze crepuscolari, ed ora, dagli stessi illuminati denigratori, si riesuma questa figura con le sfumature del miracolistico. Per chi è padre, di sangue o di adozione, è umiliante sentirsi smontare e rimontare come fossimo fondi di magazzino. Mi disturbavano questi pensieri, i giorni scorsi, quando ti ho visto deambulare stanco, sotto il peso di un dolore sconfinato e inspiegabile. Anche tu come altri ti starai domandando: «Dove ho sbagliato? Perché ho trascurato questo o quello?? Perché proprio a me??».
Mi lega a te una lunga amicizia culturale e affettuosa. Hai presentato quasi tutti i miei libri e io sono stato più volte con te alla presentazione dei tuoi. Quando ci incontriamo chiedi sempre dei miei ragazzi. In una delle tue famose interviste hai colto di me sfumature che altri mai hanno saputo cogliere. Sono convinto che queste mie dichiarazioni oggi ti possano far bene. La tragedia che si è abbattuta sulla tua paternità se da una parte non deve assolutamente annientarti, dall?altra ti deve aiutare a ridare ossigeno alla profonda spiritualità che ospiti dentro di te.
Lapo ha qualità e carattere per uscire in fretta da questa bruttissima e umiliante esperienza. Ha bisogno del tuo aiuto. Sappiate trasformare una sconfitta in vittoria. Il vostro peso sociale potrebbe alimentare speranze in tantissime famiglie colpite da situazioni simili. Ti sono vicino come un fratello. Sai bene che non recito. Prego Dio perché tuo figlio non subisca menomazioni di nessun tipo ed esca presto dalla clinica.
Sono stato a Porta a Porta non per sbattere il personaggio in prima pagina, ma per lanciare messaggi ad altri giovani e per convincere i servizi pubblici e privati a collaborare insieme e a predisporre con sollecitudine percorsi preventivi e terapeutici capaci di fronteggiare le nuove dipendenze. Questa lettera è solo un piccolo e affettuoso segno di solidarietà. Sappi che ci sono. Non ti voglio lasciare solo.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.