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Caro affitti, arriva il posto letto sociale per i fuorisede

Nel capoluogo, per ovviare all'incremento folle dei canoni, l'associazione MeglioMilano lancia l'abbinamento fra anziani soli e studenti in cerca di una stanza: i primi offrono prezzi calmierati in cambio di compagnia

Le tende di protesta contro l’aumento del costo degli affitti piantate alla soglia del Politecnico di Milano nei mesi scorsi, sono ormai state tutte smontate. Ma, mentre il problema dell’accessibilità degli affitti rimane insoluto, sta diventando sempre più popolare un espediente che permetterebbe di vivere in città senza spendere troppo. Si tratta delle convivenze tra giovani e anziani.

Il progetto Prendi in casa, realizzato dall’Associazione MeglioMilano, è la più grande rete di coabitazioni solidali nel capoluogo lombardo. Giovani tra i diciotto e i trentacinque anni, che si trovano in difficoltà nella ricerca di un alloggio a prezzi accessibili, possono chiedere “ospitalità” a una persona anziana che vive a sua volta in una casa troppo grande per le proprie necessità.

L’Associazione cerca di trovare il giusto abbinamento tra le due parti per poi stipulare un contratto. Non trattandosi, però, di un vero e proprio affitto, i ragazzi non sono tenuti a pagare un canone di locazione, ma una sorta di contributo spese per un massimo di 280 euro mensili. A fronte del costo medio di una stanza singola, che a Milano supera i 620 euro, fa una bella differenza.

Come è nato il progetto e cosa accade in Europa

L’idea di Prendi in casa nasce nel 2004, come sperimentazione nel quartiere Milano Bovisa, dove era appena stato aperto un nuovo polo universitario del Politecnico. Per Monica Bergamasco, la referente del progetto, già venti anni fa era evidente come l’offerta abitativa del capoluogo lombardo rispondesse a malapena all’altissima domanda di studenti provenienti da tutta Italia e dall’estero. La situazione nel tempo è peggiorata sempre di più. «Le richieste che riceviamo dai ragazzi sono sempre numerosissime, tra le cinquecento e le mille annuali», spiega.

Per Bergamasco, se il problema del rincaro degli affitti e la scarsa gamma di alternative abitative esiste da anni, il numero di pensionati bisognosi di compagnia è invece aumentato vertiginosamente negli ultimi tempi. Al momento, infatti, a Milano ben il 39,3% delle famiglie unipersonali è costituito da anziani soli, per un totale di 131mila nuclei.

Questa convivenza alternativa si sta diffondendo anche in altre capitali europee dove il budget mensile medio necessario per gli affitti raggiunge cifre molto alte. Numerose organizzazioni nel mondo hanno quindi cominciato a elaborare progetti che provano a conciliare un’opzione abitativa più sostenibile per i giovani con il problema della solitudine sempre più avvertito tra gli anziani.

Tarquinia Palmieri, studentessa di Diritti Umani presso l’università SciencesPo a Parigi, città in cui il prezzo medio di una stanza ammonta a circa 850 euro mensili, ha vissuto per un anno con la signora Frédérique, di ottantacinque anni. «Ho avuto a disposizione un bagno tutto per me e una singola sempre pulitissima in una posizione centrale a un ottimo prezzo. Nemmeno per una doppia in un quartiere periferico avrei pagato così poco», dice Tarquinia.

Una scelta che richiede consapevolezza

Nata nel 2017 a Cambridge, in Inghilterra, l’iniziativa LinkAges abbina uno studente o lavoratore in cerca di un affitto più economico a una persona anziana bisognosa di compagnia e un po’ di assistenza. 

Gemma Burgess, valutatrice del progetto LinkAges e direttrice del Centre for Housing and Planning Research presso l’Università di Cambridge, ha raccontato alla Bbc come la convivenza multigenerazionale, per quanto finanziariamente conveniente, può essere però complessa. Nei momenti particolarmente stressanti, come potrebbero essere i periodi di esame o quando si scrive una tesi, può essere infatti difficile adattare i propri piani giornalieri alle esigenze di un’altra persona.

«È un po’ idealizzato dire: “Tu interpreterai il ruolo di un allegro nonno, e una persona più giovane interpreterà il ruolo di un nipote affettuoso”. Le persone sono molto più complicate di così», ha aggiunto Burgess.

Per quanto associazioni come Prendi in casa cerchino di trovare la migliore sinergia tra padrone di casa e studente, la decisione di partecipare a un progetto di questo tipo richiede comunque da parte dei giovani una certa dose di responsabilità. «Quando ci si fa ospitare da persone sensibili, che in qualche modo tornano un po’ piccole, le scelte che si fanno devono essere sempre commisurate alla sensibilità dell’altro. E ci vuole anche l’umiltà di dire “Non fa per me”, altrimenti si rischia di fare del male all’altra parte», racconta Gianmaria Pirani, che convive a Milano con il signor Michele. 

La coabitazione solidale concilia esigenze umane diverse, ma complementari. Gli anziani spesso hanno perso i propri partner oppure hanno figli ormai trasferitisi fuori città. Vivere con qualcuno permette loro non solo di sentirsi più sicuri e di avere un po’ di aiuto nei servizi, ma anche di condividere la propria quotidianità e i propri ricordi.

Sudwaric Sharma, specializzando in Medicina a Milano, ha usufruito della convivenza intergenerazionale per quasi due anni. «Molta musica che ascolto adesso me l’ha insegnata il signor Umberto [ottantotto anni, ndr]. Aveva una passione pazzesca e spudorata per l’America Latina. Ogni giornata iniziava con “Chan Chan” dei Buena vista Social Club», racconta Sudwaric.

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La foto in apertura è di Cecilia Fabiano /LaPresse


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