Ucraina

Carneficina a Poltava, la cooperante: «Non c’è stato il tempo per raggiungere i rifugi»

Due missili balistici lanciati dalla Russia hanno colpito la città dell’Ucraina Centrale. Il bilancio è di 53 morti e 298 feriti. «È stato l’attacco singolo che ha fatto più vittime quest’anno», racconta Gabrielle Salemme di Fondazione Avsi. «Fino a ieri Poltava era considerata una delle zona più “sicure” del Paese»

di Anna Spena

A Poltava, in Ucraina centrale, il bilancio provvisorio, dopo l’attacco lanciato ieri dalla Russia con due missili balistici contro l’accademia militare della città, è di 53 morti e 298 feriti.

«Quello di Poltava», racconta Gabrielle Salemme di Fondazione Avsi, che vive da sei mesi in città, «è stato l’attacco singolo che ha fatto più vittime quest’anno, uno dei più letali su larga scala dall’inizio del conflitto. Inoltre la città non era mai stata colpita prima d’ora». 

La città di Poltava, che prende il nome dall’Oblast dove è ubicata, dista circa 140 chilometri di Kharkiv. L’attacco è avvenuto verso le 9:10 (ora locale) di martedì mattina. «Qui», continua la cooperante di Avsi, «vivono 300mila persone, e la città ospita anche molti sfollati interni che sono arrivati dalle zone più bombardate: fino a ieri era considerata una città “sicura”». 

«In linea d’aria», racconta Salemme, «l’esplosione è avvenuta a soli 4 chilometri dagli uffici della Fondazione. Credo che un numero di vittime così elevato dipenda anche dal fatto che nessuno ha avuto modo di raggiungere uno shelter per rifugiarsi. Appena le sirene antiaeree hanno iniziato a suonare i due missili hanno colpito la struttura. Letteralmente non c’è stata la possibilità di mettersi al sicuro». 

Il sindaco della città ha fatto una chiamata collettiva: «Gli ospedali avevano bisogno di sangue», dice la cooperante di Avsi. «In molti hanno donato ieri e oggi. Ma il primo cittadino ha chiesto alla popolazione di tenersi pronta a donare ancora».


L’attacco è avvenuto nel vicinanze della stazione ferroviaria della città: «Un luogo affollato», spiega Salemme. «Il treno è il mezzo principale che viene usato nel Paese per spostarsi. Nell’ufficio di Poltava della fondazione siamo in 13, io sono l’unica espatriata. Non avevo mai visto così tanta paura e terrore negli occhi dei miei colleghi prima di questo attacco». 

Fondazione Avsi lavora in Ucraina dall’inizio della guerra ed è impegnata su più piani di risposta all’emergenza negli Oblast di di Donetsk, Dinipro, Kharkiv, Lviv (Leopoli), Poltava, Sumy, Zaporizhzhia. Gabrielle Salemme è la project manager dell’iniziativa “Prospect”, finanziata dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, attiva negli Oblast di Kharkiv, Zaporizhzhia e Mykolaiv, le aree più colpite dal conflitto. 

«L’iniziativa«, spiega Salemme, «sostiene 26 progetti guidati da organizzazioni della società civile italiane, internazionali e locali, che forniscono aiuti umanitari salvavita nei settori dell’istruzione, della salute, della protezione, dell’acqua e dei servizi igienici, del soccorso d’emergenza e dello sminamento. Come Avsi abbiamo istituito otto centri comunitari per garantire un accesso inclusivo ad ambienti di apprendimento temporanei sicuri, sia online che offline, attraverso l’attuazione di programmi di recupero scolastico e di supporto all’apprendimento».

Credit foto profilo X @Bohuslavskakate

 

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