Cultura
Carmen Consoli, trionfo di una star impertinente
È stata la prima a suonare con lorchestra del conservatorio Santa Cecilia e subito dopo al Leoncavallo. Con identico successo.
Carmen Consoli ha 27 anni ed è nata a Catania, che non è propriamente il centro del mondo. Eppure ha una forza e una carica vitale così dirompente, questa ragazza sbarazzina e forse non ancora del tutto maturata, da piacere davvero a tutti. Intellettuali impegnati e gente comune, destra e sinistra, nonne, mamme e figlie.
E già, perché Carmen canta e parla soprattutto al cuore delle donne, specie se giovani e giovanissime. Che l?assediano e la tempestano di domande all?uscita della libreria Fnac di Milano (dove ha presentato il libro che il redattore di Mucchio Selvaggio, Federico Guglielmi, ha scritto su di lei) e le fanno festa al primo raduno nazionale del Fan club nato a Roma in suo nome e onore. Insomma, si può parlare di un vero e proprio ?Carmen fenomeno?. Ma la ragazza, vista da vicino, com?è?
Sguardo un po? timido e smarrito, fisico da attrice di cinema, look finto semplice e in realtà ricercato, parlantina e sorriso da donna che i microfoni, i giornalisti e tutto il gran circo dei media sa usarli a proprio uso e consumo, Carmen è una vera ?bambina impertinente? che, nello scorcio di quest?anno, ha deciso di far partire il suo tour, nonostante attentati, guerre e pestilenze geopolitiche di ogni sorta, con due piccoli-grandi eventi: il concerto all?Accademia di Santa Cecilia a Roma e quello al centro sociale Leoncavallo a Milano, organizzati per presentare il suo primo cd live (L?Anfiteatro e la bambina impertinente, Universal). Eventi che si sono trasformati in due veri e propri fenomeni di massa (e di calca) giovanile, anche a prescindere dal fatto che ad accompagnarla ci fosse non la sua solita e affiatata band, ma un orchestra in piena regola, con annessi archi, fiati, trombe e direttore in frac. Ovunque, infatti, anche in altre presentazioni del libro e improvvisati concerti live tenuti a Roma, la Consoli fa registrare il più classico ?tutto esaurito?. E scene di amore e venerazione davvero trasversali: dalle fanciulle del movimento no global a quelle di Cl, dai ragazzi di periferia ai ragazzi bene, ad ascoltare Carmen vanno davvero tutti. Perché? Be?, perché Carmen riesce a mettere assieme la ricerca musicale ?alta? con i gusti musicali popolari (i malevoli direbbero ?bassi?).
Un?innovatrice, dunque, che si è costruita una fama e un consenso consolidati ormai negli anni non solo e non certo grazie ai «mille violini suonati dal vento», corollario sonoro della colonna sonora del film di Gabriele Muccino L?ultimo bacio, ma anche e soprattutto grazie alla storia personale di una ragazza che, cresciuta nella Catania a cavallo tra anni 70 e 80, ha attraversato ansie e tormenti di tante come lei. «Volevo farmi suora», racconta a chi glielo chiede, siano ragazzi in cerca d?autografo che giornalisti che ne devono scrivere la biografia, né nasconde le simpatie giovanili per il movimento di Comunione e liberazione (quest?estate ha cantato al Meeting di Rimini), ma neppure si vergogna di raccontare delle fughe acerbe e notturne con gli amici, gli stessi di sempre, per battere tutti i locali della zona alla ricerca del ?sound giusto?.
Rock progressive, rock puro, soul e ovviamente rhythm&blues: Carmen ha iniziato così, cantando cover di Aretha Franklin, Jimi Hendrix, gli U2, i Rem, Bruce Springsteen. Cover che ancora oggi ama ripetere, nei bis, ai concerti, magari alternati a versioni stralunate di Patty Pravo, Mina, Caterina Caselli: «Ottantamila, birra e panino inclusi, a serata», ricorda sorridendo, «e i miei concittadini che, quando sono tornata da trionfatrice perché avevo appena vinto Sanremo giovani, mi dicevano: ?Carmen bedda, non è che ci ricanti quei bei pezzi in inglese che scrivesti quando non eri famosa??».
Carmen famosa lo è diventata presto, sulla scia dei Denovo e altre band musicali, restando sempre legata ai suoi compagni e musicisti degli esordi (Salvo Di Stefano, Maurizio Nicotra, Massimo Roccaforte) e grazie al discografico che l?ha lanciata, Francesco Virlinzi. Formidabili, per lei, sono stati gli anni 90: il 1996 è l?anno di Amore di plastica, il 1997 di Confusa e felice, manifesto programmatico di una voce profonda e fragile insieme, di ballate rock dure e dolci, di sensualità e timidezza, che ne hanno fatto una regina imbarazzata (e impertinente) del pubblico e dei critici.
Ma Carmen non dimentica se stessa, le sue origini, le sue passioni. Senso civile e solidarietà sono tra le sue corde migliori (ha suonato per la comunità di Sant?Egidio), come non dimentica i racconti sugli esordi siciliani, allegri e da ?ragazza come tante?.
«L?inglese non è la mia lingua, preferisco l?italiano, anzi il siciliano…», dice ridendo. Né si tira indietro se le si chiede quanti compromessi ha dovuto fare nella vita: «Tanti, ma il primo compromesso, nella vita, sta nell?essere educati. Non sempre uno ha voglia di esserlo, ma deve esserlo. I miei genitori volevano che studiassi, io invece volevo cantare. Così, quando ero una ragazzina, andavo a scuola, poi studiavo e la sera andavo a suonare nei piccoli locali». Carmen, appunto, si sente una ?ragazza semplice?, «senza la smania del successo, che come si sa è effimero», una che a quarant?anni si vede «già sorpassata dalle mode ma felice e pronta ad aprire un agriturismo con i miei amici di sempre», e che chiude così: «la felicità delle cose ama nascondersi».
Per fortuna, Carmen non si nasconde.
Chi è e che cosa fa
Carmen Consoli ha sfondato con l?album Stato di necessità (Universal, 2000) e con la canzone dell?omonimo film di Gabriele Muccino, L?ultimo bacio. La recente biografia, scritta da Federico Guglielmi (Quello che sento, ed. Giunti) ne consacra ?vita e opere?, anche se ha solo 27 anni. Esiste anche un sito a lei dedicato, www.carmenconsoli.it, e sta per nascere il primo fan club in suo nome, a Roma. Carmen è in tour con un?orchestra sinfonica per presentare il suo cd (e primo live) L?anfiteatro e la bambina impertinente.
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