Famiglia

Carlo Urbani, mio marito. Un uomo con tanti figli

Intervista a Giuliana Urbani. La moglie del medico volontario ucciso dalla Sars racconta: "In tanti stanno imitandolo. Il suo esempio ha mosso le cose".

di Gabriella Meroni

“Mi raccomando non sia troppo esagerata”. Si preoccupa, Giuliana Chiorrini, moglie di Carlo Urbani (il medico italiano morto di Sars in Vietnam a marzo scorso), che questa intervista la possa dipingere per quella che non è, che non si sente. Una donna eccezionale, la vedova di un eroe. Per carità: stare sotto i riflettori, al centro dell?attenzione, è contro la sua natura. Fosse per lei, se ne starebbe con i figli, Tommaso, Luca e la piccola Maddalena di tre anni, nella sua Castelplanio, paese di 3mila anime dell?entroterra marchigiano. E invece, da quando è morto suo marito “le tocca” (dice proprio così: “mi tocca”) girare, ritirare premi, fare discorsi, stringere mani e tagliare nastri. Vita: Una vita movimentata, la sua. Giuliana Urbani: Troppo. Spero che presto si calmi un po?. Vita: Davvero? Urbani: Sì, perché adesso è invivibile. Mi ha investito un ciclone, e c?è bisogno di un po? di pace. Vita: L?impegno nell?associazione intitolata a suo marito, Aicu, la aiuta? Urbani: Sì, sono coinvolta, anche se nel gruppo io sono quella che fa meno di tutti, ci metto il nome? e a volte mi sento in difficoltà. Perché io sono Giuliana, quindi? lo faccio con un po? di sacrificio. Mi dispiace dirlo, però è così. Vita: Che cosa farà Aicu? Urbani: Lo scopo è realizzare le idee di Carlo sul futuro dei Paesi in via di sviluppo. Ci appoggiamo a organizzazioni come l?Oms e Medici senza frontiere e ai loro progetti, perché loro conoscevano bene Carlo, sapevano come lavorava e cosa voleva: vaccinare i bambini, portare le medicine dove ce n?è bisogno, fare corsi per i medici, borse di studio. Vita: Carlo aveva uno stile particolare nel lavoro? Qualcosa che andrebbe ricordato e imitato, secondo lei? Urbani: Aveva un rapporto particolare con quelle popolazioni. Sentiva profondamente il desiderio di essere a contatto con i malati più poveri e di aiutarli. È un desiderio che ha sempre avuto, fin da quando, vent?anni fa, faceva il barelliere dell?Unitalsi al santuario della Madonna di Loreto. Ci metteva anima e corpo. Vita: Fino a mettersi in pericolo, come con la Sars. Urbani: Era il 28 febbraio 2002 quando è arrivato questo problema e Carlo è accorso subito, per primo. L?hanno chiamato dall?ospedale francese di Hanoi, dove c?era un ricoverato con sintomi strani. L?11 marzo si è ammalato e il 29 è morto. Perché lui non si tirava mai indietro, mai e poi mai. C?era bisogno e lui è andato. Vita: Grazie al suo impegno e ai suoi protocolli per circoscrivere la malattia, però, il Vietnam è stato il primo Paese a uscire dal contagio. Urbani: Sì, è stata un?epidemia circoscritta grazie a Carlo. Con il suo lavoro e le sue fatiche è riuscito a fare questo. Vita: Non è bello per lei saperlo? Urbani: È impressionante che interi Paesi come il Vietnam, e la stessa Cina, che pure ha avuto conseguenze più gravi dalla malattia, siano grati a Carlo. In Giappone hanno addirittura realizzato un documentario su di lui, e una troupe della tv di Stato è venuta qui a Castelplanio a girare. Ma sono stati anche in Vietnam, e alla sede dell?Oms a Ginevra? ricostruiranno tutta la storia. Il Vietnam mi ha consegnato due medaglie d?oro: la medaglia dell?Amicizia, che è stata creata apposta per Carlo, e quella della Salute. Poi all?anniversario della morte uscirà anche un libro, che stanno traducendo in cinese? insomma in tanti gli sono riconoscenti. Vita: Quali persone le sono state più vicine in questi mesi? Urbani: Tutti, davvero. I familiari e gli amici, ché noi ne abbiamo tanti in giro per il mondo. Amici veri, intendo. Devo solo ringraziarli. Vita: Signora Giuliana, per quanto tempo ha vissuto in Oriente con suo marito? Urbani: Nel 1996 Carlo aveva preso un anno di aspettativa dall?ospedale. Ha fatto un colloquio con Medici senza frontiere, è stato arruolato e siamo partiti tutti per la Cambogia, dove siamo rimasti un anno. Nel 2000 è arrivata la proposta dell?Oms di trasferirsi stabilmente in Vietnam per seguire le parassitosi, visto che era specialista in malattie infettive e parassitarie. Si trattava di vivere là per sempre. Vita: Lei ha accettato subito? Urbani: Abbiamo fatto un cammino insieme. Io sapevo che lui desiderava andare. Ne abbiamo parlato ai figli e ne sono stati subito entusiasti. A quel punto ho accettato anch?io, ma è stato difficile. Vita: Immagino? Urbani: Sì, la solidarietà, per carità, però lasciare per sempre il Paese in cui si è nati? l?Italia sarebbe stata per noi solo ?la vacanza?, la nostra vita sarebbe stata per il mondo. Quando siamo partiti avevo partorito da tre mesi: Maddalena è nata il 3 maggio 2000 e il 28 luglio ero ad Hanoi. Vita: Una bella fatica. Urbani: E pensare che adesso la rimpiango, quella vita. Mio figlio Tommaso soffre più di me: è rimasto affascinato dal Vietnam, ci stava bene, aveva amici vietnamiti, toccava con mano la realtà, incontrava tante persone. Non aveva ancora 14 anni quando è arrivato ad Hanoi, ha passato là gli anni fondamentali dell?adolescenza. Vita: Sa già che cosa vuole fare da grande? Urbani: Ha sempre voluto fare il medico, anche prima che morisse Carlo. Tommaso gli diceva: “Papà voglio fare il medico, ma come lo fai tu che vai in giro, non voglio stare in ambulatorio”. Adesso è ancora più deciso, dice che vuole fare medicina, poi però vedrà, ha solo 16 anni. La vita deciderà. La vita a volte cambia tutto. Vita: Vede altri operatori che ripercorrono il cammino di Carlo? Urbani: Ce ne sono tanti. Dopo la sua vicenda qualcosa si è mosso, le cose stanno cambiando, piano piano, come diceva Carlo, con pazienza. Ci sono tante associazioni che lottano, che si arrabbiano anche. Carlo diceva che non bisogna dire mai “no, questo non si può fare” e arrendersi, bisogna lottare e lottare, perché con poco si può far felici tante persone. Vita: Suo marito aveva alzato la voce, qualche volta? Urbani: Certo! Per le medicine, per esempio, perché le ditte farmaceutiche non le fanno arrivare nei Paesi poveri visto che non ci guadagnano. Questo lo faceva arrabbiare. Vita: Pensa di tornare in Vietnam? Urbani: Non lo so. Il desiderio c?è, voglio rivedere i posti dove sono stata. D?altra parte qualcosa mi trattiene. Forse è presto, ho paura. Tommaso invece ci è già andato. Vita: Da solo? Urbani: Sì, l?estate scorsa, e ci tornerà a Pasqua. Per rivedere gli amici. Vita: Cosa ha pensato dopo la strage di Nassiriya? Urbani: Anche loro erano italiani che lavoravano per una causa ben precisa, per uno scopo. Anche loro hanno dato la vita e la vita è sempre preziosa, però? Vita: Però? Urbani: Questo fatto di chiamarli eroi? Non sono eroi, secondo me. Per lo meno Carlo non lo era, era una persona come tante altre, che amava il suo lavoro e la vita e portava aiuto a chi purtroppo ha poco. Vita: Ha trovato un pochino di retorica nelle celebrazioni? Urbani: Se uno fa una cosa la fa perché nessuno lo obbliga, la fa perché lo vuole, lo sente. Invece questa parola eroe, questa parolona? proprio non mi piace. Né per Carlo né per nessun altro.

Info: Il telefono antipanico

Ha dovuto tagliare un altro nastro, Giuliana Chiorrini Urbani, il 7 gennaio al ministero della Salute. La moglie del medico morto per aver contratto la Sars mentre operava nelle zone infette ha infatti inaugurato, alla presenza del ministro della Salute Girolamo Sirchia, la sala operativa del call center per le emergenze sanitarie intitolato al marito Carlo Urbani. Il nuovo servizio telefonico, che risponde al numero 1500, non sostituisce gli interventi del 118 ma nasce per “informare correttamente la popolazione e abbassare il livello di panico” di fronte alle emergenze sanitarie che possono svilupparsi, quali la minaccia bioterroristica, l?insorgere di nuovi virus, come quello responsabile della Sars, le pandemie cicliche come quella influenzale. Il call center è strutturato su due livelli di risposta: nel primo saranno attestati 25 dei 63 medici assunti dal ministero per la gestione dell?emergenza Sars, in modo da garantire subito una risposta qualitativamente elevata; nel secondo livello subentra personale specializzato della Direzione generale della prevenzione sanitaria, che si avvale anche di specialisti esterni.

Ministero della Salute


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