Volontariato

Carlo Salvetat: costruttore di solidarietà e fraternità

Consegnato, in occasione della Festa del Volontariato di Verona, il premio "San Zeno. Ai costruttori di solidarietà e fraternità". Riconoscimento ideato dal Csv di Verona

di Redazione

È Carlo Salvetat il primo a iscrivere il suo nome nell’albo del premio “San Zeno. Ai costruttori di solidarietà e fraternità”. Riconoscimento alla sua prima edizione, ideato dal Csv Centro di Servizio per il Volontariato di Verona.
Quello a Carlo Salvetat è un premio e un riconoscimento per “una vita spesa al fianco delle persone con disabilità e per l’impegno a favorire una migliore qualità della vita per tutti”.
Il premio è stato consegnato al termine del convegno “Alla ricerca della felicità. Il volontariato agente di sviluppo sociale di una comunità” che si è tenuto a Verona negli spazi della Cooperativa Cercate, la vigilia della Festa del Volontariato che si è tenuta domenica 16 settembre nella storica cornice di piazza Bra.

«Volontario da sempre, impegnato nel sociale anche professionalmente, lavorando per anni nel dipartimento dei servizi sociali dell’Ulss prima a Venezia, poi al Chievo, membro del consiglio della Fondazione Cariverona, Salvetat ha per decenni reso operative e agevolato una serie di iniziative sociali culturali e di volontariato, incrociando il mondo della cooperazione sociale con quella dell’associazionismo, coinvolgendo anche le istituzioni sia laiche che religiose, e gli enti». Sono queste le motivazioni che la presidente del Csv, Elisabetta Bonagiunti, ha letto prima di consegnare il premio, una pergamena dedicata e una formella in ceramica raffigurante i monumenti più significativi della città a partire proprio dalla Basilica di San Zeno, nelle mani di un commosso Salvetat.

«La nascita di questo riconoscimento intende focalizzare l’attenzione sulla dimensione del valore universale del volontariato. C’è una concezione materialistica molto diffusa che vede l’azione volontaria valida solo in quanto procacciatrice di servizi. È intrinseco dell’azione di chi si mette a disposizione dell’altro prestare dei servizi. Però, il senso profondo del volontariato non consiste nel fare ma nel diffondere la pratica della fraternità», riflette Lucio Garonzi, direttore del Csv. L’intitolazione del premio a San Zeno non è un caso; un santo, come ha sottolineato in un recente discorso l’attuale vescovo monsignor Giuseppe Zenti, «singolare, che non ha temuto di immergersi nelle situazioni storiche assai complesse e calamitose, sapendole governare con rara sapienza in favore della sua popolazione».

A 81 anni suonati, Carlo Salvetat nel ricevere il premio ha raccontato i suoi 60 anni di volontariato. Era poco più che ragazzo, infatti, quando è stato contagiato da questo “virus”, come chiama lui la voglia di adoperarsi per chi ne ha bisogno. Un virus benigno che, una volta annidatosi nel cuore, nello spirito e nell’anima, non lo ha più abbandonato.

Ci racconti, dunque, il momento del “contagio”…
«È stato durante l’alluvione del Polesine. Avevo circa vent’anni ed ero studente universitario. Mi chiamarono dalla Curia, assieme ad amici e compagni, per andare ad assistere alcuni alluvionati, oltre duecento, che erano ospitati tra San Bernardino e San Zeno. Lì ho capito l’importanza del volontariato: un meccanismo strano che se da una parte ti prende molto, in termini di tempo, energia, emotività, dall’altro però è pronto a ritornarti tutto. E molto di più».

Dal suo osservatorio privilegiato, com’è cambiata l’attenzione al sociale negli ultimi cinquant’anni?
«Radicalmente. In passato, il sociale era inteso come un intervento benefico, caritatevole. Un qualcosa che se veniva elargito bene ma altrimenti pazienza: era considerato davvero un di più. Adesso invece l’orizzonte è completamente diverso: operare nel sociale è un preciso dovere istituzionale. Spetta all’ente pubblico farsi carico dei servizi».

Complice la crisi, stiamo invece assistendo a un progressivo impoverimento di risorse pubbliche a favore del sociale. Condivide?
«In parte. Senza il volontariato, l’intero sistema dei servizi sociali pubblici sarebbe in guai seri. E in un momento di ristrettezze economiche è un fatto ancor più evidente. Tuttavia, servizi sociali e volontariato, per quanto vicini, sono due mondi ben distinti. Lontano dall’essere un mero, per quanto importante, servizio, il volontariato deve riassumere in sé anche la fraternità, l’emozione e l’empatia verso il prossimo».


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