Formazione

Carlo Romeo: le mie impressioni sul Diversity Day

In ewsclusiva il commento del direttore del Segretariato Sociale Rai sull'evento, tutto dedicato ai soggetti più deboli, tenutosi a Catania nell'ambito del Prix Italia 2003

di Paolo Manzo

Senza dubbio uno dei punti forti del Diversity Day è stato il rafforzamento della presenza della comunicazione sociale all’interno di una manifestazione prestigiosa a livello internazionale come il Prix Italia. Il Prix è, da sempre, attento alla cultura del servizio pubblico radiotelevisivo internazionale, ma dedicare momenti particolari come un?intera giornata a promuovere e valorizzare le culture delle diversità ha rappresentato di per sè un evento di rilievo. La sensibilità del suo Segretario Generale, Carlo Sartori, è stata determinante per rendere possibile tutto questo. Un aspetto mi sembra però da considerare. Abbiamo presentato, nel corso della giornata, iniziative internazionali in collaborazione con altri media europei su come comunicare correttamente in tv la terza età. Abbiamo invitato i responsabili del Forum Euroepo delle Disabilità nell’Anno europeo dedicato a questo tema. Nel pomeriggio abbiamo presentato in conferenza stampa i grandi programmi di raccolta fondi con testimonial come Milly Carlucci perTelethon, Lea Pericoli per l’Airc e, per la prima volta in Rai, Trenta ore per la vita con Lorella Cuccarini. Poi, in chiusura di giornata, abbiamo presentato, in anteprima con Rai Fiction che lo ha realizzato, il cartoon Storie di Anna, che ha come protagonista una bambina con disabilità motorie. Abbiamo presentato, con Rai Sport, Sportabilia, il programma dedicato agli sport con atleti disabili. Insomma abbiamo fatto vedere fatti e protagonisti. Credo, purtroppo, che Vita sia il primo e unico giornale in ambito nazionale ad aver seguito questa giornata. Naturalmente ci è stato fatto notare che la sera del Diversity Day ci sarebbe stata la finale di Miss Italia e che, quindi, i giornalisti che seguono la tv si sarebbero occupati di quello. Con buona pace degli Aldo Grasso, dei Paolo Conti, dei Marco Mele, dei Marco Molendini, eccetera. Tutti pronti a dire che la Rai fa poco e male il servizio pubblico, che non sperimenta, che non si rinnova. Quattro righe in cronaca, come si diceva una volta, non di più e avrebbero riconosciuto al Prix Italia il merito di aver consentito questa giornata. E, magari, anche nel caso di critica, avrebbero aiutato chi in Rai, e non sono pochi, si occupa di comunicazione sociale e di servizio pubblico. Carlo Romeo


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