Volontariato

Carlo Giuliani ragazzo. Tutto nei dettagli

Recensione del film "Carlo Giuliani ragazzo" di Francesca Comencini.

di Aurelio Picca

Della battaglia di Genova, per il G8, dello scorso anno, sono decisivi i dettagli. I carabinieri, in assetto antiguerriglia, sono tutti neri, gli è colato addosso uno strato di gomma. E i poliziotti avanzano battendo i manganelli sugli scudi: la loro non è più la paura da figli di contadini, è invece una danza tribale che non ha senso. I manifestanti, come dice all?incirca la mamma di Carlo Giuliani, sono dei «cavalieri gentili, piccoli samurai, guerrieri medievali in gommapiuma». Sì, sono così, ma dal film documento di Francesca Comencini, Carlo Giuliani ragazzo, sembrano giovincelli mascherati, che giocano a una guerra incomparabilmente più grande di loro: gli ideali e i sogni, che si scontrano col potere. La mamma di Carletto (era alto un metro e sessantacinque, minuto, ben educato e istruito, generoso e libero), parla di lui e della sua morte a piazza Alimonda, con il viso di una madonna laica. Anche dal male lei tira fuori il bene. Le parole, i fatti e i ricordi non mollano l?umanità. Poi, el Piccìn, cade. Si nota uno zampillo di sangue. La camionetta che lo attraversa. Un giovane che lo tira per i piedi. La telecamera si strappa da sé. El Piccìn è un piccolo Cristo. Muore come Pasolini. E ancora dettagli: pistole puntate, e quella sequenza rasoterra che fa parlare gli scarponi delle forze dell?ordine. Sono pesanti e invadenti, eppure hanno qualcosa di infantile: stupidamente non sanno perché sono lì.

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