Formazione

Carlìn, un’ostetrica un destino

Io ho cominciato così /3: Il mitico fondatore di Slow Food racconta i suoi esordi - di Christian Benna

di Redazione

La donna che lo fece nascere il 22 giugno del 1949, aveva un cognome premonitore: Gola. Ma dovettero passare quasi quarant?anni perché Petrini comprendesse qual era la sua strada. E quando nel 1986 McDonald?s sbarcò a piazza di Spagna, lui decise che era il caso di passare alla controffensiva. E così… Sembra una storia di paese, di quelle che nascono in un?osteria e poi crescono man mano che, è il caso di dirlo, girano di bocca in bocca. Sembra, ma lui giura che è vero. Che la sua levatrice, quella che il 22 giugno 1949 lo aiutò a venire al mondo, di cognome faceva Gola. Carlin Petrini, primogenito della signora Maria Garombo, nato a Bra da famiglia piccolo borghese, papà elettrauto e mamma che dirige l?asilo comunale, sembra aver ereditato più dall?ostetrica che dai suoi genitori. Perché lui, leader del gusto eletto a filosofia, amante di una snobbissima pasta al pomodoro, eletto eroe dell?anno dal Time, candidamente ammette che «mangiar bene è sempre stata una preoccupazione ben radicata in me». Insieme ad altre cose, certo: il territorio e il viver sano, per esempio, da difendere anche politicamente. In questo, qualche influenza deve venire dal nonno, ferroviere militante nel Psi e poi nel Pcdi, finito agli arresti durante le retate squadriste del 1921. Fatto sta che dopo il diploma all?Itis di Fossano, conseguito nel 1968, Petrini si iscrive alla facoltà di Sociologia di Trento, a quei tempi la bocca di un vulcano. «Ma non ho mai frequentato i corsi», ricorda. «Mi toccava lavorare in provincia di Cuneo come rappresentate di commercio per pagare gli studi. In Trentino ci andavo solo per gli esami. Alcuni li ho dati alla garibaldina, quelli collettivi, s?intende». Rosso disincanto Nel 1971 l?impegno politico di Petrini si sposta sulle frequenze di Radio Bra Onde Rosse, la prima emittente libera d?Europa. «Eravamo una bella banda. Ricordo ancore le mattine gelate con i dischi in mano, che facevamo suonare su una vecchia radio della guerra greco-cipriota. I carabinieri ci sequestravano l?attrezzatura una settimana sì e una no». Sono anni di formazione, in cui Petrini accarezza il sogno di fare politica attiva e di ricoprire anche un ruolo istituzionale. Nel 1975 entra nel consiglio comunale di Bra come rappresentante del Pdup. «Il mio maestro era Nuto Revelli, lo scrittore del Mondo dei vinti, testimonianze di vita contadina, che è mancato lo scorso anno. Ero lontano dall?ideologia operaia, tanto che non ho mai preso la tessera di un partito». Sul finire degli anni 70 Petrini entra nel consiglio nazionale dell?Arci, che allora è la cinghia di trasmissione dei movimenti comunisti. Ma l?incanto presto si rompe. «La sinistra non ha mai tenuto in gran conto l?universo contadino. È una tara che si ripete anche oggi. Basti pensare al pensatoio bolognese di Prodi: l?ha chiamato Fabbrica. Questo è un segno di come la classe dirigente di quell?area pensi allo sviluppo solo sui binari dell?industria. Insomma, tutto il contrario di quello che penso io». Il rivoluzionario del gusto Smessi i panni istituzionali, Petrini cambia approccio. In un certo senso torna alle sue origini, e promuove la Libera ed emerita associazione degli amici del Barolo, antesignana dell?Arcigola. Un nome che la dice lunga sui principi che muovono Slow Food. «L?alimentazione è un piacere», non si stanca di affermare Petrini, «una miscela di saperi e sapori». Tutto il contrario di quel salutismo ?triste? in voga negli ultimi anni. Poco tempo dopo Carlin, come lo chiamano ancora amici e collaboratori, diventa imprenditore. Buona parte del merito è di McDonald?s. Era l?anno 1986 e tra lo sconcerto nazionale McDonald?s aveva deciso di piantare tende, cucine e patatine niente di meno che in Piazza di Spagna. Uno sbarco che agli occhi di Petrini somigliò più a un calata dei lanzichenecchi che a una operazione commerciale. Tra un bicchiere di vino e un formaggio a latte crudo gustati con calma olimpica in un?osteria, veri e propri think tank delle Langhe, Carlin e l?amico letterato Folco Portinari lanciano la sfida alla ristorazione veloce. Nasce così Slow Food, l?associazione che si oppone alla standardizzazione del gusto, difende la necessità di informazione dei consumatori e tutela le identità del territorio. Un marchio geniale che in barba alla ristorazione ?mordi e fuggi? si diffonde nell?arco di un decennio in 172 Paesi, con 82mila iscritti e sedi (in ordine di nascita) in Italia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Francia, Giappone. «Anche se da allora la mia vita è diventata tutt?altro che slow», sospira Carlin. «Anzi è frenesia pura. Sempre in giro per il mondo». Piccolo mondo moderno Nel 1989, da Parigi Petrini lancia ufficialmente il manifesto di Slow Food, tanto per ricordare che la valorizzazione del territorio «non è oscurantismo o roba da conservatori, ma cultura che guarda con rispetto a tutto il mondo». Il primo banco di prova è Milano Golosa, un assaggio di quello che diverrà il Salone del gusto a Torino, una fiera da 120mila visitatori. Nel 2002 nasce il progetto della Fondazione Slow Food per la biodiversità, che sostiene il Premio Slow Food, i Presìdi e l?Arca del gusto. Nel 2004 si costituisce il gruppo di lavoro per il primo incontro mondiale della Comunità del cibo: Terra Madre. E per finire il progetto più ambizioso, l?università di Scienze gastronomiche, ospitata a Pollenzo in un complesso costruito nel 1883 dai Savoia. Come per gemmazione, insomma, da Slow Food fioriscono mille iniziative. L?ultima nata è Cheese, la fiera internazionale sul formaggio che si terrà a Bra dal 16 al 18 settembre prossimi. Ma Carlin è un fiume in piena, non si ferma mai: «Per il 2007 lanceremo un altro corso di studi all?università di Pollenzo con la facoltà internazionale di Agroecologia contadina. In un momento di crisi dell?industrializzazione bisogna trovare il coraggio e i mezzi per valorizzare il mondo contadino, senza dimenticare il dialogo con le scienze ufficiali. E soprattutto bisogna darci un taglio con i sussidi agli agricoltori: le coltivazioni che ricevono gli aiuti sono solo quelle di grande scala che non hanno niente a che vedere con l?identità del territorio e dei piccoli artigiani». E della copertina del Time, con il riconoscimento di eroe dell?anno, che ne dice? Soddisfatto? «Beh, certo, perché negarlo… Ma che devo dire? Un premio che mi onora della fatica di tutta una vita? No, tutte balle. Mi sono sempre divertito a fare questo mestiere e continuo a farlo. Le gratificazioni arrivano così, amando la propria terra e ciò che si fa». Barba folta e bandiera rossa La ?carriera? di Petrini nell?associazione Arci sarebbe culminata nel 1979, con l?ingresso nel consiglio nazionale. In precedenza la sua storia politica lo aveva visto consigliere comunale a Bra, e fondatore nel 1971 della cooperativa Circolo Leonardo Cocito. Nel 1975 aveva fatto parte della redazione di Radio Bra Onde Rosse, prima emittente libera d?Europa. Petrini è stato studente della facoltà di Sociologia di Trento negli anni caldi post 68. Nella foto a destra, mentre riceve una laurea honoris causa a Napoli. di Christian Benna


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