Formazione

Caritas: “Difendiamo il servizio civile”

Nel comunicato che pubblichiamo: dura presa di posizione contro la circolare dell'Ufficio nazionale che prevede un calmieramento dei posti a disposizione degli enti accreditati.

di Redazione

Il percorso a ostacoli del servizio civile continua, tra dibattiti e scontri istituzionali Stato-Regioni, incertezze e preoccupazioni economiche, lentezze burocratiche e uno stillicidio di circolari che richiedono tempi di risposta così brevi da mettere a dura prova pazienza, ritmi e carichi di lavoro di Caritas Italiana e delle Caritas diocesane, ma anche di tutti gli altri enti impegnati nel servizio. Una fase che lascia segni profondi. L?ultimo colpo è stato inferto attraverso la circolare dell?Ufficio Nazionale Servizio Civile dell?8 aprile 2004 che comunica per la prima volta una sorta di calmieramento dei posti a disposizione degli enti accreditati e, quindi, invita questi ultimi a dotarsi in tempi brevissimi di strumenti necessari per l?esame e la selezione dei progetti. Un futuro dunque con molte nubi. Proprio mentre si avvia a conclusione l?esperienza del servizio civile degli obiettori di coscienza, che, solo presso le Caritas diocesane, dal 1977 ha coinvolto circa 100.000 ragazzi. Un?esperienza che dal gennaio 2005 è destinata a cedere totalmente il testimone alla proposta del servizio civile nazionale aperto ai volontari alla quale, sempre presso le Caritas diocesane, hanno già aderito 1.855 giovani (in prevalenza ragazze), ma che ? con questi presupposti ? rischia di avere le ali tarpate. A tale scopo, mentre rinnoviamo l?invito alle Caritas a far pervenire in Caritas Italiana i progetti di servizio civile dopo un esame attento e partecipato a livello regionale ed entro l?8 maggio, vogliamo condividere con loro preoccupazioni e timori. Passati i giorni caotici dell?impegno per l?accreditamento, coerentemente al nostro ruolo pastorale, dobbiamo tutti sentirci chiamati ad un momento di riflessione pacata e orientata sull?identità e il futuro del servizio civile dentro le nostre comunità, in un mondo che cambia. È chiaro che questa situazione di ?calmieramento? dei posti chiede anche una maggiore attenzione alle forme di partenariato e ci spinge da un lato a valutare ?in un confronto già parzialmente avviato con l?Ufficio nazionale servizio civile ? quali risorse aggiuntive è possibile recuperare a livello diocesano, regionale e nazionale; dall?altro lato ci coinvolge nella ricerca e nell?elaborazione di nuovi percorsi di cittadinanza solidale e forme alternative di impegno da coltivare (come ieri, ad es., l?AVS) per non far mancare ai giovani l?importante possibilità di fare un?esperienza significativa di educazione alla pace, alla partecipazione e al servizio. Un servizio che ha avuto e ha tuttora una significativa rilevanza sociale, come evidenziato da una recente ricerca svolta da Caritas italiana con riferimento all?obiezione di coscienza e come sta emergendo da un?altra ricerca in corso con riferimento al servizio civile volontario. Temi questi che non riguardano solo la Caritas e gli altri enti di servizio civile. A livello ecclesiale – per informare, sensibilizzare e fare proposte concrete ai giovani – già dallo scorso anno, è stato attivato un tavolo di confronto e collegamento che vede la partecipazione di Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Azione Cattolica Italiana e degli Uffici nazionali della Cei per la Pastorale giovanile, per la Pastorale sociale e il lavoro, per la Cooperazione missionaria tra le Chiese. Ma, accanto all?intera comunità ecclesiale, devono sentirsi coinvolte anche le istituzioni e l?intera società civile. Ecco perché lanciamo un grido d?allarme e chiediamo al Governo, al Parlamento di investire con i giovani e per i giovani, cominciando ad assicurare finalmente al servizio civile la dovuta attenzione, così come auspicato dal Consiglio Permanente della CEI (22- 27 gennaio 2001) che ne ha ribadito l?importanza ?? come percorso educativo per i giovani e come significativo contributo a iniziative e servizi utili alla comunità, in campi come quelli della salute, dell’assistenza agli anziani, agli emarginati, ai portatori di handicap, oltre che di altre necessità sociali”.


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