Welfare

Caritas Ambrosiana: la crisi forse è alle spalle, ma…

Il XVI Rapporto registra una timida inversione di tendenza degli indicatori, ma se quelli principali sembrano tornare a valori percedenti il 2008 quello che preoccupa di più è la constatazione, come sottolineato dal direttore Luciano Gualzetti che «le vittime della lunga crisi economica sono rimaste intrappolate» I dati provienti dai centri di ascolto della diocesi milanese sono stati elaborati dall'Osservatorio

di Antonietta Nembri

Timida. Così si può definire l’inversione di tendenza in atto, leggendo i dati del XVI Rapporto povertà in diocesi di Milano. Dati che dopo 8 anni di crisi vede tutti i principali indicatori tornare ai valori precedenti il 2008. Il periodo negativo è stato lungo, sottolineano a Caritas Ambrosiana, che non riescono ad andare oltre un “forse” quando parlano di “crisi alle spalle”. A destare preoccupazione, infatti, è l’aumento dei poveri cronici e dei disoccupati di lungo corso, soprattutto tra gli italiani. Anche per quanto riguarda gli stranieri i risultati dell’indagine sono in chiaroscuro. Mentre diminuiscono quelli che chiedono aiuto, “segno di una progressiva integrazione della popolazione immigrata, resta aperta la questione relativa alla delicata fase di accompagnamento dei nuovi venuti, in gran parte immigrati provenienti dall’africa subsahariana fuori dal circuito del sistema di accoglienza per richiedenti asilo”.
A elaborare i dati raccolti dai centri di ascolto l’Osservatorio di Caritas Ambrosiana.

«Registriamo dopo un lungo periodo i primi segnali di un’inversione di tendenza non sappiamo ancora quanto duraturi. Ciò che è certo, invece, è che da un lato, le vittime della lunga crisi economica sono rimaste intrappolate nella povertà», osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. «Costoro hanno spesso il nostro stesso colore della pelle e parlano la nostra lingua: sono italiani, in età matura, con bassa scolarità. Nei centri di ascolto si spartiscono le risorse con gli ultimi venuti, gli immigrati africani, in fuga soprattutto dalla fame, che hanno approfittato del caos libico, per venire da noi. Mentre dobbiamo trovare una soluzione per i primi per sostenerli nella dignità, bisogna fare una serie riflessione, al di là di isterismi e strumentalizzazioni politiche, su cosa offrire ai secondi perché possano integrarsi e non finire nel sommerso, nell’illegalità, o addirittura nelle mani del racket».


I bisogni principali 2008 – 2016 – Fonte Caritas Ambrosiana

Le persone con problemi di occupazione, che nel biennio immediatamente successivo alla crisi, erano andate aumentando in modo significativo, dal 2011 hanno iniziato a diminuire e nel 2016 hanno fatto registrare il valore più basso nell’intervallo di tempo considerato. Allo stesso modo la presenza di persone con problemi di reddito è tornata sui valori del 2008, dopo anni in cui questo tipo di bisogno registrava aumenti importanti.
In decremento anche le problematiche abitative e i problemi familiari.

In questo quadro, colpisce ancora la continua crescita tra gli assistiti di Caritas Ambrosiana, dei poveri cronici. Nel 2016 i gravi emarginati sono stati la maggioranza delle persone che hanno chiesto aiuto (52,7%), mentre erano meno di un terzo (32,1%) nel 2008.

In un contesto definito “di progressivo peggioramento della condizione sociale degli utenti dei centri di ascolto” non stupisce quindi che la sola categoria di richieste rivolte agli operatori a salire significativamente sia quella relativa ai sussidi economici, raddoppiata rispetto all’inizio della crisi (+118%).


La richieste principali 2008 – 2016 – Fonte Caritas Ambrosiana

Allarmante anche il trend dei disoccupati di lungo periodo. Dall’inizio della crisi questo gruppo è progressivamente aumentato fino a rappresentare nel 2016 il 33,8%, un terzo del campione. Un problema che pare particolarmente acuto soprattutto tra la componente maschile, nella quale la percentuale sale al 44,2%, e tra gli italiani, dove ad essere in questa situazione sono il 41,5%.

Merita, invece, una considerazione a parte la questione straniera.


Stranieri per continente di appartenenza 2016 – Fonte Caritas Ambrosiana

Pur rappresentando ancora la maggioranza degli utenti (62,4%) gli immigrati che si rivolgono alla Caritas sono numericamente diminuiti rispetto al 2008 del 33,7%. In questi otto anni, inoltre è cambiata anche la provenienza geografica. Se prima della crisi prevalevano gli immigrati sudamericani, seguiti dagli europei e quindi dagli africani, ora le proporzioni si sono ribaltate. A prevalere sono questi ultimi, provenienti soprattutto dai paesi subsahariani (42,8%) che superano gli europei (24,5%), nonostante siano proprio gli europei il gruppo etnico più numeroso in Lombardia.

Il dato indica che complessivamente le persone immigrate che si rivolgevano ai centri di ascolto hanno concluso il loro percorso di integrazione e sono uscite dall’orbita dei centri e servizi Caritas. Contemporaneamente, tuttavia, una quota di stranieri, provenienti da Marocco, Egitto, Gambia, Senegal, Nigeria e Costa D’Avorio, che ha chiesto asilo è uscita dai circuiti di accoglienza, priva di un alloggio e di un’occupazione stabile e, continuando a permanere sul territorio italiano, si rivolge ai centri di ascolto in cerca di beni di prima necessità.

In apertura Photo by Ahmed Rizkhaan on Unsplash

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.