Welfare

Caritas Ambrosiana: «Basta polemiche sulla pelle dei poveri»

Apre domani un nuovo centro di accoglienza a Magenta per 100 profughi. Don Roberto Davanzo bolla come «battuta infelice e fuori luogo» l'invito ad aprire le chiese arrivato da rappresentanti di Palazzo Marino. Oltre 3mila i profughi assistiti da ottobre dalla Caritas Ambrosiana

di Redazione

Un nuovo centro di accoglienza che potrà accogliere 100 profughi apre sabato 5 luglio a Magenta. La Fondazione della Diocesi di Milano "La Vincenziana" ha messo a disposizione nei giorni scorsi l’ex pensionato Sant’Ambrogio di sua proprietà a Magenta, in via Carlo Casati 52. Così Caritas Ambrosiana è subito intervenuta per allestire opportunamente la struttura e metterla nelle condizioni di essere operativa, facendosi carico dell'investimento economico, insieme con la Cooperativa Intrecci.
Nel frattempo continua la ricerca di spazi –  sempre presso strutture della diocesi – e soprattutto di persone competenti nel gestire l’accoglienza. All’appello ultimo in ordine di tempo ha già risposto don Flavio Riva, parroco a Cesano Maderno, che ha offerto l’ex oratorio femminile e un appartamento, dove possono essere ospitati 15, 20 profughi.
Anche la parrocchia SS. Redentore di Milano ha messo a disposizione una struttura. «E altre disponibilità stanno arrivando» assicurano dalla diocesi ambrosiana in un comunicato.

E proprio di fronte questo muoversi della solidarietà, don Roberto Davanzo, direttore della Caritas invita a non polemizzare «sulla pelle dei disperati».
Il destinatario dell’invito è Palazzo Marino. «La pressione di questi giorni per l’ennesimo arrivo in Stazione Centrale di profughi siriani può avere spinto i rappresentanti del Comune di Milano a qualche battuta infelice e fuori luogo» osserva don Roberto Davanzo. «Evitiamo polemiche sterili e strumentali sulla pelle dei poveri. Riconosciamo che, in questa circostanza, il Comune non è stato sufficientemente supportato dalle Istituzioni centrali: ancora non si vuole riconoscere che i flussi di siriani che si riversano sulla scalo ferroviario milanese sono un’emergenza, e come tale andrebbe trattata da tutti i soggetti istituzionali, predisponendo un sistema di accoglienza che coinvolga un territorio ben più ampio di quello cittadino. Tuttavia, la soluzione non può essere quella di aprire le chiese» dice chiaramente il direttore della Caritas. «Quello è un appello retorico che non porterebbe alcun beneficio ai profughi. Certo in chiesa avrebbero un tetto e poi? I bagni? La mensa? I letti? Le attrezzature? Il personale? I mediatori culturali, operatori, volontari che siano in grado di gestire la situazione? Stiamo facendo molto e faremo ancora di più. Ma non è solo una questione di spazi. L'aspetto più impegnativo è legato alle persone che devono gestire l'accoglienza, quotidianamente, in modo dignitoso. Sono oltre 3mila i profughi che direttamente e ogni giorno abbiamo assistito in questi tre mesi in strutture nostre e del Comune. La fatica e l’angoscia che leggiamo negli occhi dei siriani che arrivano alla Stazione Centrale ci spingono solo a chinare la testa e a darci da fare. Non è questo il momento della polemica, lavoriamo per trovare soluzioni. E non dimentichiamo che come Caritas e Chiesa siamo attivi per una infinità di situazioni, dai minori, alle prostitute, dai senza fissa dimora agli anziani soli»

L’ex pensionato Sant’Ambrogio del resto non è l'unica struttura della chiesa milanese attivata per questa emergenza. Si aggiunge infatti a casa Suraya (100 posti), aperta a Milano a maggio e inaugurata il 20 giugno. In questo caso sono state le Suore della Riparazione, proprietarie della struttura, a offrire i locali a Caritas Ambrosiana ed è stata la Cooperativa Farsi Prossimo con fondi propri a ristrutturare questa porzione di edificio e a gestire quotidianamente l'accoglienza con proprio personale.
È dall’inizio dell’emergenza siriani Caritas Ambrosiana, espressione dell'azione caritativa della Diocesi di Milano, collabora con le Istituzioni.

A Milano, la cooperativa di Caritas Ambrosiana "Farsi Prossimo", in virtù di una convezione con la Prefettura e il Comune di Milano ha gestito con proprio personale dal mese di ottobre 2013 l’accoglienza, prima nel centro di via Novara (100 posti) e poi quando questa struttura è stata chiusa per essere destinata ad altri ospiti, nell’ex scuola comunale di via Fratelli Zoia (quest’ultimo centro è stato recentemente riaperto con 150 posti) e da maggio, appunto, casa Suraya.
 


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