Cultura

Cari volontari vi rendiamo un bel servizio

Un radicamento che ormai si è esteso su tutto il territorio nazionale. Quasi 100mila tra prestazioni e consulenze realizzate. E molti obiettivi

di Benedetta Verrini

Un cammino iniziato nel 1995 per far crescere e sviluppare il volontariato: i Centri di servizio presentano a Roma il loro report annuale, in un convegno intitolato Numeri e attività dei Csv: cosa facciamo e cosa pensano gli altri di noi.

Che cosa abbiano fatto, sono le stesse cifre a dirlo. I 77 Centri di servizio italiani, ormai presenti, salvo che nella provincia di Bolzano, su tutto il territorio nazionale (l?ultimo a nascere è stato il Csv della Campania) hanno ormai sviluppato una rete fittissima (384 tra sedi e sportelli) di punti di servizio dedicati ai volontari. Di più: con oltre 5.300 soci, di cui 4.848 organizzazioni di volontariato, i Centri sono letteralmente governati dal volontariato stesso e, appunto, ?al suo servizio?.

Progettazione sociale
Delle oltre 95mila prestazioni (+78% rispetto al 2003) per un totale di 47.881 utenti, il centro nevralgico restano, forse anche per il recente sviluppo dei giovani Csv al Sud, le consulenze, seguite dalla promozione, dalla formazione e il sostegno alla progettualità sociale fino ai servizi logistici e l?informazione.
«Rispetto alle consulenze tecniche, che si sono sviluppate negli ultimi anni e che restano lo ?zoccolo duro? delle attività, l?esperienza dei Centri dimostra che c?è uno spazio ulteriore di accompagnamento nella crescita delle organizzazioni stesse», dice Stefano Tabò, presidente del Celivo – Centro servizi per il volontariato della provincia di Genova. «Ad esempio a Genova abbiamo svolto un?importante attività di affiancamento delle organizzazioni di volontariato nelle relazioni con gli enti pubblici. Oltre alla semplice definizione degli atti convenzionali, abbiamo lavorato per agevolare la co-progettazione e la corresponsabilità, così come suggeriti dalla legge 328».

Proprio la progettazione sociale è un?esperienza che anche il Cesvot Toscana porta avanti da anni, con un bando per l?innovazione per le associazioni. «Nel 2004 siamo riusciti a finanziare 122 progetti, dal settore ambientale fino al socio-sanitario, con risorse che non saranno permanenti ma finalizzate esclusivamente a favorire gli start up», spiega il presidente del Cesvot, Luciano Franchi. «Una parte davvero soddisfacente del percorso è stata proprio lo sviluppo del dialogo con gli enti locali, perché l?associazione ha interpretato i bisogni del territorio insieme ai protagonisti delle politiche sociali. Queste relazioni sono un vero investimento, che consentirà loro di mandare avanti i progetti anche in assenza di nuovi finanziamenti».

Oltre alle iniziative sostenute (1.642 nel 2004 con un investimento di circa 12 milioni di euro), i Centri di servizio puntano sempre più ad allargare il loro peso anche sul fronte della promozione. «Il nostro impegno è volto a far conoscere sempre più il volontariato a tutti, in particolare ai giovani», spiega il presidente del Coordinamento dei Csv, Marco Granelli. «Gli ultimi dati Istat hanno rivelato una sostanziale caduta del coinvolgimento dei giovani nel volontariato, che sono passati da un 30% nel 1995 al 22% nel 2003. è una tendenza da rovesciare e per questo i Csv, che nell?ultimo anno hanno investito oltre 2 milioni e 600mila euro nella promozione, hanno indirizzato il 25% di queste risorse per iniziative nel mondo della scuola».

«L?obiettivo è far scoprire i valori e la forza attrattiva del volontariato a tanti giovani che ancora non lo conoscono, per favorire un ricambio generazionale che rappresenta il futuro della solidarietà», dice Renzo Guglielmi, presidente del Lausvol di Lodi, il cui Sportello Scuola Volontariato, realizzato sul territorio in convenzione con il provveditorato, è ormai un modello a livello nazionale.

Altra grande dorsale delle attività dei Csv è, non a caso, la formazione. «Solo da qui passa la vera crescita, il salto di qualità del volontariato, che deve andare oltre alle sue competenze specifiche e imparare a gestirsi, a dialogare con il mondo esterno», spiega Luciano Dematteis, presidente del Csv Idea Solidale di Torino. «In questi anni abbiamo sviluppato due grandi filoni di formazione, che interessano trasversalmente qualsiasi organizzazione: il fund raising, con una serie di corsi intensivi che hanno riscosso un ottimo successo, e la comunicazione interna ed esterna».

Qualità e bilancio sociale
Ottimi risultati che spianano la strada verso le sfide future, «verso maggior trasparenza e qualità», sottolinea Granelli, ricordando che ormai il 70% dei Csv ha sviluppato Carte dei servizi. A questo si aggiunge uno sforzo per l?adozione dei bilanci sociali: 13 Csv l?hanno fatto nel 2003, 22 nel 2004. «Serviva uno strumento che permettesse l?espressione di una serie di valori, come la ?mission?, che non potevano essere ricondotti a una mera espressione numerica», spiega Luigino Vallet, responsabile del Gruppo bilancio sociale di Csv.net e presidente Csv Valle d?Aosta.

Attraverso il contributo di soggetti con una lunga esperienza in materia (Cgm e la società Seneca), il gruppo è riuscito a realizzare un ?modello di bilancio sociale? da diffondere tra i vari Csv che sarà presentato al direttivo prima di Natale. «Per l?anno prossimo», prosegue Vallet, «c?è già l?ipotesi di allargare questo percorso formativo anche alle organizzazioni di volontariato che hanno intenzione di redigere il bilancio sociale».

Il caso art.15
Stop alla querelle sulle risorse, arriva “Progetto sud” insieme ad Acri

Il 18 ottobre un accordo di portata storica (per le proporzioni, ma anche per la durata della querelle che l?ha preceduto) ha messo la parola fine all?annosa questione dei fondi speciali del volontariato previsti dalla legge 266/1991, che per quattro anni ha visto contrapposti i Csv da una parte, e ministero del Tesoro e fondazioni dall?altra. Il punto di non ritorno, sul piano strettamente processuale, era stato la sentenza del Tar Lazio che, poco prima dell?estate, aveva dato ragione al ministero stabilendo che il volume degli accantonamenti delle fondazioni doveva per forza essere ridimensionato a norma dell?Atto di indirizzo Visco. Dunque, ?praticamente dimezzato?, avevano puntualizzato in più occasioni i Centri di servizio per il volontariato.

Dal mese di giugno fino a ottobre sono accadute molte altre cose: la contestata (e in seguito abbandonata) iniziativa del governo per rimettere mano d?imperio all?art. 15 della legge 266/91 all?interno del ddl Competitività. Ma anche, e soprattutto, l?apertura di un tavolo di discussione fra le parti in causa che ha condotto, il 18 ottobre, a ?Progetto Sud?. Cosa comporta questa intesa per i Csv? Prima di tutto, il fatto che «i soggetti firmatari, a partire dalle fondazioni d?origine bancaria e dal Forum del terzo settore», ha spiegato Marco Granelli, presidente di Csv.net, «riconoscono il prezioso ruolo svolto dai Csv e si impegnano a promuoverne l?attività in un quadro di miglioramento dell?efficacia della loro azione». Ciò avverrà sia attraverso il primo obiettivo dell?intesa, volto a rafforzare l?infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno (per cui saranno versati 323,7 milioni di euro nel 2006 e, a seguire, circa 20 milioni di euro all?anno). Ma, soprattutto, attraverso il secondo obiettivo, relativo all?adeguamento dell?art. 15.

Questo, per dirla con Granelli, «è il potenziamento del sistema dei Csv, che renderà più efficace la loro azione e più accelerato ed equamente distribuito tra Nord e Sud, il loro finanziamento da parte delle fondazioni». Una volta a regime l?accordo, le risorse annuali previste dall?art. 15 (pari a circa 100 milioni di euro l?anno), saranno così ripartite: 20% per il ?Progetto Sud?, gestito da fondazioni e volontariato; 50% ai Csv, come previsto dall?atto di indirizzo Visco; 10% ai Csv come integrazione; 20% ai Csv del Sud che oggi si trovano con risorse inferiori rispetto al Centro-Nord. «Una soluzione che mantiene le risorse al volontariato», conclude Granelli, «chiamandolo a governare il proprio sviluppo con le altre componenti della società civile e non dipendente da esse o dalle istituzioni».

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