Volontariato
Cari vip, fate come Diana
Spettacolo Tra i tutori a distanza molti sono famosi. A volte poco esemplari
di A. Capannini
Le adozioni a distanza sono anche un affare da vip. All?esercito dei sostenitori dei bambini poveri si aggiungono sempre più spesso cantanti, attori, sportivi, e anche uomini politici. E se i pur numerosi personaggi famosi non bastano a spiegare i milioni di italiani che hanno deciso di impegnarsi, è innegabile che anche grazie a loro molti cittadini comuni si siano avvicinati a questa forma di solidarietà. Qualche nome? C?è solo l?imbarazzo della scelta: si va dai giocatori del Milan Paolo Maldini e Sebastiano Rossi, che sostengono due bambini etiopi, a Bruno Pizzul (tre piccoli brasiliani), la sciatrice Stefania Belmondo (una bimba del Mozambico), Caterina Caselli (tre bosniaci), la giornalista Miriam Mafai (un piccolo ghanese), l?attore Sergio Castellitto con la moglie Margareth Mazzantini (due fratelli di Sarajevo); il regista Ettore Scola e Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, che hanno adottato tramite l?organizzazione ?Salaam Ragazzi Dell?Olivo? (telefono 06/8417801), alcuni bambini della Palestina. Il rapper toscano, è anche volato a trovare la piccola che sta mantenendo agli studi. E anche la principessa Diana d?Inghilterra, nel suo recente impegno a favore dei bisognosi, aveva deciso di sostenere a distanza alcuni piccoli sofferenti. Ma non tutti i vip si comportano come lei. Molti infatti, dopo il lancio stampa che annuncia la loro generosità, ?mollano? l?assistito senza troppi complimenti. Ma strappare i nomi dei ?fedifraghi? alle associazioni è un?impresa impossibile. «Le adesioni dei personaggi famosi sono solo un?astuzia per farsi pubblicità» dice Nazareno Pampado di Reach Italia, deluso da qualche amministratore locale scopertosi solidale per lo spazio di una campagna elettorale. E Marco Nikiforos di Assefa denuncia: «Alcuni cantanti famosi, da noi contattati, hanno accettato di adottare un bambino, poi però hanno chiesto chachet proibitivi per esibirsi a favore della nostra associazione. Un po? incoerente, no?». Non solo. Se è vero che il rischio di una dismissione di responsabilità riguarda tutti noi, figuriamoci i vip. Per loro, oltre a un po? di pubblicità gratis, un?adozione a distanza può costituire una scusa per dichiarare nelle interviste: «Sì, guadagno molto, ma faccio anche beneficenza». Troppa cattiveria? L?abbiamo chiesto ai diretti interessati. Per Michele Placido, ad esempio, il problema non si pone. «No, adottare a distanza non è un modo per mettere a tacere la nostra coscienza» ci ha detto. «Io mantengo agli studi tre bambini del Paraguay tramite i Padri redentoristi. Il mio è un piccolo contributo, lo so, ma ne avverto la responsabilità». Anche Maria Grazia Cucinotta, la bella attrice da poco testimonial di Italia Solidale, a sua volta madre a distanza, difende la propria scelta dalle accuse di ipocrisia. «L?adozione a distanza è un?idea geniale, perché permette a un bambino di vivere meglio rimanendo in famiglia. Costa poco? Vero, ma meglio così. E? un modo per invogliare tutti a rendersi utili». E i politici? Alcuni di loro, in passato, non hanno brillato per fedeltà, come Pietro Folena, che dopo aver sostenuto per tre anni un bimbo palestinese non ha rinnovato l?impegno. Ma per un onorevole che va, un altro ne arriva. La signora Linda Giuva ci ha detto infatti che lei e il marito Massimo D?Alema stanno pensando all?adozione a distanza. Anche se… «Il rischio di farlo per togliersi sensi di colpa esiste» dice Linda Giuva. «Ma non scoraggiamo le persone accusandole di scarso impegno. Queste sono comunque forme di solidarietà da incrementare. Ognuno faccia quello che può con il massimo di consapevolezza. Le occasioni che mettono alla prova il nostro egoismo non vanno evitate, anzi».
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