Formazione

Cari prof, ridateci 150 euro al mese

Da gennaio docenti e personale della scuola avranno un prelievo forzoso in busta paga di 150 euro al mese, perché il ministrero dell'Economia ora rivuole indietro gli scatti di anzianità pagati nel 2013. Protesta del ministro Carrozza, di Renzi e del web

di Redazione

Non sapendo più cosa tassare, iniziano a volere indietro i compensi. E lo fanno trattendendo soldi dalla busta paga, in “comode rate” mensili da 150 euro. Lo hanno fatto con decisione unilaterale, senza nemmeno avvisare, dandone comunicazione in una nota che il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ministro Saccomanni e viceministro Fassina (fino a due giorni fa) ha pensato bene di emanare di soppiatto il 27 dicembre. (Un periodo fertile per i colpi di mano: l’anno scorso, negli stessi giorni, un altro Governo scorso aveva annunciato con una mossa a sorpresa che dal 1 gennaio 2013 l’Inps avrebbe considerato il reddito di entrambi i coniugi anziché il reddito individuale per riconoscere la pensione di invalidità). Per Matteo Renzi, segretario del Pd, roba che sembra di stare «su scherzi a parte».

I primi a subire questo trattamento vergognoso sono gli insegnanti statali, che a partire dallo stipendio di gennaio si vedranno decurtato di 150 euro il loro già magro stipendio, fintantoché non avranno restituito allo Stato i soldi che lo stesso Stato aveva dato loro nel corso del 2013, pagandogli gli scatti di anzianità maturati. Ora quei soldi lo Stato li chiede indietro, anzi se li riprende in maniera forzosa. La beffa è che per pagare tali scatti era stato tagliato il Fondo di Funzionamento delle Scuole, «taglio contro cui molti di noi docenti avevamo protestato perché sospettavamo che quelle somme, tolte alla scuola, non sarebbero state investite per la scuola», dice Mila Spicola, insegnante, membro della direzione nazionale del Pd, promotrice di una petizione per chiedere al ministro Saccomanni di ritirare la nota del 27 dicembre, petizione che su change.org ha già ampiamente superato le 10mila firme.

«Come si fa a richiedere, anzi, a decurtare senza permesso, senza avvertire, il già magro stipendio dei docenti e dei lavoratori della scuola di una somma così consistente? Soldi percepiti e spesi da persone che sostengono famiglie con uno stipendio che va dai 1.300 E ai 1.700 euro?», si chiede Spicola. «Non era mai successo di sottrarre ai lavoratori dello Stato somme giustamente guadagnate e percepite con una modalità così brutale. Subiamo dal 2009 il blocco di uno stipendio che è già il più basso d’Europa, decurtarlo in questo modo è un’offesa sintomatica dello spregio per il nostro lavoro». La lettera che i docenti hanno inviato a Saccomanni e Letta dice che «saremmo, siamo e siamo stati pronti a fare sacrifici per il Paese e per la Scuola, ma non così, visto che sono soldi sottratti alla Scuola, sottratti ai docenti e spariti negli altri mille rivoli delle spese inutili, frantumate e definite con logiche che non condividiamo. Certamente non ci sacrifichiamo per garantire altrui privilegi. Il nostro salario è ingiusto da decenni, ma vedersi rubare parte dello stipendio in questo modo è un'offesa precisa e mirata e non corrisponde ai propositi dichiarati di un Governo che si era insediato con la promessa del “nessun taglio alla scuola”».

«Ho chiesto al Ministro Saccomanni di sospendere la procedura di recupero degli "scatti" stipendiali per il 2013», ha twittato nel tardo pomeriggio il ministro Maria Chiara Carrozza (non sapeva nulla quindi della decisione di Saccomanni, non poteva fare pressioni prima che la nota del 27 dicembre venisse emanata? Sarà…), mentre già prima il responsabile scuola e welfare del Pd, Davide Faraone, aveva detto: «Siamo all’assurdo: dopo i diritti acquisiti e i diritti offesi siamo giunti ai diritti restituiti. Mi auguro che tutto ciò sia un equivoco. Rimango sorpreso perché ancora una volta si va a punire col segno meno l’unica categoria di lavoratori dello Stato che ha prodotto nel 2013 un segno più».

In serata è arrivata la doccia fredda di Saccomanni: «il recupero delle somme relative agli scatti degli stipendi del personale della scuola è un atto dovuto da parte dell’amministrazione», ribadisce una nota del Mef, visto che è in vigore un provvedimento che ha esteso il blocco degli scatti a tutto il 2013 (il Dpr n. 122 entrato in vigore il 9 novembre 2013). «Se poi il ministro Carrozza – spiegano al ministero dell'Economia – all’interno del suo dicastero riesce a individuare economie, razionalizzazioni di spesa che consentono di recuperare una cifra sufficiente da utilizzare per il pagamento dello scatto in questione ovviamente questo si farà».

«L'applicazione della Costituzione sul diritto allo studio è all'inizio del nostro provvedimento – aveva detto il premier Enrico Letta lo scorso 9 settembre, quando il Consiglio dei Ministri licenziò il decreto sulla scuola. «Ci interessa ricominciare a investire sulla scuola e l'istruzione dopo anni di tagli perché sono il centro per il rilancio del nostro Paese. Abbiamo messo a punto alcune prime risposte, ne verranno altre». Abbiamo visto. 

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