«La scuola deve essere in presenza: nessuno si pone il problema di chiudere i Centri commerciali». Tina Gesmundo, preside del liceo scientifico Salvemini di Bari non ha dubbi. Oggi la dirigente scolastica ha accolto i suoi studenti «in maggioranza vaccinati contro il Covid». Obbligo di mascherina Ffp2 per tutti, e poi in ogni aula del liceo, docenti e ragazzi, troveranno i purificatori d’aria che la preside ha acquistato con i finanziamenti del Governo (Decreto sostegni-bis): 70 mila euro alla scuola di cui 30 mila per comprare le apparecchiature. «Soldi ben spesi» dice la dirigente.
Fin qui una storia esemplare che però pone un bel problema: ma perché quanto fatto da Tina Gesmundo non è stato fatto in tutte le scuole?
Il Decreto sostegni-bis aveva stanziato 350 milioni di euro per garantire l'avvio dell'anno scolastico 2021/2022 alle scuole statali. Fondi destinati, nel dettaglio, all’acquisto di dispositivi di protezione e di materiale per l’igiene, ad interventi a favore della didattica per gli studenti con disabilità, al potenziamento degli strumenti digitali e, come detto, per l’adattamento degli spazi interni ed esterni e delle loro dotazioni allo svolgimento dell’attività didattica in condizioni di sicurezza. “I dirigenti scolastici – recitava la norma – potranno utilizzare le risorse anche per l’acquisto di servizi professionali, di formazione e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per l’assistenza medico-sanitaria e psicologica e per l’acquisto di strumenti per l’aerazione e di quanto ritenuto utile per migliorare le condizioni di sicurezza all’interno degli Istituti”.
Ai 2000 presidi (su 8000) che oggi dicono “chiudiamo le scuole e facciamo lezione in Dad perché non è stato fatto niente”, bisogna a questo punto domandare “Ma voi cosa avete fatto? Come avete utilizzato quei fondi (da 40mila eruo e 70 mila per ogni scuola)? Dove sono spariti?”.
E l’Associazione nazionale presidi invece di lamentarsi rispetto alle istituzioni (Governo, Regioni, Comuni e provincie) dovrebbe esigere dai suoi associati un rendiconto alla comunità scolastica e non solo di come gli ingenti fondi pubblici messi a disposizione delle scuole siano stati spesi ad oggi.
Pur dimenticando i 120 milioni buttati per i 434mila banchi a rotelle non si può non sottolineare le ingenti risorse che in questi due anni sono stati messi a disposizione della Scuola come sistema: si pensi ai 60 mila insegnanti immessi per concorso nella scuola quest’anno; ai 70 milioni in favore degli enti locali competenti in edilizia scolastica con il Decreto legge del 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021; ai 150 milioni per piano estate; ai 320 milioni dell’Avviso PON pubblicato lo scorso 27 aprile e in scadenza il prossimo 21 maggio; non si possino poi dimenticare il Decreto Cura Italia che il Decreto Ristori del 2020. Ciascun decreto ha messo a disposizione delle scuole italiane 85 milioni di euro, per un totale di 170 milioni di euro per scuole statali del primo e secondo ciclo per attrezzarsi con:
- Dispositivi digitali individuali (come notebook, Chromebook e tablet)
- Piattaforme digitali per l'apprendimento a distanza (anche sottoforma di canone)
- Connettività di rete
Il Piano di azione pluriennale per il Sistema integrato 0-6 anni approvato lo scorso 8 luglio in Conferenza Unificata ha messo a disposizione risorse del Fondo nazionale per il Sistema integrato, che il Ministero assegna direttamente ai Comuni, in forma singola o associata, sulla base delle programmazioni regionali per ciascuna delle tre annualità, 2021, 2022 e 2023, le risorse assegnate ammontano a 309 milioni di euro.
Al Commissario Figliolo sono state dati 92 milioni per fare tamponi gratuiti nella scuola.
Infine, come sottolineato da Mario Draghi “siamo pronti a fare bandi per 5 miliardi di euro nel Pnrr: 3 miliardi per asili e scuole dell’infanzia, 400 milioni per le mense, 300 milioni per le palestre, 800 milioni per nuove scuole e 500 per la ristrutturazione degli istituti e la messa in sicurezza”.
Tante risporse per tutti, Regioni, provincie, comuni, singole scuole. Perché Emiliano o De Luca non ci raccontano cosa hanno fatto con questo denaro?
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.