Non profit
Cari no global, la pace non è anti
Perugia-Assisi. Una lettera di Bobba. "Avverto un clima pericoloso. Una voglia di mettere un cappello politico a un grande appuntamento di popolo".
di Luigi Bobba
Davanti ad appuntamenti così carichi di valori, di attese e di idealità a volte è lecita la chiarezza delle parole e un pizzico di intransigenza. Per questo alla vigilia della Marcia della pace Perugia-Assisi, mi sono sentito di dire: “giù le mani dalla marcia”. Si respira un clima ambiguo attorno, una voglia serpeggiante di imporre logiche vecchie a un mondo e a un popolo che invece quelle logiche si è lasciato definitivamente alle spalle. Ho sentito, e letto, molti leader no global proclamare il significato di protesta antigovernativa dell?appuntamento di domenica. Non siamo lì per quello; non siamo lì per farci mettere un ennesimo cappello sulla testa.
In questi mesi intensi una cosa mi sembra di aver chiara di questo movimento che ha segnato così nel profondo la società civile italiana: che si tratta di un movimento plurale, cui è impossibile mettere etichette, o stringere in appartenenze politiche. Non è un caso che da un recente sondaggio del Coesis, presentato proprio alla recente conferenza delle Acli di Orvieto, sia emerso che sulle domande fondamentali riguardanti il destino nostro e del pianeta, la metà degli elettori abbia detto di non sentirsi rappresentata da nessuna delle parti politiche.
Ora, invece, proprio alla parte più consapevole e sensibile di questo elettorato ?smarrito? dalla politica, si vuole imporre un?etichetta politica. E su base di quale logica? Quella, vecchissima dell??anti?. Anti governo, innanzitutto. Ma poi anti Europa, come abbiamo visto nei giorni scorsi a Roma. Anti Onu, e via andare?
Con solerzia inesorabile Angelo Panebianco, dalle colonne del Corriere della Sera, ha colto l?occasione per confermare l?antico schema: il movimento si muove solo con dinamiche antagoniste. Non ha proposte da fare, non ha visioni innovative da proporre.
La marcia Perugia-Assisi sarà una buona occasione per smentire lui e quanti gli hanno offerto ancora una volta l?occasione per spargere dalla prima pagina del quotidiano più letto d?Italia, simili certezze. Del resto a Panebianco basterebbe ricordare che mentre i leader no global, sotto la consueta illuminazione mediatica, seminavano letame davanti alla casa di Berlusconi e gridavano i loro slogan anti Europa, noi stavamo consegnando al presidente della Commissione, Romano Prodi l?appello sottoscritto da più di 800 associazioni per cambiare l?articolo 2 della nascente Costituzione. Abbiamo proposto una modifica che, con una formula modernizzata, si richiama all?articolo 11 della nostra Costituzione, cioè il ripudio della guerra come mezzo per la soluzione delle controversie internazionali e la scelta di investire sugli organismi multilaterali come unica via per promuovere la pace e lo sviluppo. Ci è stato detto, realisticamente, che oggi sarà difficile inserirla, ma che è fondamentale farsi carico di simili istanze e lavorare per farle diventare coscienza comune. E di sicuro non ci tireremo indietro.
Così come non ci siamo tirati indietro dal sostenere la campagna No dumping, contro la politica assurda che copre di sussidi l?agricoltura dei Paesi ricchi e strangola quella dei Paesi poveri. Un problema tanto reale da portare al fallimento del recente vertice di Cancun, dove una rappresentanza inedita e imprevista di Paesi delle ?seconde linee? ha smascherato l?insostenibilità della posizione occidentale ed europea in particolare.
Insomma, il movimento si muove, eccome se si muove. Con il suo dinamismo fatto di tante piccole reti sta ricucendo tessuto sociale su quel vuoto enorme che la politica ha lasciato attorno alle grandi domande che riguardano il nostro destino. La politica, alla Perugia-Assisi, ha davvero solo da ascoltare e imparare.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.