Politica

Cari ministri, “liberate” i 200 milioni per l’impresa sociale

Per far partire il nuovo pacchetto “Italia Economia Sociale”, mancano solo le firme dei tre dicasteri competenti: Andrea Orlando (Lavoro e Politiche Sociali), Daniele Franco (Economia e Finanze) e Giancarlo Giorgetti (Sviluppo Economico). Perché aspettare?

di Redazione

Ci sono circa 200 milioni di euro, che potrebbero costituire un importante volano per l’imprenditoria sociale in un momento cruciale, in attesa di essere definitivamente sbloccati. Negli ultimi mesi infatti il Mise, dopo una serie di confronti con i soggetti interessati, ha messo mano alla revisione del programma “Italia Economia Sociale”, un pacchetto di incentivi finalizzato alla nascita e alla crescita di imprese che operano per obiettivi di utilità sociale e di interesse generale.

La “vecchia” misura aveva limiti strutturali. Confidiamo nella nuova versione

Eleonora Vanni

La prima versione del programma (decreto del Mise del 3 luglio 2015, divenuto operativo nel novembre del 2017), pur avendo intercettato e finanziato, per quasi 45 milioni di investimenti attivati (su 223 disponibili), iniziative di grande valore sia sul piano strettamente imprenditoriale sia su quello dell’impatto sociale, rischiava di finire in un vicolo cieco, anche a causa di procedure attuative da rivedere. Ora però il quadro normativo è cambiato. «E non poco: le modifiche apportate e in via di perfezionamento, dall’incremento del fondo perduto all’apertura rispetto ai progetti di rete, anche in una logica di distretto diffuso, possono davvero trasformare l’incentivo in uno strumento in grado di dare un importante contributo alla crescita delle realtà di economia sociale del nostro Paese», spiega a Vita.it Vincenzo Durante di Invitalia, l’Agenzia per lo sviluppo del Paese responsabile, in qualità di soggetto gestore, dell’attuazione del programma.

Che le cose stiano davvero così lo auspicano anche Eleonora Vanni e Stefano Granata, rispettivamente presidenti di Legacoopsociali e Federsolidarietà/Confcooperative, i due maggiori network di rappresentanza della cooperazione sociale in Italia. «Si tratta di una misura particolarmente importante e significativa, ma che scontava qualche difetto di progettazione che speriamo sia superato nella nuova versione», conferma Vanni. In effetti si tratta della prima misura di sostegno alle imprese sociali messa a punto dal ministero dello Sviluppo economico, un segnale “culturale” da non sottovalutare. «La revisione della misura, se effettivamente andrà nella giusta direzione, potrebbe essere valorizzata anche nella promozione di filiere produttive di imprese sociali, penso per esempio al comparto del riuso e dell’economia circolare, a forte ricaduta economica ed occupazionale ed estremamente coerente con i principi di sostenibilità e impatto richiesti dal Pnrr», sottolinea Granata.

Potenzialmente è uno strumento importante per le nostre filiere produttive

Stefano Granata

Per dare disco verde alla nuova misura però mancano ancora alcuni passaggi. Il decreto istitutivo, come detto, è del Mise. E lo stesso Mise ha di fatto riscritto il provvedimento. La revisione necessita tuttavia di un ulteriore decreto firmato di concerto con gli altri due ministeri competenti: il Mef e il ministero del Lavoro. Sarà quindi compito anche del dicastero del ministro Andrea Orlando, viste anche le prerogative del ministero del Lavoro in materia di Terzo settore, spingere sull’acceleratore e dare il via libera al perfezionamento dell’iter di revisione normativa. Ma vediamo dunque in sintesi le novità del nuovo “Italia Economia Sociale”.

Ampliamento dei destinatari
Oltre alle imprese sociali sono state inserite, tra i soggetti beneficiari, le imprese culturali e creative, costituite in forma di società di persone o di capitali. Un allargamento della platea che andrebbe sostenuto con un extra budget, così come richiesto dalla cooperazione sociale e, più in generale, dal Terzo settore…


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Nell'immagine di copertina (Photo by Sintesi) Andrea Orlando, Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti, rispettivamente ministri del Lavoro e delle Politiche sociali, dell’Economia e delle Finanze e dello Sviluppo economico

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