Non profit
Cari media, facciamo un patto di qualit
Gli enti del sostegno a distanza lavorano a un'alleanza con il mondo della communicazione
Gli equivoci sul sostegno a distanza sono ancora tanti, troppi. Quel piccolo versamento mensile fatto da due milioni di italiani, che produce circa mezzo miliardo di donazioni l?anno e mobilita centinaia di organizzazioni nei Paesi più poveri, ha bisogno di essere ?capito? di più. Perché è sempre radicata l?idea che sia una sorta di ?adozione? di un singolo bambino nel suo villaggio. Ma anche, all?opposto, che sia un semplice contribuito per la costruzione di un pozzo, per una classe di bambini, per una vaccinazione di massa, senza nulla sapere della realtà sociale verso cui si fa solidarietà. «Per questo è necessario fare un nuovo scatto culturale», avverte Corrado Oppedisano, presidente del Ccs Italia e portavoce del Forum permanente per il sostegno a distanza, che il 13 novembre ha invitato a Genova alcuni operatori di comunicazione italiani (Rai, Segretariato sociale, Usigrai, Vita), oltre al Forum del terzo settore e alla Commissione di vigilanza Rai, per la conferenza Sostegno a distanza, informazione e solidarietà.
L?incontro mira ad «avviare la costituzione di un Tavolo di consultazione e di lavoro aperto a tutti i soggetti del settore, in cui si possa riflettere come andare oltre il caso, l?emergenza o il testimonial», spiega Oppedisano, «e valorizzare il lavoro e le competenze delle organizzazioni, dando finalmente voce alle comunità del Sud del mondo». Proprio da Genova, teatro della dolorosa vicenda della piccola Maria, la bambina bielorussa contesa tra la famiglia Giusto e il governo di Minsk, parte l?invito ai giornalisti e alla tv a non cedere alla tentazione dello scoop o di un?informazione appiattita e miope, ma a «trasformarsi in divulgatori di vera intercultura, dialogando con le associazioni che conoscono bene i contesti locali in cui si sviluppa il disagio. Su questo ci rendiamo conto di essere poco consultati anche dalle istituzioni, quando potremmo rappresentare un importante serbatoio di conoscenza dei territori, oltre che ponte di dialogo tra le comunità».
Questo è l?altro fronte su cui il convegno di Genova intende puntare. «Chiediamo al ministro per la famiglia Rosy Bindi, che sarà nostra ospite, di riconoscere pienamente il ruolo degli enti del sostegno a distanza», continua, «e di aprire un tavolo interistituzionale per giungere a un?anagrafe nazionale del Sad riconosciuta dal Consiglio dei ministri. Credo che il lavoro fatto dalle nostre organizzazioni sia già notevole: dalle Carte dei principi fino all?Anagrafe, non si tratta che di fare tesoro di ciò che è già stato prodotto e di riconoscerlo nell?ordinamento dello Stato».
Info: www.forumsad.it
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