Welfare

Cari detenuti un direttore saluta, ma ne arrivano 60

Ornella Favero, coordinatrice della redazione di "Ristretti Orizzonti" accrescerà questa rubrica con nuove testimonianze dal carcere.

di Riccardo Bonacina

Da questa settimana passo la mano, dopo quasi un anno di dialogo con i tanti detenuti e associazioni di volontariato carcerario che ci scrivono e telefonano. Passo la mano a qualcuno che, ne sono certo, saprà rinnovare e rilanciare questo spazio che è uno dei più autentici motivi di orgoglio, sin dal primo numero, di questo settimanale. In un momento particolarmente buio del sistema della giustizia in Italia (davvero al peggio non c?è mai fine?) abbiamo deciso di affidare questa rubrica alla redazione del giornale carcerario Ristretti e alla sua coordinatrice, Ornella Favero. Una redazione che da anni è anche punto di riferimento per tutte le altre esperienze e tentativi di informazione nati all?interno delle carceri italiane. Una scelta che spero significhi da una parte, la possibilità di un dialogo, se possibile, con ancor meno mediazioni e, dall?altra, la possibilità per un?esperienza preziosa e già apprezzata di crescere ancora e di affacciarsi con ancor maggiore autorevolezza sulla scena dell?informazione nazionale. Ancora due cose: sia chiaro che questo passaggio coincide con la decisione di un nostro più radicale impegno nel raccontare le storie dal carcere e, infine, un grazie sincero. Riccardo Bonacina Ci chiamano spesso ?giornalini?. Forse lo siamo, ma certo è ora di uscire dall?età dell?infanzia cui qualcuno vorrebbe inchiodarci, assieme ai detenuti che li fanno (non a caso, in carcere si parla sempre con i diminutivi, veri e propri infantilismi: spesino, domandina, giornalino?). A Firenze, i giornali e le altre realtà dell?informazione dal carcere si sono ritrovati recentemente con una idea fissa in testa: stare insieme per contare di più e per contribuire con forza a rendere il carcere più trasparente. Sono due anni che esiste un Coordinamento che faticosamente lavora a tenere insieme le 60 testate esistenti nelle carceri italiane, ma l?impresa è complessa perché si tratta di giornali molto diversi: dallo storico La grande promessa, che compie 50 anni, a Liberarsi (realizzato ?fuori?, raccoglie prevalentemente lettere di detenuti), a Magazine Due (San Vittore), uno dei più solidi assieme a Ristretti orizzonti (Casa di reclusione di Padova e Carcere femminile della Giudecca), ai giornali degli istituti penali minorili e degli ospedali psichiatrici giudiziari, a Ragazze fuori, tutto di donne (Empoli), a Il filo di Arianna (Eboli, istituto a custodia attenuata). Giornali che si occupano di informazione, ma che anche raccontano storie personali, che servono a sfogare la rabbia e il disagio. Ci vorrebbe un salto di qualità, una maggior consapevolezza del fatto che informare di più e meglio dal carcere significa, per i detenuti, vivere un po? più decentemente e riuscire a essere meno isolati: l?inizio di questa rubrica può esere un segno. Perciò, ringraziamo Vita e chiediamo a tutti i suoi lettori (dentro e fuori il carcere) di aiutarci e sostenerci.


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