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Cari deputati polisti

Parlamento e Società civile. Un senatore diesse, Nuccio Iovene, con un passato nell’associazionismo, si rivolge ai colleghi del centrodestra.

di Nuccio Iovene

La settima edizione di Civitas è stata un enorme laboratorio di idee, proposte e iniziative da parte del Terzo settore. è stata anche l?occasione per fare un bilancio sul rapporto con la politica, e in particolare un?occasione per misurare lo stato di salute di uno strumento specifico, il ?Tavolo di consultazione permanente tra i parlamentari e il Terzo settore?.
Il Tavolo, nato nella scorsa legislatura, è stato ricostituito immediatamente dopo le ultime elezioni politiche del 13 maggio scorso, e ha registrato l?adesione di più di 160 tra deputati e senatori appartenenti a tutte le forze politiche. Le premesse, insomma, lasciavano prevedere che anche in questa legislatura il Tavolo potesse essere occasione di utile confronto tra Parlamento e società civile e strumento per incidere più concretamente nella vicenda legislativa.
Il ruolo che esso ebbe nella passata legislatura fu, infatti, molto importante: il Tavolo raccoglieva suggerimenti e proposte avanzate dal Forum permanente del Terzo settore e dalle diverse realtà del mondo dell?associazionismo, del volontariato, della cooperazione sociale e di quella internazionale contribuendo all?affermazione, nel dibattito parlamentare, dei temi proposti dal Terzo settore facendoli fare propri in non poche occasioni, al governo e alla maggioranza dell?epoca (si pensi alla legge sull?associazionismo di promozione sociale, a quella sulle onlus, alla riforma dell?assistenza, a quella sulle fondazioni di origine bancaria e sulle diverse materie inerenti le politiche sociali, solo per citarne alcune). Chi scrive non stava ancora in Parlamento ma stava dall?altra parte della barricata, impegnato nella entusiasmante avventura della crescita del Forum permanente del Terzo settore come strumento di rappresentanza delle organizzazioni della società civile italiana. Ricordo bene, perciò, l?imbarazzo vero in cui mettevamo i parlamentari del partito in cui oggi sono stato eletto senatore (Ds). Insomma, fu un lavoro vero, serio, senza sconti e spesso con qualche scontro.

Un grande futuro alle spalle?
Il primo anno della nuova legislatura ha registrato, invece, un passo diverso: in occasione della Finanziaria 2002 nessuno degli emendamenti proposti dal Forum è stato accettato dal governo e i parlamentari dell?attuale maggioranza hanno rinunciato a sostenerli. Analogo atteggiamento si è riscontrato sulla normativa sull?immigrazione, così anche nel vero e proprio blitz operato da Tremonti sulle fondazioni bancarie e su molti altri provvedimenti all?esame del Parlamento. Un Parlamento che, così mi pare, non viene più vissuto come il luogo legislativo per eccellenza, e quindi impegnato nell?esaminare nel merito e migliorare i diversi provvedimenti, ma come sede di ratifica di normative predisposte dal governo e sostanzialmente immutabili. Non voglio qui per l?ennesima volta accodarmi alle polemiche riguardanti le deleghe o i decreti legge, voglio piuttosto appellarmi ai colleghi parlamentari, tutti, perché almeno sui temi della solidarietà e della sussidiarietà non vengano meno ai principî della loro rappresentanza e del loro lavoro. Principî, peraltro, che solo danno senso al nostro stare in Parlamento.
Bisogna che il Terzo settore sia consapevole di questa situazione e si predisponga a operare di conseguenza. Dall?incontro di Padova, dedicato a questo tema, sono emerse due proposte di estremo interesse, tese entrambe a sollecitare un nuovo impegno e una maggiore coerenza a tutti quei parlamentari che, liberamente e mi auguro consapevolmente, hanno scelto all?inizio di questa legislatura di far parte del Tavolo di confronto permanente sul Terzo settore.
La prima proposta riguarda il territorio, si gioca sul territorio. Il Forum nazionale, i Forum regionali e territoriali, tutte le realtà del Terzo settore, le organizzazioni locali, dovrebbero prendere contatto, collegio per collegio, con i parlamentari aderenti al Tavolo per un chiarimento e una sollecitazione sulle questioni principali oggi sul tappeto. Per citare solo un caso, l?esempio è dato dalla campagna a difesa della legge 185/90 che regola il commercio e le transazioni relative al mercato delle armi militari. Una campagna in cui la mobilitazione locale è riuscita a mandare segnali a un numero crescente di parlamentari e spesso a risvegliarne anche la coscienza.
La seconda proposta investe, invece, l?azione nazionale del Tavolo dei parlamentari e del Forum del Terzo settore. Perché non promuovere un osservatorio nazionale che sui provvedimenti fondamentali, segnalati di volta in volta dal Terzo settore e dalla società civile, tenga monitorati il comportamento e il voto, in commissione, in aula, in prima e seconda lettura, dei singoli parlamentari e dei gruppi e ne renda poi conto all?intero Terzo settore? Magari, in collaborazione proprio con Vita.

Ripartiamo da due
Mi rendo conto che entrambe le proposte hanno come premessa un dato: una ripresa di coscienza dei parlamentari e del loro lavoro quotidiano. Mi appello a tutti, ma in particolare ai colleghi eletti nei partiti del centrodestra. Vi chiedo un sussulto, vi chiedo di dar seguito ad una scelta libera e proclamata in apertura di legislatura. Insomma, per i parlamentari non può bastare appiccicarsi addosso l?etichetta ?amico del Terzo settore? per stare a posto con la coscienza a prescindere dalle scelte e dai comportamenti concreti e da una loro doverosa rendicontazione nei confronti di coloro di cui ci si dichiara amici.

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