Politica

Cari colleghi, che vergognoso silenzio

di Redazione

Un mondo di ipocriti, farisei, distratti, superficiali, ignoranti, ignavi, prudenti, egoisti, calcolatori, pigri, dormienti. Sono i miei colleghi giornalisti famosi. Le grandi penne del giornalismo italiano, quelle che si sono distinte in questi anni, guadagnando somme ingenti, ben al di sopra della media dei colleghi ordinari, per aver saputo lisciare il pelo all’opinione pubblica, individuando, con sagace e furbo moralismo perbenista, i responsabili del nostro malessere sociale ed economico. Hanno venduto migliaia di copie di libri, hanno riempito gli scaffali di bestseller, sono intervenuti nei talk show pubblici e privati, hanno aperto blog, hanno ricevuto premi e onorificenze, sono ascoltati e temuti, vezzeggiati e circondati di premure.
E ora tacciono, fanno finta di non sapere, di non aver capito. Peggio, sono conniventi. Tuonano dal loro pulpito di carta contro i “falsi invalidi”, abboccano come carpe all’amo dei “falsi numeri”, si occupano d’altro, si schierano a metà, sempre a metà, un colpo al cerchio (e neppure quello), un colpo alla botte (dipende dalla botte). Insomma, quando ci sarebbe bisogno di una bella testimonianza di professionismo, su carta, in tivù, sul web, spariscono, si eclissano, si negano. Vergogna. Lo dico senza timore. Sono sinceramente disgustato dalla pochezza del giornalismo italiano in tema di disabilità. In questi giorni Vita ha cercato, anche con il mio impegno personale, di documentare seriamente un caso palese di errore contenuto nella manovra del governo. L’innalzamento della percentuale di invalidità per ottenere l’assegno mensile di assistenza, dal 74 all’85%. Colpisce invalidi “veri”. È una vergogna, non serve a niente, non porta altro che spiccioli nelle casse dello Stato, non c’entra niente con la lotta sacrosanta al fenomeno dei falsi invalidi. E allora perché questo silenzio? Intanto a pagare sono le persone con disabilità e le loro famiglie. Vergogna.


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