Giovani
Cari adulti, nel tunnel del caos esistenziale provate a entrarci anche voi
Tra i 15 e i 25 anni spesso si vive in apnea, come se si stesse girando a vuoto. Tante le decisioni da prendere, i turning point, le emozioni e le pressioni da gestire. Un caos emotivo che Sercop, azienda speciale consortile creata dai nove comuni del Rhodense, ha trasformato in un'installazione immersiva diventata anche uno spettacolo teatrale. Per dire che il caos si può pure attraversare

C’è una stagione della vita umana, tra i 15 e 25 anni, in cui prevalgono dubbi e interrogativi: «Sto facendo la scelta giusta per la scuola?», «Mi iscrivo all’università o cerco un lavoro?», «Dovrei trovare un impiego stabile o prendermi un anno per scoprire cosa voglio fare nella vita?». In questa fase non mancano neanche le aspettative e le pressioni di genitori, famigliari, insegnanti e gruppo.
Quello che vivono i ragazzi in questa fase della vita si può descrivere come un Tunnel del caos esistenziale e non a caso è proprio questo il nome che i ragazzi hanno scelto per l’installazione realizzata all’interno della piattaforma progettuale delle politiche giovanili del territorio del Rhodense: YaW – Young at work. Un’esperienza immersiva che racconta quel senso di smarrimento che ti prende se le cose non vanno come previsto, se saltano i progetti attesi o si disattendono le aspettative esterne. In questa condizione si avverte un senso di confusione, si sente di girare a vuoto, si resta indietro o si resta fuori. Una fase, forse, inevitabile per la crescita che può essere anche una condizione generativa che consente di progettare la propria vita fuutura.

L’idea del Tunnel nasce dall’ascolto e dalla mappatura dei bisogni della popolazione giovanile, in particolare quella definita Neet – Not in education, employment or training, ossia quei giovani che non lavorano e non studiano. Un lavoro prezioso di raccolta dei dati portato avanti per oltre un anno da Sercop, azienda speciale consortile creata dai nove comuni del Rhodense, in co-progettazione con le cooperative sociali Serena, Stripes, La Fucina, A&I, Codici e l’associazione Barabba’s Clown.
Rhompi il ghiaccio, questo il nome del progetto finanziato da Anci e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche giovanili e del servizio civile universale che, come spiega Francesca Rossini, operatrice della cooperativa La Fucina, «ha previsto la realizzazione di una serie di interviste ai gestori di bar, centri sportivi, spazi musicali e altri luoghi informali frequentati dai ragazzi e dalle ragazze. Questa ricerca durata alcuni mesi ci ha permesso di scoprire molti luoghi del territorio dove è possibile incontrare i ragazzi e comprendere che, talvolta, chi gestisce questi luoghi non possiede le competenze per riconoscere se i ragazzi vivono un momento di potenziale disagio. In generale abbiamo incrociato un mondo adulto che fatica a leggere e significare la condizione di vita dei giovani che incontrano».
Il tunnel: metafora del caos esistenziale dei giovani
A seguito della mappatura e delle interviste, nel settembre 2024 è stato ideato il Tunnel del caos esistenziale, un gazebo di tre metri per sei completamente nero che consente di isolarsi dall’esterno e vivere un’esperienza immersiva grazie all’uso di cuffie che trasmettono tracce audio contenenti affermazioni e domande spesso “scomode e invadenti” provenienti dal mondo esterno (genitori, insegnanti, parenti, gruppo di pari) che frequentemente tende a sovrascrivere, con le proprie aspettative le esperienze di vita delle giovani generazioni.

Racconta Marco, uno dei ragazzi ventenni che ha vissuto l’esperienza immersiva: «all’interno del Tunnel ho sentito voci che avevo già sentito. L’esperienza del Caos esistenziale mi ha fatto tornare indietro ad esperienze che avevo rimosso dentro di me».
Negli scorsi mesi l’installazione è stata portata al Mast, Centro di aggregazione giovanile di Rho; alla Coop supermercati di Settimo Milanese; a Palazzo Granaio di Settimo Milanese; alla biblioteca di Arese e alla due giorni del Social innovation campus nello spazio Mind di Fondazione Triulza con il contributo di Fondazione Cariplo (Bando Neetwork). Complessivamente il tunnel è stato attraversato da oltre 250 giovani, tra i quali anche Giulia che racconta: «Mi sono ritrovata a rivivere sensazioni che conoscevo ascoltando l’audio nelle cuffie. Una situazione un po’ scomoda in cui in realtà mi ritrovo tutti i giorni».
Un’esperienza che fa capire ai ragazzi che attraversano il tunnel che non sono soli a sentirsi nel caos e che in fondo è normale: basta attraversarlo e lasciarselo alle spalle. «Un assedio di attese, di aspettative che ti interroga e che si sentono come pressione addosso», spiega Stefano Laffi, ricercatore della cooperativa Codici, «questa è la stagione del “caos esistenziale”. Da un lato un sacco di cose che devi decidere e sei molto incerto su cosa fare perché le opzioni sono tante e volte improvvisamente si restringono altre si riaprono. Dall’altro le voci, le pressioni, le aspettative di chi ti vuol bene. In questo caos spesso si fa strada il timore di fare la scelta sbagliata».
Da un lato un sacco di cose che devi decidere e sei molto incerto su cosa fare. Dall’altro le voci, le pressioni, le aspettative di chi ti vuole bene. In questo caos spesso si fa strada il timore di fare la scelta sbagliata
Stefano Laffi
Tunnel del caos esistenziale: da installazione a spazio teatrale
L’esperienza del Tunnel del caos esistenziale, è stata fatta anche da dieci giovani attori e attrici del Teatro dell’Armadillo che da questa esperienza hanno dato vita allo spettacolo teatrale “Caos – percorsi, incursioni e performance dal pianeta giovani” che andrà in scena il prossimo 29 marzo al teatro di Lucernate, in via Giulio Cesare 36 a Rho.
Lo spettacolo, racconta la regista Sabina Villa, «esplora delle condizioni emotive. Gli attori in modo inusuale, parlano di sé stessi. Quindi non è uno spettacolo che ha una narrazione. Non c’è una storia, ma l’esposizione di quadri emotivi che raccontano i punti di crisi che gli attori hanno vissuto vivendo l’esperienza del tunnel», conclude Villa. «Questa esperienza teatrale ha fatto un’operazione sociale, che attraverso dei catalizzatori e attraverso la condivisione continua stempera l’intensità di una ferita».
Nell’immagine di apertura un ragazza all’interno del Tunnel del caos esistenziale (Foto Sercop)
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