La cura delle persone

Caregiver: i gap da colmare e il ruolo delle aziende

Chi assiste una persona non autosufficiente incontra molte difficoltà. Cruciale è il ruolo delle aziende nel favorire il bilanciamento vita-lavoro dei lavoratori, anche caregiver. «Serve una nuova organizzazione, ragionare per obiettivi e dare flessibilità, tanto agli uomini quanto alle donne», dice Luisa Quarta, coordinatrice del Gruppo donne manager di Manageritalia

di Nicla Panciera

Il lavoro di assistenza e di cura a una persona non autosufficiente è, di per sé, molto estenuante dal punto di vista fisico e mentale. A questo, si aggiunga il fatto che costringe chi vi si dedica a grandi sforzi per conciliare questa attività alla propria vita personale e agli impegni professionali. Un difficile bilanciamento, il cosiddetto work life balance, che spesso è già piuttosto complicato per queste persone perché sono nella maggior parte dei casi delle donne. Secondo i dati Istat, infatti, il 75% dei caregiver familiari sono donne tra i 45 e i 64 anni. Della necessità ragionare in una prospettiva ampia e lungimirante di «cura e attenzione alle persone nel mondo del lavoro, tenendo nel giusto conto la parità di genere, i bisogni dei caregiver, e il diritto alla genitorialità senza impedimenti e limitazioni», si è parlato oggi 11 luglio in occasione della Giornata mondiale della Popolazione, nel corso dell’appuntamento Adnkronos Q&A ‘La cura delle persone. Work life balance per tutti, il tempo risorsa per genitori e caregiver‘, in programma a Palazzo dell’informazione. «Abbiamo voluto riflettere insieme su un tema di grande rilevanza: i genitori e i caregiver nel mondo del lavoro, un argomento che tocca la vita di milioni di persone» ha affermato Davide Desario, direttore di Adnkronos «E’ quanto mai necessario, sia nel pubblico che nel privato, che i datori di lavoro facciano di tutto per garantire la parità di genere (non solo salariale), garantire che genitori e caregiver abbiamo le stesse opportunità, conciliare lavoro e famiglia in modo equo ma anche un diritto  fondamentale come quello di decidere se, quando e quante volte avere figli. Tematiche a cui Adnkronos dà molta attenzione e spazio nelle proprie attività multicanale. E non intende abbassare la guardia».

Una nuova organizzazione del lavoro

Le politiche pubbliche devono fare la loro parte ma molto possono fare le aziende. «Per i caregiver deve esserci un supporto con politiche specifiche da parte dello Stato che supporti le loro attività all’interno della famiglia. Poi ci deve essere un’organizzazione del lavoro che all’interno di un sano work life balance permetta di lasciare tutto lo spazio che occorre per assistere le persone» ci spiega Luisa Quarta, coordinatrice del Gruppo donne manager di Manageritalia. «Per fare questo bisogna che il lavoro sia organizzato in modo sicuramente diverso da come è fatto oggi: bisogna gestire le persone per obiettivi e dare loro quella flessibilità che nel 99% dei casi è un vantaggio sia per il singolo che per le imprese e che permette alle persone di produrre meglio, di essere più produttive e di avere un benessere più alto e, alle Aziende, di essere più competitive. Il discorso vale sia per gli uomini che per le donne: così facendo permettiamo che i carichi familiari siano distribuiti tra uomo e donna all’interno della famiglia secondo le particolarità le caratteristiche e le volontà delle famiglie e dei nuclei famigliari lasciando liberi gli individui di scegliere come gestire queste incombenze».

Welfare aziendale e bilanciamento vita-lavoro

La necessità di garantire alle persone un giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata è emersa con chiarezza anche nella recente rilevazione realizzata da Adnkronos sulle sfide che genitori e caregiver affrontano nel mondo del lavoro. L’indagine è stata svolta su un’audience di 1900 utenti dei propri canali web e social, in un periodo compreso tra il 14 giugno e l’8 luglio 2024. Alla domanda sul grado di soddisfazione del proprio work life balance, il 66% ha risposto in modo negativo e, di converso, nella stessa percentuale, gli utenti hanno affermato l’importanza di questo, unitamente al welfare aziendale, nella scelta del luogo in cui lavorare, anche rispetto alle valutazioni su carriera, stipendio e formazione. Tuttavia, il dato generale che emerge dalla rilevazione, è la convinzione (80%) che il welfare pubblico e accessibile a tutti sia di gran lunga auspicabile rispetto al welfare privato.  
Una recente indagine di Manageritalia, condotta con la collaborazione tecnica di Ipsos, su un campione di 547 manager italiani (58% uomini e 41% donne), evidenzia come nel mondo del lavoro italiano cresca la consapevolezza di un bilanciamento tra genitorialità e carriera per entrambi i genitori. Il 78% dei manager coinvolti considera la parità di genere un problema reale. Riguardo al congedo di paternità, il 61% degli uomini lo vorrebbe obbligatorio; la percentuale sale all’85% tra gli under 45, superiore anche all’83% indicato dalle donne. I principali ostacoli sul posto di lavoro sono considerati in maniera diversa tra uomini e donne: i primi indicano la loro maggiore flessibilità per spostamenti e orari (51% contro il 34% delle donne) e le maggiori assenze delle donne perché impegnate con figli e anziani (46% contro il 36%), la tendenza a favorire carriere maschili (45% contro il 39%), e la valorizzazione maggiormente attribuita agli uomini (43% contro il 41%). Ma le donne indicano al primo posto il pregiudizio sociale che vede gli uomini come più adatti a ricoprire ruoli di alto livello (46% contro il 36% degli uomini).

Ripensare anche il welfare

L’inverno demografico e l’aumento della sopravvivenza, all’origine del costante aumento della popolazione più anziana e del calare dei giovami, con l’assottigliarsi progressivo della fascia in età da lavoro, sulla quale pesa il mantenimento dell’intera popolazione. Ciò impone di ripensare i sistemi di welfare. «L’Inps è in salute, come conti e come bilancio. Non deve essere motivo di preoccupazione» ha rassicurato Gabriele Fava, presidente Inps, dichiarando che l’Istituto intende mettere in atto un progetto dinamico di educazione previdenziale e fiscale rivolta in particolare ai giovani e, al contempo, di «andare verso una nuova Inps, un welfare generativo, che risponda alle esigenze sempre più diversificate di lavoratori, famiglie, anziani, caregiver, persone con fragilità, e che garantisca servizi utili, efficaci, efficienti e facili che accompagnino l’individuo nel suo corso di vita, al cambiare dei suoi bisogni».

Foto di Bonnie Kittle su Unsplash

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