Famiglia

«Care ong, il coordinamento non è un optional»

J’accuse di Johan Schaar, esperto della Croce rossa internazionale

di Pablo Trincia

Un anno dopo la tragedia del 26 dicembre 2004, è tempo di bilanci: come valutare l?efficacia dell?intervento umanitario post tsunami? Vita lo ha chiesto a Johan Schaar, delegato speciale per l?operazione Tsunami della Federazione internazionale della Croce rossa, curatore di uno specifico rapporto che ha evidenziato alcune anomalie, proponendo un metodo per evitarle in futuro.

Vita: Dove hanno sbagliato gli umanitari?
Johan Schaar: Le organizzazioni internazionali hanno commesso alcuni evidenti errori di valutazione che, in determinate zone, hanno lasciato falle e creato situazioni anomale. Troppo spesso, per esempio, si è preferito rimpiazzare le perdite fisiche, senza prevedere gli effetti sulle economie locali.

Vita: Che cosa intende? Ci può fare qualche esempio?
Schaar: Vede, lo tsunami del 26 dicembre ha scatenato una corsa agli aiuti in alcuni casi frenetica e completamente disorganizzata, perché non ha tenuto conto dei bisogni della popolazione colpita. Un caso emblematico è quello di alcune comunità di pescatori in Sri Lanka e a Banda Aceh. Le loro barche, e quindi le loro uniche fonti di sussistenza, sono state distrutte o spazzate via. Ma dopo lo tsunami se ne sono ritrovate addirittura più di prima. Sono state assegnate barche persino a famiglie di città e delle zone dell?interno, che invece avevano altri bisogni. È un evidente spreco. Quei soldi potevano essere investiti per risollevare altre piccole attività commerciali andate perdute.

Vita: Come se lo spiega?
Schaar: Vedendo migliaia di villaggi spazzati si è detto: «Adesso, rimpiazziamo tutto quello che è andato perduto». E ognuno ha fatto come credeva: di fatto è mancato il coordinamento tra gli enti donatori.

Vita: Ci sono anche casi opposti in cui un paese ha ricevuto complessivamente meno aiuti del necessario?
Schaar: Sì, per esempio le Isole Maldive. Oggi l?economia di quel paese, che dipende quasi interamente dal turismo, è in ginocchio. Prima il Pil cresceva del 4-5% annuo. Ora il tasso si aggira intorno al meno 3%.

Vita: Nessun aspetto positivo quindi?
Schaar: La comunità internazionale è stata generosissima e, sebbene questa generosità sia stata in certi casi gestita male, ciò non va affatto sottovalutato.

Vita: Che cosa suggerisce alle ong per gestire meglio questa generosità?
Schaar: Chiederei loro di fare riferimento a un?istituzione come l?Ocha, l?Ufficio per la coordinazione degli Affari umanitari delle Nazioni Unite. Certo, nessuno può obbligarle a farlo, ma quando avvengono catastrofi umanitarie di questa portata scendono in campo troppe organizzazioni prive di esperienza che rischiano di fare più danni che altro.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.