Non profit

Care cooperative, usciamo dal guscio

Paola Menetti rilancia "il cantiere"

di Luca Zanfei

«La nostra identità non deve diventare un fattore di conservazione. È piuttosto una forza ad aprirsi». La presidente di Legacoopsociali riprende con forza il filo del discorso. Basta con il mito del “piccolo è bello”. Le esigue dimensioni sono «un freno allo sviluppo» A chi interessa l’impresa sociale? Finora a pochi. Forse solo a Iris Network che al tema ha dedicato innumerevoli workshop, seminari e ricerche. Molto poco alla cooperazione, spesso in silenzio, quasi che parlarne rischiasse di valorizzare una legge della quale non era del tutto convinta. E allora tocca a Paola Menetti riprendere il filo del discorso: «È il momento di promuovere un modo diverso di affrontare il dibattito, cercando di non fermarci ai soli profili tecnici, ma anzi riflettendo seriamente sul se e il come si andrà strutturando il settore», spiega la presidente di Legacoopsociali. «Un tema che ci riguarda direttamente e non possiamo rimanere solo spettatori, anzi è nostra responsabilità volerne essere protagonisti, perché si parla anche del nostro futuro». D’altronde è proprio sul tema del futuro che la presidente di Legacoopsociali ha impostato il nuovo corso dell’associazione. Già durante il congresso nazionale di ottobre aveva sconfessato il mito del “piccolo è bello”, definendo le esigue dimensioni delle cooperative come «un freno allo sviluppo». Oggi affonda il colpo. «La nostra identità di cooperative sociali non è il guscio protettivo nel quale chiudersi», spiega. «È piuttosto la forza per aprirsi ad un confronto più ampio, riconoscendo i tratti della nostra concreta esperienza di impresa sociale. In tal senso il “sociale” non si riferisce solo all’essere senza fine di lucro – quindi al perché e al “cosa si fa” – ma riguarda il “come lo fa” e dunque il carattere democratico e partecipativo della sua governance, il coinvolgimento dei portatori di interesse, la capacità di costruire legami sociali e fare comunità».
Intanto qualcuno si butta: SocialJob racconta la nascita di un’impresa sociale in Valle Camonica. È nata da quattro realtà che collaboravano da tempo nel campo dell’assistenza agli anziani. Insieme ora gestiranno una Rsa di 43 posti letto in regime di accreditamento. Spiega Giuseppe Lanzini, presidente di una delle quattro realtà che si sono messe nell’impresa:«Potevamo scegliere molte forme di collaborazione, dal consorzio ai protocolli di intesa, ma forse solo l’impresa sociale ci permetteva di mettere in relazione le diverse anime e di sperimentare forme di integrazione socio-sanitaria sul territorio».

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