Cultura

Cardinal Tettamanzi: lezione sulla solidariet

Discorso alla Città del cardinale Dionigi Tettamanzi per S. Ambrogio 2004. Riscoprire la solidarietà come "reciproco riconoscersi"

di Redazione

Il Cardinale Arcivescovo ritorna al consueto appuntamento con la città e con i suoi amministratori.
Il Discorso di questa celebrazione vigiliare di Sant?Ambrogio, in continuità con i precedenti, dal titolo ?Il volto amico e solidale della Città?, si articola fondamentalmente nelle seguenti parti:
– il volto che oggi caratterizza la Città, spesso malata di solitudine, di isolamento e di anonimato;
– i tratti e le esigenze proprie della solidarietà, quale essenziale virtù civile, che fonda la convivenza e garantisce l?esistenza e il bene della Città;
– alcuni problemi particolari che attraversano la vita della nostra città e che mettono in risalto il bisogno che essa ha di un ?supplemento di solidarietà?;
– invocazione al Signore del dono di una Milano che, fedele alla sua tradizione, diventi sempre di più una città amica e solidale con tutti.

In quest?ultimo Discorso, l?Arcivescovo si fa carico dell?anonimato e delle ?distrazioni? prevalenti della Città e si chiede che cosa significhi dare oggi una risposta in termini di solidarietà.
Ne viene una riflessione imperniata sul valore civile della solidarietà. Non una solidarietà intesa esclusivamente come impegno individuale nell?andare verso chi ha bisogno, cosa meritoria ma non sufficiente.
La solidarietà è invece, nella visione dell?Arcivescovo, “un reciproco riconoscersi” e “su questo riconoscimento si radica l?impegno a mantenere saldo il vincolo che ci unisce. È la relazione, il legame sociale, ciò che tiene insieme la società. La saldezza di tale legame, la sua solidità appunto, è la fonte della solidarietà”.
Si tratta della solidarietà in chiave civile, costitutiva del vivere sociale, pilastro fondamentale della vita civile, che deve sconfiggere prima di tutto l?anonimato, vera piaga del nostro tempo.
La novità della riflessione sta nell?aver spostato l?attenzione da comportamenti solidaristici nei confronti del debole ad una visione più ampia di ciò che i legami di solidarietà presuppongono per la vita civile nel suo complesso.
Come sempre, sant?Ambrogio offre lo spunto per una serie di considerazioni sulla Città, cioè su di noi, su alcune questioni ?calde? del nostro tempo, in particolare il drammatico problema della casa e dell?impoverimento di ampie fasce della popolazione.
L?Arcivescovo chiede nuovi progetti e nuovi incontri per il bene della Città, sia per rispondere alla domanda di ?sostenibilità?, sia per trovare risoluzioni al tema della casa e più in generale a quello dei redditi.
Non siamo di fronte a richieste ?impossibili?, ma fatte per il bene della persona, perché, ancora una volta, ci viene ricordata in modo pressante la centralità della persona umana, vero punto unificatore di tutta la riflessione.

I PUNTI PRINCIPALI DEL DISCORSO

ALLA SCUOLA DI AMBROGIO:
“CRESCA FRA NOI L?ARMONIA DEL RAPPORTO SOCIALE”

La solidarietà, intesa come il vincolo che unisce tutti coloro che appartengono ad una società, vincolo rivolto al bene e, perciò, costitutivo della vita civile, legame inscindibile per una grande città che non voglia divenire un semplice e casuale agglomerato urbano.
Giustizia e solidarietà. ?Giustizia?, nell?accezione di sant?Ambrogio, indica un percorso a riguardo della solidarietà, quasi ne fosse la cifra e la chiave applicativa: la solidarietà è un fatto di giustizia, un?opera, un?applicazione della giustizia.
Per farne che? “Affinché cresca fra noi l?armonia del rapporto sociale”, risponde il vescovo Ambrogio. Si tratta di un?armonia che è grazia, gratitudine, gratuità; è un?armonia, un ?ben-essere?, non inteso solo economicamente, che costituisce l?obiettivo fondamentale della vita di una Città.
Nessun bene va risparmiato o nascosto per conseguire questo obiettivo.
Qualche indicazione sullo stile del dare: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati” (Matteo 6, 1-3).
Lo stile indicato è per tutti, credenti e non credenti. Ed è uno stile quanto mai necessario oggi, perché, se una cosa manca al nostro concitato momento storico, spesso è proprio l?umiltà del gesto, il nascondimento, una sobrietà di sé rispetto alla continua e provocatoria esibizione dei sentimenti e del corpo, delle emozioni e delle azioni.
Questi atteggiamenti non sono in contrasto con la necessità di stabilire relazioni, di mostrare all?altro un volto amico. Dobbiamo dunque ?entrare in relazione? con l?altro; capire che la “societatis gratia” (“l?armonia del rapporto sociale”) dipende dalla nostra capacità di uscire da noi stessi e di stringere relazioni vere, forti, segnate dalla fedeltà.
L?anonimato ci ferisce ogni giorno. È, dentro il cuore di ciascuno, una piaga inguaribile, nascosta e dolorosissima. La solidarietà come vincolo che unisce, oggi, deve ripartire dalla domanda profonda, che viene dai milioni di anonimi, di ?essere qualcuno? per gli altri.
Il nostro tempo continua ad essere malato di solitudine, di isolamento, di anonimato. E la solidarietà chiede di trovare il rimedio, perché la nostra città non diventi una città fantasma.

I – UN TEMPO MALATO DI SOLITUDINE E DI ANONIMATO
Come sono le nostre città? Com?è la nostra città? Segue una puntuale analisi.
La vita della Città è fondamentalmente ?relazione?. È fondamentalmente legame sociale. È comunità civile. È vivere insieme. È accettare delle regole comuni. È ?sapere? che ci sono gli altri.
Sono un cittadino se accetto tutto questo e se riconosco l?altro, cittadino a sua volta. È un reciproco riconoscersi e su questo riconoscimento si radica l?impegno a mantenere saldo il vincolo che ci unisce.
È la relazione, il legame sociale, ciò che tiene insieme la società. La saldezza di tale legame, la sua solidità appunto, è la fonte della solidarietà.

Uscire dall?anonimato che annichilisce l?uomo

Ciascuno di noi è fatto per stare con l?altro, per aiutarlo e per riceverne aiuto. È fatto per avere attenzione e per darla; per amare e per essere amato; per dar vita a progetti nuovi con gli altri. È fatto per il dialogo e per il colloquio, per la comunicazione; per ?non essere solo? e per non lasciare solo chi è come lui, cioè tutti gli altri.
Non bisogna temere la relazione. Non bisogna temere di essere ?riconosciuti? tra la folla. Riconosciuti non perché siamo famosi ? non è questione di fama e di gloria ?, bensì perché ciascuno ha un?identità.

II ? VALORI E ISTANZE DELLA SOLIDARIETÀ

Importante recuperare il senso civile della solidarietà, troppo spesso pensata esclusivamente come un dovere di soccorrere chi ha meno oppure, secondo accezioni correnti, come il surrogato laico della carità, intesa per altro restrittivamente nella sua accezione tradizionale di elemosina e non come atteggiamento del cuore.
La solidarietà è quel vincolo che unisce tutti i cittadini tra loro, che li sorregge nell?impegno civile, che li toglie dal desiderio di essere anonimi in mezzo alla folla.
La solidarietà è un orientamento del cuore; un ?habitus? mentale, una virtù che ispira e norma i comportamenti del cittadino.
Il senso civico è un?altra faccia dell?accettazione del vincolo solidale che unisce i cittadini.
Sarebbe utile tornare ad una riflessione sulle virtù civili necessarie per l?oggi e ad una conseguente pedagogia.
Bisogna coltivare la solidarietà nella cultura di un popolo.
La solidarietà appartiene, ad onta di tutto, nonostante guerre, massacri, eccidi, alla storia dell?uomo, alla sua cultura. Ne è, anzi, l?aspetto migliore. L?aspetto che ha consentito il progresso dell?umanità.
Nei secoli della diffusione del Vangelo e della cristianità, la solidarietà ha avuto una sua rilettura e un suo completamento. È stata arricchita dal senso della carità e della speranza cristiane. Provocata dalla logica della gratuità, propria della visione cristiana, e con questa continuamente confrontata, la solidarietà è stata riscattata dall?essere, in qualche modo, semplice oggetto di scambio.
La solidarietà rappresenta una questione sociale di tale ampiezza e importanza, che le istituzioni non possono che assumerla e rifletterla.
Non è un caso che la nostra Costituzione sia fondamentalmente solidaristica. La solidarietà è così anche un modo per rispettare la nostra Costituzione, il suo spirito profondo, la sua forza, la sua ispirazione, quasi il suo ?desiderio? di essere per tutti patto amato e condiviso.

Solidarietà è ristabilire le eguaglianze: il dovere di chi governa
Una particolare responsabilità per assicurare il vincolo solidaristico in seno alla società è propria di chi governa la Città. Chi ha una responsabilità istituzionale deve rendere possibile l?estrinsecarsi di questo vincolo nella vita cittadina, a tutti i livelli, in tutti i campi, nelle situazioni più diverse.
La solidarietà è una virtù civile non tanto nel senso che essa fa sì che il più forte aiuti il più debole, quanto nel senso che rende possibile a tutti la convivenza civile. Non esiste convivenza civile se non è solidale!
Si devono anche fare scelte concrete che esprimano questo valore e la sua centralità sociale e civile.
La solidarietà deve diventare la fisionomia della Città, il suo volto più caratteristico, il suo ?orientamento del cuore?, perché anche una città come Milano ha ?un volto e un cuore?.
La solidarietà è il presupposto e l?anima della democrazia, che è partecipazione, capacità per tutti di fare scelte e di prendere parte, in forme diverse, alla vita sociale.

Solidarietà e sviluppo integrale della persona

Non c?è sviluppo pieno della persona e della sua dignità al di fuori di una dimensione solidaristica.
Dire che la persona è al centro della solidarietà significa riconoscere che l?altro è sempre una persona concreta, non virtuale o immaginata, non il protagonista di un film, che vive per finta, che muore per finta, che piange per finta, che gioisce per finta, che ama per finta.
Dire che la persona è al centro significa tirarla fuori dall?anonimato, significa restituirle ?identità?; significa capire che i suoi bisogni e le sue necessità non possono essere mercificati, che tutto non finisce con la concessione di una pensione di invalidità o con un ?voucher?, perché nella vita, che è molto di più di un film o di un ?reality show?.
Così anche chi amministra la Città, che magari lotta per avere più risorse economiche per risolvere le questioni sociali più scottanti, deve sapere che non è solo ?pagando? il costo di ciò che serve per risolvere un problema che la persona sarà al centro e che la sua dignità sarà rispettata.
Non basta monetizzare un bisogno per risolverlo. Seguono esempi concreti: i grandi anziani e le loro famiglie, i malati di depressione e le difficoltà di accesso ai servizi.
Una Città accogliente e solidale ?semplifica? la vita a chi è in difficoltà.
La dignità della persona è un debito per la Città e per la civiltà nel suo insieme.

Favorire l?incontro fraterno e l?aiuto vicendevole

La Città è chiamata a favorire l?incontro fraterno e l?aiuto vicendevole. È proprio questo il nocciolo della solidarietà.
Quando non si affrontano o si sottovalutano i ?difficili problemi? posti dall?urbanesimo, si spalancano le porte a un individualismo inaccettabile, che mina alla radice ogni forma di solidarietà.
Non c?è, però, solo l?individualismo dei singoli. C?è, e non meno funesto, un individualismo di gruppo. Possiamo trovarci di fronte a gruppi e a categorie di individui, associati tra loro per il peggio: interessi non leciti o interessi che diventano illeciti quando il potere del gruppo è usato per schiacciare gli altri, quando la legge del gruppo diventa fonte di ingiustizia ed è però inappellabile. Questo uccide la solidarietà come valore civile ed umano.

III – ALCUNI PROBLEMI EMERGENTI

Milano, una ?città con il cuore in mano?:
Urge reinventare la tradizione solidaristica ambrosiana, se vogliamo essere all?altezza del detto popolare che ci contraddistingue, secondo cui ?Milan la gh?à il coer in man!?.
Spesso abbiamo in mente che fare progetti significa fare nuove costruzioni, imponenti e significative. Ma bastano i muri a rendere sostenibile la vita delle migliaia e migliaia di cittadini milanesi di nuova e antica adozione? Dove sta la sostenibilità della vita? Dove sta la sostenibilità dello sviluppo e del progresso nel suo insieme? Quale progetto complessivo per Milano e per la sostenibilità della vita ? si capisce non solo sostenibilità economica! ? a Milano, oggi e negli anni che verranno? C?è l?idea di una direzione di marcia?
È giunto il tempo che le forze culturali, sociali, economiche, politiche, finanziarie di questa nostra città si incontrino per una riflessione seria e per un grande progetto che riguardi la ?sostenibilità del vivere? per tutti.
Una sostenibilità fatta non solo di muri, ma anche di idee, di cultura, di possibilità soprattutto per i giovani, di sicurezza, di serenità per l?avvenire dei singoli e delle famiglie.

Qualche ?distrazione?

La Città rischia di sembrare ogni tanto un po? ?distratta?. La ?distrazione? mette in crisi la solidarietà, quando addirittura non la nega e impedisce del tutto. Ne sono esempio la questione della non frequenza scolastica di migliaia di bambini stranieri e la questione dei giovani uccisi dalle sedicenti sette sataniche.
Perché non ce ne ?siamo accorti?? Vivevamo forse altrove? O abbiamo distolto lo sguardo? Volevamo essere tolleranti? Ma è vera tolleranza quella che rende indifferenti e non esprime attenzione e stima per l?altro?
Nel secondo caso citato, verrebbe da dire che il diavolo si fa strada anche per la nostra imperdonabile ?distrazione?! E se invece che del diavolo ? vero o presunto che sia ? si trattasse di stupidità autodistruttiva e omicida, sarebbe lo stesso.
Le cose sono accadute anche per la nostra ?distrazione? personale e collettiva. La stupidità non si afferma mai per la sua forza intrinseca o per l?evidenza dei ragionamenti, ma solo perché ogni tanto gli ?intelligenti? si annoiano e fanno altro. Gli ?intelligenti? dovrebbero ogni tanto recitare pure un ?mea culpa? per la loro accidia, il loro tedio, la loro mancanza di assunzione di responsabilità civile.

La questione della casa e il diritto di ?abitare la Terra?

Oggi trovare casa è un?impresa, una difficoltà senza pari: i costi sono saliti alle stelle. L?Arcivescovo porta una serie di esempi.
La casa è un miraggio o un costo insostenibile. In ogni caso, non riesce più ad essere nemmeno un sogno. Per molti è, piuttosto, un incubo. E così accade che, anche per tutta un?altra serie di ragioni che si aggiungono alla ?questione della casa?, quella che era definita ?classe media? si trovi oggi pericolosamente vicina alla soglia di povertà.
È difficile immaginare un progetto che dia risposte consistenti sul problema della casa? L?Arcivescovo è certo, dando voce a molti e al sentire comune della gente e di ogni persona responsabile, che sia urgente e necessario.
Più in generale, sulla questione dei redditi e della grave perdita di potere d?acquisto degli stessi, è difficile immaginare un tavolo che ? riunendo le forze economiche, commerciali e politiche di Milano ? si interroghi seriamente su come rendere possibile la vita in città?
Dare vita a questi ?tavoli? per studiare e cominciare a mettere in atto un ?progetto? di vasti orizzonti sarebbe un modo per Milano di riappropriarsi della sua tipicità e della sua tradizione. Sarebbe un rinnovare quell?affermazione secondo cui ?Milano ha il cuore in mano!?.

INVOCHIAMO DAL SIGNORE UN ?SUPPLEMENTO DI SOLIDARIETÀ?

Urge un ?supplemento di solidarietà?.
Per il rilancio della solidarietà, occorrono una rinnovata azione culturale e un forte impegno di educazione della coscienza, che non possono avere altro punto di partenza che la riscoperta della vera e autentica concezione della persona umana.
Il discorso si conclude con una preghiera dell?Arcivescovo per avere sostegno nel cammino delineato.

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