Cultura

Card. Tettamanzi, la pace va fatta non solo gridata

A sostenerlo davanti a 3mila rappresentati delle parrocchie milanesi è stato l'arcivescovo di Milano, Card. Dionigi Tettamanzi, al convegno ''Pacem in terris.

di Paolo Manzo

”Non ci si deve limitare a parlare di pace, ma ci si impegni a fare opere di pace perche’ la pace non puo’ essere solo proclamata o gridata: va fatta”. A sostenerlo di fronte a tremila rappresentati delle parrocchie milanesi e’ stato l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, nel corso di un convegno ”Pacem in terris. La posizione della Chiesa sulla pace”, al quale ha preso parte anche monsignor Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace e gia’ rappresentante della Santa Sede alle Nazioni Unite. Secondo Tettamanzi ”per fare la pace vanno messe in atto adeguate opere anche a livello sociale, istituzionale, dentro i singoli Stati e a livello internazionale”. Dopo aver letto i passi di una intervista rilaciata dall’ex arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, all’Osservatore Romano, e durante la quale e’ stato ricordato che la pace ”ha un costo e cio’ significa pagare un prezzo perche’ non basta invocare la pace ma bisogna essere disposti a sacrificare anche qualche cosa di proprio”, Tettamanzi ha invitato i cattolici a ricoprire il ruolo di ‘sentinelle della pace’ cosi’ come suggerito dallo stesso Papa.

Dopo aver lanciato un appello al mondo cattolico a ricominciare un cammino di pace, l’arcivescovo Tettamanzi ha ricordato che essere sentinelle della pace deve essere un distintivo ”che ci deve caratterizzare perche’ questo e’ l’impengo che ci si e’ chiesto di assumere”. ”E’ questa la responsabilita’ che ci viene affidata e di cui dobbiamo rendere conto ed e’ questo -ha proseguito- il contributo che ciascuno di noi puo’ offrire alla causa della pace, animato dalla speranza che la pace dipende anche da noi e non solo dai responsabili dei popoli e delle nazioni”. ”Vigilare quindi, come dice anche il Santo Padre, affinche’ le coscienze non cedano alla tentazione dell’egoismo, della menzogna e della violenza”. Rifacendosi quindi all’enciclica di Papa Giovanni XXIII ‘Pacem in terris’, Tettamanzi ha invitato ad ascoltare la voce della coscienza, ”premessa e garanzia per edificare una pace giusta e duratura”. ”Di conseguenza -ha sottolineato- se vogliamo essere sentinelle della pace dobbiamo ascoltare e seguire la voce della coscienza perche’ il si’ alla pace da parte di una coscienza rettamente formata ed educata e’ il si’ ad una pace vera”.

Nel corso del suo intervento l’arcivescovo di Milano, card. Tettamanzi, ha insistito sul ruolo che la coscienza di ognuno di noi puo’ ricoprire nel tentativo di trovare una pace internazionale perche’, ha sottolineato, ”e’ la stessa coscienza a dirci che la pace non e’ solo assenza di guerra, non e’ pacifismo, non e’ prepotenza passata in giudicato e non e’ un ordine esteriore fondato sulla violenza o sulla paura”. ”Non e’ neppure repressione e ignavia, o equilibrio superficiali tra interessi materiali ed economici divergenti. La pace -secondo l’arcivescovo di Milano- e’ piuttosto desiderio universale di tutti i popoli ed esigenza fondamentale, radicata nel cuore di ogni uomo”.

”Se pero’ vogliamo esser autentiche sentinelle della pace -ha proseguito Tettamanzi- e’ necessario che questo fondamentale ‘si’ alla pace’ si concretizzi in un si’ alle condizioni della pace che sono molteplici”. Tra queste condizioni, il cardinale ha elencato il rispetto per la verita’, la garanzia di una giustizia, il vivere l’amore assicurando la liberta’, l’esser disponibile al perdono e alla riconciliazione, la volotna’ di coltivare il dialogo. Ma, sopratuttto, ”realizzare un disarmo comune e generale e sostenere gli organismi internazionali, ad iniziare dall’Onu, rafforzandone l’autorevolezza, la rappresentativita’ e la democraticita’. Occorre, inoltre -ha proseguito- dire dei no categorici a tutto cio’ che nega la pace o la incrina o la rende impossibile ”.

Sentinelle della pace, sempre secondo Tettamanzi, significa anche ”dire no ad ogni attentato alla dignita’ di ogni essere umano, non all’egoismo, all’ingiustizia, al terrorismo, ai regimi e alle dittature, alla violenza”. E soprattutto, ”no alla guerra se non come estrema possibilita’ e nel rispetto di ”ben rigorose condizioni”, cosi’ come ha sostenuto anche il Pontefice. ”No inoltre all”uso preventivo della forza militare”. In ogni caso, ha proseguito Tettamanzi ”e’ urgente evitare ogni emotivita’ o, peggio ancora, ogni irrazionalita’ nell’affrontare i diversi problemi che si presentano all’orizzonte della storia ”. ”Essere sentinelle della pace inoltre -ha ancora ribadito Tettamanzi- comporta anche il non lasciarsi ingabbiare da discussioni culturali piu’ o meno pretestuose sulla fedelta’ all’Occidente e sul rapporto tra quest’ultimo, il cristianesimo e la Chiesa”.

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